Addio a Goffredo Fofi: chi era l'intellettuale che lottò a Palermo al fianco di Danilo Dolci
Nacque a Gubbio, ma in Sicilia ebbe inizio il suo impegno sociale contro la mafia e per i disoccupati. Da critico cinematografico scoprì attori e registi e rivalutò Totò

Goffredo Fofi
Si possono usare tanti aggettivi per definirlo, di certo è stato un intellettuale controcorrente, una voce scomoda della sinistra con una grande attenzione per gli ultimi, per gli esclusi.
La Sicilia è sempre stata nel suo cuore, perché a 18 anni si trasferì nell'Isola, dove collaborò con il filosofo e attivista Danilo Dolci, impegnandosi nella lotta contro la mafia e a favore dei disoccupati. Appena un anno fa sul Manifesto fu lui stesso a raccontarlo: «Non mi è facile scrivere o parlare di Danilo Dolci, tanto è stata una figura centrale per la mia formazione».
L'esperienza in Sicilia fu determinante nella sua crescità perché segnò l'inizio del suo impegno sociale e culturale. Nello stesso articolo del Manifesto scrisse a proposito del suo incontro con Dolci: «Cominciò così la mia vita pubblica o semi-pubblica».
E il suo impegno sociale prese il volo proprio a Partinico occupandosi dei bambini dei quartieri più difficili e delle «storie di vita che Danilo andava raccogliendo e trascrivendo, in giro per la provincia con me al seguito, che le battevo poi a macchina con vera passione».
E a distanza di vari decenni scriveva: «Ho un ricordo vivissimo degli incontri con braccianti disoccupati o occupati solo a periodi, con contadini, pescatori, pastori e straordinarie «magare» (guaritrici) personaggi d’altri tempi e forse eterni».
Nel giorno della sua morte, in tanti piangono la scomparsa di Fofi che negli anni, con altri intellettuali, diede vita a riviste di spicco di matrice politica e culturale. Fra questi i "Quaderni piacentini", "Ombre rosse", "Linea d'ombra", "La terra vista dalla luna".
Tra i suoi libri più importanti figurano "Prima il pane", "Strana gente", "Pasqua di maggio", "Sotto l'ulivo", "Le nozze coi fichi secchi", oltre ai numerosi volumi firmati con altri intellettuali come Gad Lerner, Franca Faldini, Michele Serra, Stefano Benni.
La sua ultima creatura la rivista "Lo straniero", fu un esempio di spazio critico indipendente, uno strumento politico sebbene il suo impegno non si legò mai ad alcun partito. Ebbe anche il merito di aver scoperto e sostenuto registi, attori, scrittori e di aver contribuito alla rivalutazione di Totò, che la critica cinematografica spesso snobbava.
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