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A Palermo c'è una chiesa (quasi) invisibile: dove avvenne il miracolo "del canuzzo"

Da questo fatto per riconoscenza fu innalzata una piccola cappella dove poi sorse la chiesa e per questo episodio fu intitolata al Bambino Gesù. Ecco le sua storia

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 5 marzo 2024

Il campanile della Chiesa Jesus Parvulo (foto Facebook)

C'era una volta un autobus di linea n°139, meglio noto per i suoi frequenti fruitori come "u centutrentanovi" e per quelli meno abituali "a centutrentanovi".

Il percorso di quest'autovettura, oramai abolita, era semplice e molto utile. Andava da piazza Giulio Cesare (Stazione Centrale), dove aveva il capolinea, sino a Vergine Maria, ultima fermata prima di fare dietrofront proprio dove si trova il belvedere della borgata.

Era una linea essenziale, ma da diversi anni ormai il Comune di Palermo ha deciso di sopprimerla, certo per le sue ragioni.

Tuttavia, non si può fare a meno di notare che invece di migliorare i collegamenti tra il centro e le periferie, il Comune pensi sempre di più ad allontanare queste ultime, quasi fossero una zavorra, tranne che in sede elettorale ovviamente. In quel periodo le periferie sono "il futuro". Diceva mio nonno: "Vuol diri nienti".

Io ero un assiduo fruitore del 139, in primis per motivi scolastici e poi perché come vi dicevo con un solo autobus si poteva arrivare direttamente in Centro dalle Falde di Monte Pellegrino, mentre oggi, se ti va bene, se ne devono prendere almeno due.
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Per tre anni ogni mattina da Vergine Maria ho preso il 139. Da Vergine Maria sino ad arrivare in Via Monte Pellegrino ci si impiegava al massimo 10-15 minuti. Ma quando ti andava storto, e capitava spesso, proprio in via Monte Pellegrino iniziava il traffico per via del mercato ortofrutticolo.

Lascio da parte le tipologie di insulti che gli utenti ad un certo punto, rigorosamente accanto al conducente, sebbene la regola ci intimi di non disturbarlo, lanciavano a chicchessia a causa del traffico. Alcuni, prevedendo il traffico di via Monte Pellegrino, se li studiavano prima di arrivare, così, per non sembrare impreparati.

Tutte le mattine, vi dicevo, per tre anni almeno l'autobus camminava a passo d'uomo in questo infinito tratto di strada che va dalla Fiera del Mediterraneo sino al cavalcavia di via dei Cantieri.

Proprio verso la fine di questo tratto, affacciato al finestrino, gli occhi, che fino ad un attimo prima vagavano nel vuoto, alla vista di un inusuale edificio ecclesiastico sottomesso rispetto alla strada e sommerso da arbusti e sterpaglie, si fissavano contro una visione spettrale e decadente.

E nel frastuono dei clacson e dei roboanti motori, a poco a poco, dopo averla fissata per diversi minuti, il traffico diventava scorrevole e quella chiesetta spariva dalla vista e dal momentaneo interesse, per ritornare ad incuriosirmi, traffico permettendo, l'indomani.

In quegli anni non avevo alcuna dimestichezza con la storia della città, così per molto tempo non ne seppi alcuna informazione.

Oggi, che leggere la storia patria è un piacere e una passione, posso dire aver colmato la mia curiosità e spero di fare altrettanto con voi alla fine di questo articolo.

Dunque, la chiesetta in questione si chiama chiesa di Jesu Parvulo, detta anche di Gesù bambino e volgarmente conosciuta come chiesa del "canuzzo".

È rinchiusa nel perimetro del mercato ortofrutticolo di via Monte Pellegrino. Sottomessa rispetto alla strada la si può vedere ancora perché il suo piccolo campanile svetta ben oltre il cancello dietro il quale è chiusa e oltre le sterpaglie che l'attanagliano.

Dalla strada, sporgendosi un po', si può notare anche il vecchio ingresso ove sta inciso "Jesu Parvulo" e sul cornicione poco sotto il frontone in numero romano l'anno in cui venne ampliata MDCCCXCV (1895).

Il suo tetto è crollato ma fra i detriti e le immondizie varie, si intravedono ancora le parti finali e i capitelli delle colonne della navata che resistono al tempo e all'incuria.

La primigenia cappelletta sorgeva in un terreno «che conteneva orti giardini e ville e che faceva parte della zona pedemontana di Monte Pellegrino: nella sua orografia, tutt'ora è leggibile l'andamento del pendio che lentamente raggiunge la città. L'area è attraversata, in direzione ovest-est, dal canale di Rigano».

Oggi quest'area è racchiusa tra le vie Sampolo e Monte Pellegrino, le due vie che collegavano il "piano dell'Ucciardone" alla zona pedemontana di Monte Pellegrino.

Nelle mappe antiche il luogo in questione veniva indicato col nome di "Campo di Marte" o semplicemente "Campo", poiché in questa parte della città s'accampò il generale cartaginese Asdrubale che battagliò contro i Romani nelle famose guerre puniche.

Il "Campo" fu sempre scenario di battaglie, un'altra se ne registrò nel 1720 tra Spagnuoli e Alemanni e poi fu utilizzato per esercitazioni militari. Nel XIX secolo di una parte di esso ne diviene possessore il principe di Sciara.

Dopo i bombardamenti del 1943 vi si inserì anche la stazione dei treni e dagli anni '50 del Novecento vi fu impiantato il mercato ortofrutticolo all'ingrosso, "U scaru", trasferitosi in via Monte Pellegrino dal quartiere della Zisa dove si trovava. In previsione dei mondiali degli anni Novanta, infine, fu ripensata la via Monte Pellegrino secondo un progetto che ne determinerà l'assetto attuale.

La chiesetta del Bambino Gesù è conosciuta anche col nome di Chiesa del "canuzzo" per via di una leggenda popolare. Si narra che una bambina sia caduta in un fosso e che un cane abbia attirato l'attenzione dei passanti.

La tirarono fuori e, avendo perso i sensi, la credettero morta, ma la madre accorsa si sarebbe rivolta al beato Geremia, il quale pare avesse avuto casa in via Bandiera di fronte il palazzo degli Alliata di Pietratagliata e che poi visse nel convento di santa Cita di cui fu priore.

Era un sant'uomo e compì il "miracolo" salvando la bambina, ma quando si gridò al prodigio egli disse "non erat mortua puella, sed dormiebat", cioè "non era morta ma dormiva".

Da questo fatto per riconoscenza fu innalzata una piccola cappelletta ove poi sorse la chiesa e per questo episodio fu intitolata al Bambino Gesù.

Raramente adesso passo da quelle parti dove è la chiesa del Bambino e men che meno con l'autobus, ma se difficile (che a Palermo significa impossibile) vi viene restaurare l'edificio, almeno ripristinate il 139 per coloro che nel traffico almeno distoglieranno l'attenzione dal caos e si concentreranno nel "mistero" di un monumento e di una storia sommersa.
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