A Palermo studenti in corteo per Paolo: "Stanchi della paura, le nostre vite contano"
In centinaia hanno attraversato via Maqueda in memoria del 21enne ucciso all'Olivella: "Stanchi di girare in centro con la paura di finire in una rissa o non tornare a casa"
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Un lungo corteo che ha sfidato la pioggia. Una manifestazione per chiedere "giustizia" per i giovani morti, uccisi, a Palermo e a Monreale. Centinaia di studenti si sono riversate per le strade del centro in un "serpentone" partito da piazza Verdi e lungo via Maqueda è arrivato fino a Palazzo Comitini.
«Siamo stanchi di non essere ascoltati. Siamo stanchi di girare in centro con la paura di finire in una rissa o non tornare a casa», dicono gli studenti in corteo che con forza hanno urlato i nomi di Paolo, Salvo, Massimo e degli altri ragazzi uccisi in quello che doveva essere un sabato sera "qualunque, normale". «Paolo poteva essere chiunque di noi - gridano i ragazzi dal corteo - Facciamo in modo che eventi del genere non accadano più».
Presenti studenti delle scuole Medi, Nautico, Danilo Dolci, Einstein, Finocchiaro Aprile, Majorana, Duca degli Abruzzi, Almeyda, Benedetto Croce, Galilei, Piazza, Marco Polo, Meli, Cannizzaro e varie altre.
«Siamo scesi in piazza non solo per Paolo, ma per tutti i ragazzi strappati alla vita senza un perché – ha detto Vincenzo Preianò, studente dell’istituto Nautico –. Per Andrea, per Massimo, per Salvo. Perché non vogliamo accettare che si possa morire così, durante un sabato sera, nei luoghi che noi giovani attraversiamo ogni giorno. Non possiamo rassegnarci alla paura».
«Non sappiamo quale sia la soluzione migliore. Sappiamo però che bisogna mettere in discussione l’educazione che viene trasmessa ai giovani dalle famiglie e dalla scuola - dice Antonino Graziano, studente universitario -. Cresciamo con modelli e valori sbagliati. Dovremmo invece provare a ricostruire il senso di comunità, di responsabilità civica e il rispetto reciproco almeno del valore sacro della vita».
Alla fine della manifestazione, l’incontro con l’assessore alle Politiche giovanili, Fabrizio Ferrandelli, per aprire una discussione con le istituzioni e spingere a un cambiamento.
«Siamo stanchi di non essere ascoltati. Siamo stanchi di girare in centro con la paura di finire in una rissa o non tornare a casa», dicono gli studenti in corteo che con forza hanno urlato i nomi di Paolo, Salvo, Massimo e degli altri ragazzi uccisi in quello che doveva essere un sabato sera "qualunque, normale". «Paolo poteva essere chiunque di noi - gridano i ragazzi dal corteo - Facciamo in modo che eventi del genere non accadano più».
Presenti studenti delle scuole Medi, Nautico, Danilo Dolci, Einstein, Finocchiaro Aprile, Majorana, Duca degli Abruzzi, Almeyda, Benedetto Croce, Galilei, Piazza, Marco Polo, Meli, Cannizzaro e varie altre.
«Siamo scesi in piazza non solo per Paolo, ma per tutti i ragazzi strappati alla vita senza un perché – ha detto Vincenzo Preianò, studente dell’istituto Nautico –. Per Andrea, per Massimo, per Salvo. Perché non vogliamo accettare che si possa morire così, durante un sabato sera, nei luoghi che noi giovani attraversiamo ogni giorno. Non possiamo rassegnarci alla paura».
«Non sappiamo quale sia la soluzione migliore. Sappiamo però che bisogna mettere in discussione l’educazione che viene trasmessa ai giovani dalle famiglie e dalla scuola - dice Antonino Graziano, studente universitario -. Cresciamo con modelli e valori sbagliati. Dovremmo invece provare a ricostruire il senso di comunità, di responsabilità civica e il rispetto reciproco almeno del valore sacro della vita».
Alla fine della manifestazione, l’incontro con l’assessore alle Politiche giovanili, Fabrizio Ferrandelli, per aprire una discussione con le istituzioni e spingere a un cambiamento.
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