A Palermo dove il sogno di Paolo si è spento: solo silenzio nella piazza che non sorride più
Il marciapiede è diventato un piccolo altare, ricoperto di fiori, candele, scritte di protesta, e immagini che guardano chi passa tra i tavolini e gli sgabelli del locale
Dalla notte del 12 ottobre, un angolo di Palermo è diventato una camera ardente a cielo aperto. Piazza Spinuzza, nel cuore dell’Olivella, dove Paolo Taormina è stato ucciso davanti al locale di famiglia "O Scrusciu", è oggi un luogo di dolore silenzioso. Il giovane, appena rientrato dagli Stati Uniti, stava cercando di dare una nuova vita al bar dei suoi genitori, ma la violenza lo ha strappato alla sua famiglia, e alla sua città, troppo presto.
Ritrovandosi davanti al locale, sembra di entrare in un’altra dimensione, sospesa in un tempo che si è fermato nel momento tragico della sua morte. La strada, che fino a poco prima vibrava di risate e chiacchiere tra ragazzi, ora è avvolta dal silenzio, interrotto solo dalle voci di chi non riesce a trovare risposta alle domande più semplici come "Perchè" e "Come possiamo fermare tutto questo?".
Il marciapiede è diventato un altare improvvisato, ricoperto di fiori, candele, scritte di protesta, e immagini di Paolo che guardano chi passa tra i tavolini e gli sgabelli del locale. È difficile non fermarsi, non sentire l’urgenza di riflettere. Il dolore è palpabile, sospeso nell’aria, mentre nel luogo che un tempo rappresentava speranza e futuro ora regna la paura di un’intera comunità.
Non solo Paolo ha perso la vita quella notte, ma insieme a lui è andata via la speranza di molti, di chi non vuole più svegliarsi la mattina e ritrovarsi a fare i conti con una cattiveria inaudita, con il terrore che un giorno possa accadere a chiunque. Quando dietro un piccolo gesto, un tentativo di sedare una rissa, ci si può ritrovare a fare i conti con la violenza più brutale. Sembra impossibile che le cose possano cambiare in un attimo, senza preavviso, senza alcuna giustificazione.
Quello che resta oggi è un’immagine di Palermo che non vogliamo vedere, ma che è lì, davanti ai nostri occhi. Un luogo dove il dolore, la solitudine e la rabbia si mescolano con la speranza di giustizia. Dove, per qualche istante, chi passa si ritrova a guardarsi negli occhi con gli altri, condividendo un silenzioso scambio di domande e preoccupazioni. Non è solo la vita di Paolo ad essere stata spezzata, ma quella di un’intera città che ha visto spegnersi un sogno, un futuro che sembrava più vicino.
In quei fiori e in quelle candele si nascondono la rabbia, la frustrazione, ma anche la speranza che un giorno, ci si possa svegliare e non dover più assistere a scene come queste.
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