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Nacque a Palermo il Toth Pech, fiero avversario del rock ‘n’ roll

  • 1 febbraio 2005

Mentre ovviamente tutti sanno di tutto a proposito del Rock and Roll, saranno ormai pochissimi i palermitani che abbiano memoria di un’offensiva musicale anti-rock che nel 1956 prese le mosse proprio da una sala da ballo del nostro centro storico. E la sfida a quella che i giornali del tempo qui si ostinavano a definire “la danza che fa impazzire” la mosse il maestro Toti Pecorella. Un professionista che insegnava con successo tango ,valzer, quick step e molto altro sulle ceramiche di un salone affrescato dal Martorana, in un palazzo di via Pietro Novelli, giusto di fronte alla Cattedrale. E a quanti volessero rinnovare più ampiamente giovanili e sbiaditi ricordi in proposito non resta che consultare la preziosa collezione del giornale “L’Ora” che con simpatia e tenerezza d’altri tempi dedicò mezza pagina all’iniziativa. Il maestro, allora trentacinquenne, non lesinò infatti i particolari circa la personale danza che avrebbe dovuto destabilizzare le future fortune del Rock e che ebbe peraltro una “piazzista” eccezionale: addirittura Abbe Lane. Magnifica cantante, danseuse pruriginosa e moglie di Xavier Cugat. Qualcuno quest’ultimo lo ricorderà intento a dirigere la sua grande orchestra con un cagnolino in braccio. Ma nessuno di quel tempo potrà aver dimenticato la Abbe che, per conto proprio, aveva già fatto sognare con intriganti esibizioni glamour molti dei nostri nonni. Il nuovo ballo si chiamò naturalmente “Toth Pech”, come esigevano nome e cognome del suo simpatico autore. E fu presentato con successo in Piemonte dopo aver vinto il primo premio in un concorso svoltosi, all’inizio di quell’anno della nostalgia, in un celebre locale di Milano.

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Per completezza d’informazione va detto che anche i due altri finalisti autori di altrettanti nuovi balli erano molto apprezzati in materia. Antagonisti di Toti Pecorella furono infatti i maestri Puccio, acclamato milanese d’adozione, e Giovanni Rinaldi. Il primo, presentò per l’occasione una “Snob Dance”, che l’anonimo cronista del “L’Ora” disse traducibile in “danza di chi si da delle arie”. A Rinaldi andò invece un particolare riconoscimento per una personale variante del Mambo. Si seppe pure che l’ideatore del Toth Pech, dopo il suo rientro a Palermo, fece stampare un manuale della propria creazione, completo dei grafici sui “passi” e con tutti i suggerimenti sul modo di “tenere la dama” danzando al ritmo della melodiosa avversaria del Rock. Perché il Toth Pech fu, per così dire, reclamizzato come una variante italianizzata e molto addolcita della “musica che faceva impazzire”. Quando “L’Ora” ne scrisse fece anche sapere che in città già più di dieci coppie si esibivano alla perfezione in quel ballo. Mentre il resto dei palermitani apprese anche che la nuova danza iniziava con la posizione di dama e cavaliere vis a vis ma staccati. E che la mano destra del cavaliere doveva poggiare al contempo sul fianco sinistro della dama. Mentre il primo doveva sollevare la mano della compagna all’altezza del proprio occhio. E poi, teneramente via col Toth Petch. Che fu presentato alla grande anche in un frequentato locale cittadino. Restiamo all’oscuro degli ulteriori sviluppi della sonora sfida. Anche se l’intera epoca successiva, protrattasi all’insegna del rock più scatenato, non dovrebbe aver lasciato dubbi sia nel medio che nel lungo termine.

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