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C'erano così tanti grilli da oscurare il sole: ci poté solo il miracoloso "Crucifissu Niuru"

È considerato tra i più antichi crocifissi esistenti in Sicilia e venne donato alla città da Alfonso il “Magnanimo” come soluzione “per tutte le afflizioni e tribolazioni della città

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 25 ottobre 2021

Il Crocifisso Nero di Termini Imerese

È considerato tra i più antichi crocifissi esistenti in Sicilia e venne donato alla città da Alfonso il “Magnanimo”, detto anche il “Saggio” o il “Giusto” (1396 – 1458), come soluzione “per tutte le afflizioni e tribolazioni della città.

Nel Mancamento della pioggia, è rimedio unico ed efficace l’uscire in processione”. Questo è quanto riferito dallo storico Don Vincenzo Solìto nella sua opera dal titolo “Termini Himerese città della Sicilia posta in Teatro”, mandato alle stampe nel 1669.

Un tempo questo crocifisso era collocato all’interno della chiesa sotto il titolo della Santissima Vergine Maria Annunciata dall’Arcangelo Gabriele, oggi lo si può ammirare nella Maggior Chiesa e più precisamente all’interno della cappella dedicata a San Gaetano.

La scultura lignea, a grandezza naturale di cui non si conosce il nome dell’autore, è impreziosita da un perizoma in foglia d’oro, da un Sacro Cuore e da una corona in argento posizionata sul capo. Di estremo interesse stilistico risultano i dettagli scultorei nel costato e negli arti inferiori. Da evidenziare l’espressione del volto del Cristo che, nonostante le torture della crocifissione, appare privo sofferenza.
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In più di una occasione, il reverendo Solìto riferisce l’uscita in processione del Crocifisso al fine di porre fine alla siccità. In particolare, ricordiamo quella del 4 novembre del 1630, quando lo studioso testimonia che si verificò un evento inspiegabile. Infatti, quel giorno, la Sacra scultura venne trasportata nella Maggior Chiesa dove dimorò per alcuni giorni.

Durante la notte, alcuni giovani che erano stati messi a guardia del simulacro, giurarono di aver visto una processione che si snodava all’interno della chiesa. A loro dire le candele dei partecipanti al presunto rito erano così numerose che pareva che “ardeva di lume smisurato intorno”.

A conferma di tutto ciò, ci fu anche la testimonianza dei Padri Francescani della Scarpa, a quel tempo a pochi passi dalla chiesa Madre, che affermarono di aver notato, dalle finestre dell’edificio religioso, così tanta luce che sembrava che stesse per prendere fuoco. Lo stesso fatto fu testimoniato, anche, da alcuni rispettabili notabili, al punto che i Giurati, lo stesso giorno, dovettero far costruire un palchetto per collocare il Crocifisso, in modo da essere meglio contemplato dai fedeli che giungevano sempre più numerosi.

Anche il 30 maggio del 1658, il Crocifisso venne portato in processione. L’evento, descritto sempre dal Solìto, ha forti richiami biblici. Quel giorno, infatti, le campagne di Termini Imerese erano state infestate da grilli, “erano così copiosi che quasi oscuravano il sole, e lo danno che facevano, era irreparabile”. Il Crocifisso ligneo venne portato in processione e solo allora miracolosamente gli “animaletti fugirono”.

Chiamato dal popolo come il “U Crucifissu Niuru”, è anche considerato il “Crocifisso dei pescatori”. Non è un caso che molti “ex voto”, collegati alla scultura, hanno simboli che richiamano la marineria con rappresentazioni di barche e di pesci.
Anticamente la processione dalla Chiesa dell’Annunziata attraversava le vie storiche della città bassa, fino a raggiungere piazza Sant’Anna, molto frequentato dalla marineria termitana.

Da lì si passava dinnanzi la vicina chiesa di San Bartolomeo, ancora oggi sede della confraternita dei pescatori, per poi raggiungere la vicina spiaggia. Qui la vara del Crocifisso si faceva “toccare” l’acqua per chiedere l’intercezione divina e assicurarsi un abbondante pescato.

A conferma di ciò lo storico locale Nando Cimino riferisce una notizia ricevuta oralmente: “un anziano, morto quasi centenario, tanti anni fa, raccontava che anticamente, a seguito di un lungo periodo di penuria del pescato, si era invocata l’intercessione del Cristo Nero dell’Annunziata proprio portandone a mare l’immagine e facendogli toccare le acque. Si dice che la fede dei pescatori venne subito premiata e già l’indomani si ricominciò a pescare in abbondanza e si poterono così sfamare tante famiglie.”

La notizia della processione del simulacro fino al mare è riportata anche da Luigi Ricotta nella sua tes
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