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Addio a Peppino Di Lorenzo: le sue immagini hanno filmato 50 anni di storia a Palermo

Uno degli operatori video e montatori storici del giornalismo siciliano, è deceduto dopo una lunga malattia all'età di 68 anni. Il ricordo di colleghi e amici di sempre

Balarm
La redazione
  • 16 luglio 2025

Giuseppe, Peppino, Di Lorenzo (foto da Facebook)

È stato senza dubbio uno dei migliori operatori video e montatori che hanno fatto la storia dell'informazione siciliana. Palermo dice addio a Giuseppe, per tutti Peppino, Di Lorenzo, morto all'età di 68 anni a causa di una malattia contro cui lottava da tempo. È deceduto mentre si trovava ricoverato alla clinica La Maddalena.

Peppino Di Lorenzo è stato uno degli operatori e montatori video storici, con una lunga carriera nel mondo del giornalismo palermitano. Sempre presente in ogni fatto di cronaca in città. Aveva collaborato con la Rai e per tanti anni aveva lavorato a Tgs, al fianco di celebri giornalisti siciliani ma anche di giovani "biondini" che si affacciavano alla professione.

Dopo aver vinto un concorso pubblico, aveva poi lavoraro al Centro del Catalogo della Regione. «È stato uno degli migliori e più instancabili operatori e montatori siciliani - Lo ricorda così Tgs -. Colto, curioso, appassionato di beni culturali. Mancherà il suo amore per Palermo, la sua passione per i fatti e per le persone, la voglia di raccontare che lo ha portato in giro per il mondo».

«Professionale e appassionato. Nei suoi racconti Giuseppe Di Lorenzo, per tanti Peppino, ricordava le innumerevoli avventure vissute con la telecamera in spalla»: così la Stampa parlamentare siciliana in un post su Facebook.

Commovente il ricordo del nipote Claudio Arestivo, attivista palermitano e co-fondatore di alcune onlus, come Per Esempio onlus: «Una volta, mio zio Giuseppe, per tutti Peppino, si era offerto per portarmi a Siracusa. Avrebbe dovuto accompagnarmi da mio padre che viveva lì e per l’occasione in macchina con noi venne anche suo figlio Marco, il mio cugino più vicino per età. Avevamo rispettivamente 12 e 11 anni e ricordo bene che approfittando del fidato autista, ci sedemmo nel sedile posteriore per poter stare e giocare insieme.

Neanche allo svincolo del Motel Agip, con davanti 4 ore di viaggio, dalla bocca mia e da quella di mio cugino uscì fuori una domanda leggera quanto più, vista la disponibilità di tempo davanti, pericolosa: Giuseppe, tu che sei un uomo di grande cultura, ci spieghi la differenza tra Destra e Sinistra ? Giuseppe a quel punto, eccitato dall’idea di due pre-adolescenti interessati a sfidarlo sui suoi temi tolse gli abiti da chauffeur e indossò subito quelli dello storico e del giornalista iniziando la lectio magistralis.

Mio zio Peppino ha sicuramente avuto più aneddoti e storie incredibili che anni per raccontarli e una buona parte di questa città lo sa bene. Cinquanta anni di polverosa carriera per conoscere e raccontare le pieghe più nascoste di Palermo, le sue vittorie, le sue stragi e i suoi tanti controversi personaggi.

A lui dobbiamo e dovete gran parte delle immagini, delle interviste di quanto la cronaca di mafia ha saputo raccontare in una Palermo che, specie negli anni '80 e '90 non ha offerto spazi di noia ai giornalisti e ai reporter dell’epoca. Ne avrei mille di questi ricordi zio e forse di più. Per questo Palermo ti deve tanto, e io sicuramente ancora di più».

Rosa Di Stefano, giornalista e presidente di Federalberghi Palermo: «Sei andato via in silenzio, come spesso entravi nel mio salotto: con quella tua eleganza lieve, con il garbo di chi porta con sé cultura vera, mai ostentata. Con te ho condiviso parole, idee, progetti, visioni. Abbiamo costruito bellezza, insieme. E oggi quella bellezza mi trema tra le mani. Sono affranta, senza parole. Resta la tua voce, i tuoi pensieri, il tuo amore per l’arte e per la vita. Resta il segno che hai lasciato nei cuori di chi ti ha conosciuto. A me resta il privilegio di averti avuto accanto, e il dovere di continuare a raccontarti, attraverso ogni gesto che ancora saprà di te».

«Giuseppe Di Lorenzo è un’immagine indelebile dei miei inizi giornalistici - lo ricorda così il giornalista Gery Palazzotto -. A Tgs, governati da quel genio ribelle di Salvo Licata, facevamo coppia nelle interminabili giornate in auto a girare per la città. Perché allora - erano gli anni ‘80 - non c’erano i cellulari e le comunicazioni erano estemporanee grazie alla radio collegata con la redazione: tipo pattuglie di polizia. Si usciva la mattina con uno, due servizi da realizzare e poi la cronaca (nera) decideva il nostro destino.

Ridevamo sempre, qualunque (ci) cosa accadesse. Il suo programma non prevedeva insuccessi. Era così Peppino. Inarrestabile e ironico. Non oso pensare - scusate la banalità - cosa combinerà lassù. Però sono certo che chi avrà la ventura di trovarsi con lui non si annoierà mai».

«Ho lavorato con lui nella realizzazione del docufilm "L'affaire Sciascia o l'eresia della verità" e un film su "Mafia e brigantaggio in Sicilia dopo l'unità d'Italia" - racconta Vito Lo Scrudato -. Per me sono indimenticabili le numerose domeniche mattine di lavoro a casa sua e le accese discussioni sulla dubbia redimibilità di Palermo, che lui amava moltissimo, ma che però lui voleva migliore! La mia ultima visita sul suo ultimo letto è stata serena, abbiamo persino riso».

Peppino Di Lorenzo lascia l'amata moglie Loredana e i figli Manfredi, Marco e Chiara, il fratello Marcello che ha fatto il suo stesso mestiere, la sorella Rossella e la mamma Lina. A loro le più sentite condoglianze da tutta la redazione di Balarm.
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