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Chi sta "dietro" La Rappresentante di Lista: il musicista e producer che non lascia Palermo

Musicista e produttore, dopo aver contribuito ad incrementare la qualità dei concerti in città, ha deciso di continuare con i giovani musicisti siciliani

  • 6 novembre 2022

Roberto Cammarata e Veronica Lucchesi (Foto di Giulia Bersani)

Ha iniziato come musicista e ancora oggi sale sul palco con la sua chitarra, ma è dietro le quinte che il lavoro di Roberto Cammarata si è sviluppato fino a renderlo un riferimento nel mainstream musicale italiano, prima come organizzatore di concerti, poi come produttore de "La Rappresentante di Lista", con cui è stato spesso in tour e due volte al Festival di Sanremo.

Era il 2006 quando fondò i Waines con Ferdinando Piccoli e Fabio Rizzo, un gruppo rock’n’roll molto apprezzato, che riuscì a suonare anche in Germania e in Olanda; seguirono gli Omosumo, con Angelo Sicurella e Antonio Di Martino (oggi Dimartino n.d.r.) e le collaborazioni con Ypsigrock e I Candelai.

Nel 2012 avvenne l’incontro con Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, allora entrambi attori, che a breve si sarebbero uniti per creare La Rappresentante di Lista.

«Ho conosciuto Dario durante l’occupazione del teatro Garibaldi, a cui stavamo partecipando attivamente – racconta Cammarata – era un attore di teatro e aveva da poco conosciuto Veronica, anche lei attrice. Insieme avevano scritto alcune canzoni e ho proposto di registrarle per fare una demo. Ho chiesto in prestito ad amici le attrezzature necessarie e conoscevo solo le nozioni base per registrare, ma quella demo è diventata un disco ristampato più volte ed anche l’esordio de LRDL».
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Una collaborazione che per Cammarata, fino ad allora in studio solo come musicista, è l’inizio di un nuovo percorso da produttore. Quel primo disco, "(Per la) via di casa", ha rappresentato un passaggio importante e, visti i risultati raggiunti, anche una svolta.

Nel ruolo di produttore Cammarata conserva ancora il punto di vista del musicista o del fruitore di musica e ragiona sulle scelte da fare insieme agli artisti con cui sta lavorando.

«Stento a definirmi produttore, uno di quelli che ha sempre la soluzione – afferma – mi piace quando c’è reciprocità e a volte ho l’impressione di imparare più di quello che posso insegnare, soprattutto quando lavoro con persone molto giovani e talentuose com’è avvenuto con Dario e Veronica».

Oggi Roberto Cammarata si trova spesso in ambienti diversi rispetto ai live club in cui è cresciuto. Il successo de LRDL ha portato inevitabilmente dei cambiamenti, avvicinandolo ai grandi eventi nazionali, fra tour, classifiche e festival di Sanremo.

Lavorare tanti anni nei piccoli club è stato molto importante e formativo, a volte pensa che la musica indie degli anni 2000, da cui proviene LRDL, e il mainstream di oggi siano quasi due mestieri diversi, perché «sono dinamiche differenti – spiega – di solito quando si suona in club da 200 persone c’è una maggiore interazione con il pubblico e anche con chi organizza, non è paragonabile ai grandi eventi a cui ci siamo trovati a partecipare, dove tutto è molto professionale ma altrettanto rigoroso».

Il Festival di Sanremo de LRDL sono stati particolari a causa della pandemia, perché se si fosse verificato un caso di positività all’interno del team, l’artista sarebbe stato squalificato.

«Eravamo reclusi nelle nostre camere d'albergo, vicino al teatro Ariston, con il divieto di incontrare qualcuno delle crew di altri artisti – ricorda il produttore - quindi c’era molta cautela ed era anche un po' surreale. Invece il Sanremo di quest’anno l’ho vissuto più serenamente.

Ma a Sanremo ci sono finito perché mi ci ha portato La Rappresentante di Lista, non era una mia ambizione né mi interessava quel tipo di evento, però è stata un’esperienza interessante, che mi ha mostrato tanti pregi e limiti della scena musicale italiana».

Roberto Cammarata vive con piacere ciò che accade nel suo lavoro, senza pianificare troppo o avere obiettivi precisi, non ragiona in termini aziendali di crescita, ma guarda alla qualità di ciò che fa e al significato che ha per lui ogni progetto.

«Mi piace farmi stupire dagli eventi – dice – mi è capitato che le cose accadessero e che, un po' per casualità, un po' per fortuna, un po' per bravura, prendessero anche strade inaspettate».

Gli piace pensare che continuerà ad essere così, senza avere in mente un percorso preciso, però ha sempre bisogno di nuovi stimoli «sia per rendere bene che per divertirmi, perché se mi annoio questo lavoro non riesco a farlo».

In questo periodo è impegnato nell’apertura del suo nuovo studio di registrazione e ha deciso di continuare a puntare su Palermo e su ciò che questa città può esprimere. Sta producendo il disco di Stefano Barigazzi ed ha in cantiere alcune produzioni e collaborazioni con giovani artisti.

«È una bella scommessa – afferma – ma penso davvero che valga la pena sviluppare e spingere le migliori energie della nostra terra. Non sono uno di quelli che si trasferisce a Milano, tengo molto a coltivare sul mio territorio, come dimostra anche la mia collaborazione decennale con Ypsigrock e I Candelai».

A Palermo quello di Cammarata è un ruolo chiave, perché negli ultimi anni ha avuto molti contatti diretti con altri artisti e promoter nazionali, stringendo rapporti di amicizia con tanti addetti ai lavori, che possono rendere più facile la realizzazione di alcuni progetti.

Come organizzatore di concerti ha contribuito ad incrementare e migliorare la qualità delle proposte live in città e a realizzare una programmazione interessante e coraggiosa, con artisti che pochi mesi dopo, inaspettatamente, sarebbero stati sul palco dell’1 Maggio o del festival di Sanremo.

«Ma il pubblico palermitano è poco curioso riguardo queste intuizioni che hanno avuto i Candelai o altri operatori musicali – spiega – abbiamo portato per la prima volta nomi nazionali, anche se allora poco conosciuti, come Ghemon o Coma Cose; due mesi dopo magari avevano una hit radiofonica e la gente ci chiedeva se pensavamo di farli suonare a Palermo, per cui lavorare sulla risposta del pubblico è diventata una priorità».

Fra i motivi d’orgoglio c’è aver portato Mark Lanegan (scomparso nel febbraio 2022) ai Candelai, per la sua unica volta in Sicilia nel gennaio 2020 e gli piacerebbe fare diventare proprio I Candelai un luogo dove occasioni del genere, con artisti di questo livello, possano accadere più spesso possibile.

Adesso che la scena musicale palermitana è molto vitale e i giovani musicisti scelgono di restare a Palermo, il percorso di Roberto Cammarata può essere un esempio di come con caparbietà, professionalità e tanta volontà si possano realizzare progetti importanti.

A fine anni ’90, quando era un giovane musicista, era difficile identificare delle figure a cui affidarsi per le proprie produzioni, «sembrava che partissimo da zero, non vedevamo predecessori – racconta – ma io e qualcun’altro della mia generazione avevamo preso questo lavoro sul serio e ci siamo impegnati dedicandogli le nostre migliori energie. Oggi ci sono tanti professionisti e un giovane artista ha finalmente la possibilità di scegliere a chi affidarsi».

Per lavorare in ambito musicale, ritiene sia necessario riuscire a dare alla musica la giusta collocazione nella propria vita, perché se è davvero importante occorre dedicarsi interamente e «così come si studia tanti anni per diventare medico o avvocato, c’è da studiare molto anche in questo campo – sostiene – in qualunque ruolo, artistico, di produzione o organizzativo, rimanendo umili e imparando sempre».

Adesso, musicalmente, c’è molta attenzione verso Palermo, anche grazie a progetti diventati importanti, «ma sono artisti in giro da circa dieci anni – ribatte – oggi occorre individuare le nuove leve, quelli che saranno i nuovi Nicolò Carnesi, Dimartino, LRDL, o i tanti artisti hip-hop e urban: c’è una scintilla creativa che bisogna valorizzare e non disperdere».
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