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Attirano le donne come calamite: chi sono le "Trizzi d'Amuri", le due sarte sociali di Catania

Amelia, catanese, ed Emily, romana, si sono conosciute grazie alla Sartoria Sociale che la prima ha creato nel quartiere di San Cristoforo. Oggi sono le "Trizzi d'Amuri"

  • 10 giugno 2021

Amelia Alessia Cristaldi ed Emily Pellacani

Se è vero, come spesso il tempo dimostra, che gli incontri non sono mai casuali e che le anime spinte dalle stesse motivazioni prima o poi si troveranno, allora si può ben dire che l’amicizia tra Amelia Alessia Cristaldi ed Emily Pellacani rientra proprio in questa visione.

La prima, Amelia - catanese di nascita, una laurea in architettura e tre figli - la seconda Emily, - romana e catanese d'adozione, un diploma all’Accademia di Moda e costume e due figli - si sono conosciute grazie alla Sartoria Sociale che Amelia ha creato nel quartiere di San Cristoforo.

Da questo primo e già solidale incontro, le due donne non si sono più lasciate. Piuttosto hanno cominciato a tessere fili d’amore tra di loro e con altre donne richiamate nel quartiere e anche nei comuni vicini.

Ripercorrendo le tappe della loro amicizia, infatti, è nata così la loro casa di produzione chiamata Trizzi d’Amuri.

I mesi della pandemia - i più duri per tutti- per loro sono stati invece i più fruttuosi. Proprio nel marzo 2020, infatti, le due instancabili donne hanno hanno dato vita al brand che poi è confluito nel primo progetto della Sartoria sociale Midulla S. Cristoforo, (nato nel 2018 in seno al Centro Polifunzionale Midulla nell’omonimo quartiere catanese), con l'idea di fornire un'alternativa e un percorso professionalizzante aperto a tutti.
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L’energia e le produzioni di Amelia ed Emily, in brevissimo tempo, hanno calamitato altre donne altrettanto attive, anche nell’ambito creativo legato al teatro e alla realizzazione di costumi di scena, tanto da realizzare gli abiti, ad esempio, per lo spettacolo “Aci e Galatea” per la Compagnia Malerba.

La Sartoria Sociale, infatti, è stata notata e subito dopo scelta, dalla regista Marzia Ciulla.

Emily ha firmato i bozzetti con la consulenza di Marzia e insieme alle modelliste, le sarte e gli attori l’antica tradizione sartoriale ha incontrato il teatro e, in generale, l’amicizia.

«Io ed Emily - ci ha detto Amelia Alessia Cristaldi - abbiamo un obiettivo comune che, giorno dopo giorno, cerchiamo di raggiungere e cioè quello di ampliare la nostra produzione, con progetti di ampio respiro, riuscendo così a richiamare e coinvolgere le donne che abbiamo già formato professionalmente nei mesi scorsi».

Dalla nascita della Sartoria Sociale, infatti, circa 15 donne di diversa estrazione sociale ed età, hanno partecipato ai workshop scambiando esperienze e intessendo, è il caso di dire, rapporti umani con fili, invisibili, ma molto preziosi.

Perché ogni progetto e ogni nuova idea che le "Trizzi" condividono - come si fanno chiamare simpaticamente - punta sempre al recupero di elementi della tradizione culturale dell’Isola e al coinvolgimento di nuove persone da far salire a bordo.

E quest’ultima metafora non sorge a caso: l’ultimo progetto, infatti, è nato con la collaborazione instaurata con Alice Valenti, attivista che opera con le sue attività per il bene della comunità, con progetti sociali di recupero e valorizzazione del territorio.

Insieme ad Alice hanno realizzato una nuova collezione frutto dell’ispirazione presa dal Cantiere Navale Rodolico di Aci Trezza, che rischia di chiudere.

«Questa ultima collezione prende spunto dai simboli apotropaici di Aci Trezza e da un precedente progetto di Alice, fatto per salvare il Cantiere e l’antico mestiere del mastro d’ascia.

In fondo il nostro agire punta sempre a tessere un unico filo, quello umano, che di mano in mano, ogni giorno, si arricchisce e si consolida.

Ai nostri corsi di cucito hanno già partecipato tante donne come ad esempio la signora Maria, la nostra mascotte, che ha 90 anni e ha chiamato le sue amiche per venire ad imparare e collaborare con noi, già nel quartiere di San Cristoforo. Noi non vediamo l’ora di accogliere tante altre donne che, con noi, vorranno condividere un sogno di comunità».
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