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Chi è lo sciamano "danzante" di Palermo: gira il mondo fino al Messico (e poi ritorna)

Da piccolo dicevano che aveva le mani "benedette". Decide di viaggiare per il mondo per studiare varie discipline e si ferma oltreoceano «a servizio dello spirito»

Stefania Brusca
Giornalista
  • 2 settembre 2022

Aldo Fogazza

Entrare in contatto con sé stessi, conoscersi. Mettersi in connessione con la propria parte interiore in modo da coinvolgere il nostro corpo, gli altri e l’ambiente che ci circonda.

Aldo Fogazza, sciamano, è nato a Palermo. Nel corso della sua vita ha preso via via coscienza di un "legame energetico" che mette in relazione la natura e l’uomo.

Un "fuoco" creatore, che, racconta, gli fa da specchio, consentendogli di progredire nella scoperta di sé e mettere la propria conoscenza del "corpo energetico" a servizio del prossimo.

Una capacità che gli è stata riconosciuta fin da piccolo, dall’età di sei o sette anni, come lui stesso ha dichiarato a “i Quaderni de L’Ora-quotidiano” qualche tempo fa. Quelle «mani “benedette”» che venivano imposte ai «”malatini” della famiglia».

A 17 anni decide di andare via dalla Sicilia e coltivare i suoi interessi in questo campo. Va quindi a Londra, dove diventa anche il massaggiatore della star Tina Turner, e studia agopuntura in Cina e massaggi orientali.
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In Giappone diventa quasi un monaco Zen, "quasi" perchè accedere all'ultimo livello lo avrebbe costretto a vivere in un monastero e gli avrebbe impedito di continuare il suo viaggio.

Il suo sogno, da sempre, è però quello di raggiungere il Messico, dove si trasferisce nel 1990. Aveva già l’idea di dare vita a una “Charity”, un’associazione civile senza fini di lucro «dove il dio denaro non è la cosa più importante, ma il “compartire” (condividere ndr) un po’ di quello che abbiamo».

Nelle sue pratiche usa l’agopuntura, il massaggio, le mani, fino a piume e incenso: il fumo può essere utilizzato per «curare un campo energetico», dice ancora nell’intervista al quotidiano.

Una cosa gli preme sottolineare è la differenza tra un brujo (stregone ndr) e uno sciamano. Il “brujo”, spiega, ha degli interessi personali. Anche se non si tratta necessariamente di soldi, quando è richiesto il suo intervento deve avere un corrispettivo. Mentre lo sciamano, dice, «è al servizio dello spirito».

Il legame con le sue radici, con Palermo e con la Sicilia non si è però mai reciso. Ce lo racconta Massimo Zito, presidente dell’associazione "Tconzero-centro culturale Isidoro Fogazza".

Con lui ha messo in campo un progetto che porterà lo sciamano a Palermo almeno una volta l’anno. «L'ho conosciuto a Palermo, in quanto fratello del mio professore di filosofia Isidoro Fogazza, e in seguito durante i miei viaggi – racconta Zito -. Sono stato con lui nel deserto diverse volte.

A Sud del Messico, vicino a Puerto Escondido, ha fondato un centro di salute globale. Qui si occupa di bambini e anziani dei villaggi circostanti, realtà poverissime, in modo gratuito.

Si è scoperto nel terreno acquistato da lui, dove ha sede l’associazione “Nijo”, del vasellame risalente al periodo pre-ispanico, attribuibile agli huicioles. In molti che attraversano quelle terre, si fermano per celebrare lì una cerimonia.

Tra i riti che pratica c’è anche anche la danza del sole, che Fogazza ha studiato per 20 anni, seguendo le tradizioni principalmente dei lakota, ma che includono più tribù».

Da questo interessante scambio ne è scaturito uno studio che ha trovato parallelismi e legami tra le culture indigene del Messico e i Sicani.

Questo ha portato Fogazza e un altro “danzante”, Ulisse Garcia Morales, orginario del Messico, a Palermo, per unire il patrimonio di questa cultura con quella dei sicani. Eseguiranno dei riti pre-ispanici nelle grotte della Gurfa e Mangiapane dove sono stati trovati resti della cultura sicana. Riti della pioggia e del lampo, del cielo e della terra.

Sono state trovate correlazioni anche tra il co-patrono di Palermo Benedetto il Moro e Santa Rosalia, il vecchio e la fanciulla, con il loro Cristo nero e la Vergine di Guadalupe.

E ancora con il Genio di Palermo e la loro simbologia del serpente, che libera le emozioni. «Il serpente che morde il Genio di Palermo- aggiunge Zito - rappresenta le emozioni della terra che attraversano il corpo del saggio sciamano. Le osserva e accetta immobile il divenire, solo così va oltre ciò che passa».

"Connessioni" quindi, tra macrocosmo e microcosmo, tra l’uomo e la natura. Secondo questa visione, cantando, suonando e ballando si ringrazia e si celebra la vita. Un modo di vedere il mondo che «oggi interessa sempre di più i giovani, che hanno partecipato in tanti alle nostre iniziative», afferma Zito.

Durante il corso esperienziale, si va alla ricerca dell'"equilibrio nel movimento". «Ogni passo nel "tonal" (mondo conosciuto) è un passo nell'ignoto mistero - spiega -.

"Nagual" che circonda il tonal come il mare un'isola. È un'unità che viene vista parzialmente e separatamente. Non viviamo solo nella coscienza quotidiana.

Esiste il non conscio, (il non ancora conscio) il subconscio e il sopracosciente luminoso. È possibile allargare la visione di sé. Il nagual e il tonal, sono la nostra totalità inespressa».

Dopo avere organizzato tre giornate di cura e meditazione molto partecipate e una festa sicana-indigena molto coinvolgente, domenica 4 settembre, dalle 10.00 alle 19.00 è l'ultima occasione per partecipare al percorso di scambio culturale (che si ripeterà l'anno prossimo).
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