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Borghi, caos e bellezza da Palermo all'Etna: com'è la Sicilia vista dal (noto) paesologo

Franco Arminio torna ancora una volta in Sicilia, quella Sicilia che lo affascina e lo "avvolge nella luce". Lo incontriamo, ovviamente, in un borgo sulle Madonie

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 31 agosto 2023

Il poeta e paesologo Franco Arminio

Torna per l'ennesima volta in Sicilia, quella Sicilia che lo affascina e lo avvolge nella luce che lui ama: «mi piace la luce, la Sicilia ne è piena con infinite sfumature di colore che sono proprie di questa terra unica, come se si facesse una cromoterapia a cielo aperto».

È la voce di Franco Arminio che arriva in coda all'estate e si ferma in uno dei borghi montani che sembra perfetto per incarnare il suo pensiero, la filosofia di un ideale che vede nel ritorno ai piccoli luoghi il futuro dell'Italia, quella piccola dove le comunità hanno radici profonde nella terra, nella storia, e di cui la Sicilia è ormai una affermata testimonial in un trend turistico crescente.

Lo incontriamo sulle Madonie, a Petralia Soprana infatti, in occasione dell'evento annuale dedicato alla poesia "Comet", un minuscolo e significativo contenitore culturale cresciuto nel cuore del borgo nella eco dell'appello "salvate i paesi".
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Siamo in un cortile del borgo nascosto tra i vicoli, un mattino limpido e solare di quelli che ti fanno in annamorare di questa terra, con il rumore di sottofondo tipico di questi luoghi: silenzio, profumi di cucina, rondini che volano nell'azzurro e voci dialettali che si chiamano dai balconi ancora fioriti.

A scoprire il paese lo ha guidato Agostino Messineo, un giovane local - come si usa dire adesso - che non se ne è andato, che tiene duro il freno della voglia di partire, e lo conduce tra i vicoli del piccolo centro storico che conquista subito il suo interesse: la chiesa con le guglie maiolicate, le fontane di pietra, il barocchetto madonita, le espressioni dialettali, il belvedere che sta sospeso sul cuore dell'entroterra, i racconti.

Scatta fotografie, che posta appena dopo sui social con brevi frasi di ammirazione, si informa sulle persone, sugli abitanti, sul loro modo di vivere: la sua curiosità si trasforma in meraviglia e si fonde naturalmente con le parole di questo poeta, scrittore, "paesologo" che pronuncerà più tardi in serata durante quello che chiama "il mio rito".

Sulla scalinata scenografica di Piazza Duomo con il prospetto capolavoro della Chiesa Madre illuminato, recita uno dei suoi passi più belli, inchinato di fronte alla platea che lui chiama comunità, raramente pubblico, in due ore di intrattenimento tra poesia e monologhi, spiega ancora una volta ai siciliani il senso dei luoghi come questo, l'opportunità piuttosto che il disagio.

Trasferisce da subito in questo incontro le emozioni suggerite anche dal suo vivere in un contesto simile, quella Bisaccia in Lucania dove abita e lavora ai suoi libri, ai progetti, da dove arriva e ritorna ogni volta.

Ci troviamo a parlare di Sicilia in un momento in cui in Italia si parla di "borghi e di resilienza, di resistenza", come luoghi di ripartenza e appunto gli chiediamo quale è la sua Sicilia, partendo dall'affermazione di Gesualdo Bufalino che vede in questa terra mille altre terre, dove ognuno che arriva porta via con sé la sua Sicilia.

«La mia Sicilia è innanzitutto il luogo dell'accoglienza, torno sempre con piacere per questo e poi perché sono uno che ama i luoghi pieni di luce e la Sicilia è immersa nella sua, se ne viene inondati, ti avvolge come il vostro senso dell'ospitalità, una qualità che spontanea, innata, come degli esperti per vocazione, per carattere».

Continuando aggiunge: «...e poi c'è questa diversità sparsa che la rende una terra sorprendente, come fatta da tanti mondi collegati tra loro ma differenti, in questo mi è sembrata emblematica Palermo, immersa nel suo caos come nella sua bellezza, nell'essere una città che ne contiene altre mille, ogni quartiere è un universo parallelo, è un mondo di differenze».

Ci racconta di quella volta sull'Etna, della sua esperienza in un luogo che l'ha fortemente emozionato, salire sul vulcano con il suo paesaggio selvaggio, rarefatto, primitivo.

E un viaggio in Sicilia? «Ecco, esattamente, la prossima volta vorrei fare un vero viaggio: scegliere dove fermarsi, spostarsi ogni giorno in posti diversi, farlo con i tempi giusti quelli della lentezza. Fino ad ora sono venuto sempre troppo in fretta, concentro gli incontri e subito dopo riparto per questo posso dire di conoscerla a tratti, non quanto vorrei o come vorrei».

Ci lasciamo, proprio perché deve ripartire, non senza prima accennare al nostro territorio dove ha comunque in parte lavorato per la strategia dello SNAI sulle aree interne: come un po' in tutta Italia qui i Borghi storici, le piccole città nelle aree interne rappresentano un patrimonio inestimabile, da tutelare ma sul quale investire seriamente.

La realtà è ben più complessa, chiediamo quale è lo stato di salute dei nostri borghi in Italia e quindi anche in Sicilia. «Non buono, ma è un fatto generalizzato, bisogna ricostruire le comunità non soltanto in senso economico, umano, soprattutto, e questo non può essere trattato come un atto amministrativo, servono fiducia e sostegno, servizi per le persone che abitano i luoghi perché questi non scompaiano definitivamente, lo spopolamento ha necessità di investimenti sulle reali risorse.

Per rilanciare e riqualificare questi scrigni di storia, cultura, arte e tradizioni serve intervenire sulla loro umanità, sui bisogni reali che sono le leve da cui ripartire.

C'è una certa riconversione: lenta ma c'è, sempre più persone si spostano nei piccoli centri dove c'è più tranquillità, più sicurezza, si spende meno, si vive meglio. Io dico che c'è speranza, io sono fiducioso!».
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