TROPPA GRAZIA
Assunzioni & munnizza. I nobili criteri dell’Amia: A mìa sì, A tìa no
Altro che Promessi Sposi. La storia delle assunzioni a tempo indeterminato all’interno delle aziende municipalizzate della città di Palermo, è più che un romanzo. Più che un manzo. Roba da sbudellare un quarto di bue dalle risate. Non ci credete? Facciamo un esempio. C’è un’azienda che si occupa della munnizza “urbana” o di “nettezza” personale. Persone pulite. Che per lavoro organizzano la pulizia di tuttà la città, chi con la scopa e chi con la penna, quell’oggetto con cui si firmano assegni e assunzioni, magari su una bella carta pergamenata azzurra. Se non ci fossero, saremmo invasi da epidemie diffuse da topi, zanzare, carogne e parassiti di ogni specie, compreso l’azzureum scomazzum. Notti agitate da incubi di concorsi pubblici. Riduzione dell’autostima. Abbassamento del P.I.L. Voglia di accendere un mutuo.
Ritorniamo ai Promessi Sposi. I due protagonisti si amano di un “Amore Galiotto” che consuma il sudore della fronte e si ricorre perciò alla formula “sudore zero”, e comunque non certo per cercare lavoro. Si trascorre il tempo a fare finta di cercare di imparare a fare finta di lavorare e intanto grattarsi il naso con un rastrello. L’azienda municipalizzata diventa accogliente. Dentro ci si sente bene, come a casa. Un’atmosfera familiare. Un amore cementificato dalla politica e custodito nel segreto. Poi arrivano i Bravi Inquirenti, e cominciano a dire che il matrimonio non s’ha da fare. Don Abbondio aggiunge che la truffa non stuffa e il copione navigato merita l’assunzione. Ci vuole competenza a fare il salto della buffa, neanche una giurana olimpionica saprebbe saltare un faldone alto un metro, pieno pieno pieno di titoli e documenti falsi.
E intanto la munnizza, è sempre là. I soldi pubblici come un contatore dell’Enel che gode di moto perpetuo, continuano a ingrassare questi furbetti del cupolino. E chi, come Ezechiele Bluff di Alan Ford, ha sempre sognato di fare il proprio ingresso nella municipalizzata della munnizza e non ha santi in Paradiso, cosa dovrebbe fare? Recitare una preghiera a Santo Intrallazzo che fa così: “A mìa sì, a tìa no, a mìa sì, a tìa no….”. Che se si sveglia, Santo Intrallazzo, e di solito succede prima della fine di ogni legislatura, si aprono tutte le porte. Anche quelle degli ultimi giornalisti assunti a tempo indeterminato alla presidenza della Ragione. La ragione della persona di fiducia, foss’anche un autista di Mizzichè. Regali che durano una vita. E quando finisce l’amore, ci si può sempre consolare con la pensione. Peccato però non poter più utilizzare il telefono dell’ufficio.
In collaborazione con Pizzino
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