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Cara Sicilia, le tue ricchezze valgono poco e noi andremo via tutti: la lettera di Roberta

Roberta è una siciliana di 24 anni, una qualunque che rimprovera la Sicilia: un’isola che, seppur piena di potenzialità e luoghi meravigliosi, regala poco anzi nulla a chi nasce qui

  • 9 ottobre 2019

Cara Sicilia, ti scrivo con poco, pochissimo affetto.

Cara Sicilia, sei riuscita a farne scappare via un altro. Il più importante. Prima i miei zii, i miei cugini, poi mio fratello, la mia amica e adesso anche il mio ragazzo. Il mio punto di riferimento vivrà a 1300km da me. Mi piange il cuore per te, Sicilia. Ti assicuro, stai perdendo i migliori: i più onesti, i più sognatori, i più intelligenti, i più coraggiosi, i più lavoratori. Prima di andarsene dicono tutti che sei diventata troppo stretta, troppo sporca, troppo incivile, troppo corrotta: invivibile. Sei invivibile Sicilia, riesci a sentire il giudizio dei tuoi figli?

Lo so, sarai sempre la loro mamma e le ferie trascorse da te sembreranno sempre troppo poche… Ma sai, Sicilia, quando c’è di mezzo il futuro le tue “ricchezze” valgono ben poco. Offri del cibo buonissimo e dolci tra i più gustosi al mondo, che non riescono comunque a rendere meno amaro il magone in gola di chi deve rifarsi una vita altrove, ripartire da zero. Hai un mare immenso, spiagge da favola e panorami mozzafiato, che non riescono comunque a dare un lavoro al mio ragazzo. Quindi, non mi illudo, so che le tue ricchezze non riusciranno a rendere meno triste la sua partenza. Il tuo sole 365 giorni l’anno, i tuoi caffè sempre offerti e l’allegria dei tuoi figli non riusciranno mai e poi mai a rendere meno dolorosa la sua mancanza.
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Sono troppo arrabbiata con te Sicilia, li lasci andare via tutti così facilmente. Continuando così resterai sola. Ce ne andremo tutti. Non lamentarti dei troppi immigrati, probabilmente, tra qualche anno, quelle povere anime saranno le uniche disposte a fermarsi da te, oltre ai pochi fortunati che riusciranno ad arrivare alla pensione. Probabilmente, tra non molto, sarai data in pasto a quei quattro imprenditori mafiosi che vogliono comprarti. Probabilmente sarai la casa dei figli di papà, quelli che non hanno bisogno di trovare un lavoro e per questo affermano che non ti lasceranno mai, che loro sono siciliani nel cuore e nel sangue.

Anche mio fratello è siciliano nel cuore, anche mio zio è siciliano nel sangue, anche il mio ragazzo non avrebbe mai voluto lasciarti. Non avrebbe mai voluto lasciarmi. Eppure li hai costretti. Eppure senza lavoro non avrebbero mai potuto permettersi le vacanze nel tuo limpidissimo mare. Eppure senza stipendio, senza diritti, senza futuro, con l’amaro in bocca, credimi, i tuoi cannoli non sembrano più così tanto gustosi.

Perché tu lo sai, c’è una cosa che per noi viene sempre prima di tutto: la famiglia. E quando c’è da sacrificarsi per mantenerne o costruirne una, i siciliani sono così forti da riuscire a spezzarsi letteralmente in due: il cuore in Sicilia, la mente e le mani altrove, sul posto di lavoro. Qualsiasi lavoro: operaio, cameriere, cuoco, lavapiatti è comunque più dignitoso di quelli che tu puoi offrirci.

E credimi, non importa se si parte per Londra, Milano, Lecco, Berlino, Roma, Bristol; non importa se quel lavoro lo si trovi in Danimarca, Svizzera, Belgio, Piemonte… per noi siciliani si tratterà sempre e solo di “andare al vivere al nord”. Un incubo. Sappi, Sicilia, che si tratterà sempre e solo di lavoro e di denaro, quel lavoro che al nord riesce a farli sentire tutti più dignitosi, più orgogliosi; quel denaro che da te circola nelle mani di troppe poche persone: quelli che non lo meritano, quelli che sfruttano, quelli che hanno ereditato, quelli che non si disperano.

Come faccio a spiegarti il mio stato d’animo, Sicilia? Non posso. Nessuna parola sarebbe mai in grado di spiegare che cosa si prova a vederli partire tutti e sentirsi, ogni volta, un pezzo di cuore in meno.

Con poco, pochissimo affetto, Roberta Delia. Una siciliana qualunque.


Roberta Delia è una siciliana qualunque, che rimprovera la Sicilia. Ha scritto una lettera alla sua terra "con poco, pochissimo, affetto”" esprimendo tutta la rabbia e il dispiacere verso un’isola che, seppur piena di aspettative, potenzialità e luoghi meravigliosi, regala poco anzi nulla a chi nasce in questa terra e che, alla fine, si ritrova costretto a dover andare via.

Roberta rimprovera la Sicilia per aver diviso la sua famiglia e di conseguenza anche la sua vita. A lasciare la Sicilia, perché afflitti dal lavoro che mancava o da condizioni di lavoro non fortunate, sono stati prima gli zii di Roberta, poi il fidanzato Giuseppe e in ultimo anche la sorella. Chi a Lecco, chi in Lombardia, chi altrove, Roberta ha visto i suoi affetti sparsi in giro per l’Italia.

Roberta ha 24 anni, è originaria di Messina, ha una laurea triennale in lettere, indirizzo "docenti di italiano per stranieri" e adesso si è spostata a Reggio per finire la specialistica in lingua e cultura per stranieri.

"Finiti gli studi, anche io sarò una siciliana migrante, perché non ho intenzione di restare in una terra che non mi rispetta e che ha fatto scappare via tutti i miei affetti" – dice Roberta.

Lo sfogo è stato scritto sul treno di ritorno da Lecco, dove Roberta aveva accompagnato il fidanzato Giuseppe che stanco degli allucinanti ritmi di lavoro siciliani, ha deciso di trasferirsi e cercare lavoro lì.

"Adesso lavora a Lecco, dove gli hanno appena fatto un contratto di lavoro a tempo indeterminato e finalmente ha ritrovato il sorriso che in Sicilia aveva perso, ed io con lui".

Roberta la vede dura per la Sicilia e per chi decide di restare: "Chi resta soccombe, accettando ogni giorno un sistema che non funziona, anche io, finiti gli studi, seguirò questa scia di migranti siciliani fuori l’isola".

La lettera di Roberta, "Lettera alla Sicilia di Roberta Delia. Una siciliana qualunque".
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