Ci vedi sopra di tutto (tranne le bici): il caso delle piste ciclabili a ostacoli in via Oreto
Un vero e proprio manifesto di tutte le contraddizioni della mobilità a Palermo: un percorso a ostacoli che racconta il caos di una realtà che fa fatica a cambiare
È deserta, a tratti incompleta, e utilizzata come parcheggio. Se vi state chiedendo di cosa stiamo parlando la risposta è una: la pista ciclabile di via Oreto. Pensata per collegare la stazione centrale ai poli ospedalieri (Policlinico e Civico) e alla cittadella universitaria, lo scenario che si presenta oggi, a poco più di un anno dalla sua realizzazione, è sempre lo stesso.
Un vero e proprio manifesto di tutte le contraddizioni della mobilità cittadina: un percorso a ostacoli che racconta il caos di una realtà che fa fatica a cambiare.
Sul tracciato (che comprende via Tommaso Fazello, via Vincenzo Errante, via Paolo Perez, via Carlo Pisacane, via Salomone Marino, via Delle Cliniche, via Machiavelli, via Pietro d'Aragona, via Filiciuzza, Corso Tukory, via Ernesto Basile e via Brasa) di sicuro c’è che ciclisti non ne vedi.
Dieci chilometri di ciclovia, 2,3 milioni di euro di spesa complessiva e una sensazione diffusa: quella di un’opera lasciata a metà (piste bidirezionali che improvvisamente diventano a senso unico), ma soprattutto adottata dai cittadini in modo curioso. A seconda dell’esigenza di ognuno, può diventare una sosta per auto, un tracciato dove esporre scooter, bici elettriche, minimoto o un’area dove poggiare lo stand della propria attività commerciale e perché no, anche un percorso pedonale.
«Siamo d’accordo sul fatto che Palermo abbia bisogno di ciclovie – spiega Antony Passalacqua, vicepresidente di Mobilita Palermo – soprattutto in quartieri che soffrono la mancanza di spazi verdi. Ma qui il problema è l’insieme di criticità: la manutenzione insufficiente, i cespugli che invadono il percorso, l’assenza di controllo da parte dei vigili e una comunicazione praticamente inesistente».
Secondo l'esperto di mobilità, in concomitanza con la realizzazione delle piste sarebbe stato necessario attuare un progetto di sensibilizzazione dei cittadini sull'utilizzo della bicicletta: un mezzo di locomozione, si può tranquillamente dire, sconosciuto ai palermitani.
Accanto ai percorsi green, in via Paolo Emiliani Giudici a lasciare sbigottiti è il tracciato al centro della carreggiata. In questo caso, spiega Passalacqua, «non si tratta di una pista ciclabile bensì di una bike lane: è un percorso promiscuo che segnala agli automobilisti la possibile presenza di biciclette. Soluzioni simili esistono anche a Milano e Firenze. Nulla di sconcertante».
In via Oreto, all’angolo con via Francesco La Colla, il tracciato su strada si interrompe per proseguire sul marciapiede: il tratto in questione presenta diverse irregolarità, oltre ad essere continuamente invaso da motocicli in sosta.
«Le attuali aree pedonali e piste ciclabili, oltre ad essere poca cosa rispetto alla superficie comunale, sono continuamente violate da parte dei veicoli a motore e non autorizzati – sottolinea Dario Stellino, portavoce della Consulta della bicicletta Palermo – tutto ciò disincentiva la mobilità sostenibile e per questo è necessario da un lato aumentare e rendere efficace l'azione di controllo, dall'altro potenziare anche il trasporto pubblico locale».
Un vero e proprio manifesto di tutte le contraddizioni della mobilità cittadina: un percorso a ostacoli che racconta il caos di una realtà che fa fatica a cambiare.
Sul tracciato (che comprende via Tommaso Fazello, via Vincenzo Errante, via Paolo Perez, via Carlo Pisacane, via Salomone Marino, via Delle Cliniche, via Machiavelli, via Pietro d'Aragona, via Filiciuzza, Corso Tukory, via Ernesto Basile e via Brasa) di sicuro c’è che ciclisti non ne vedi.
Dieci chilometri di ciclovia, 2,3 milioni di euro di spesa complessiva e una sensazione diffusa: quella di un’opera lasciata a metà (piste bidirezionali che improvvisamente diventano a senso unico), ma soprattutto adottata dai cittadini in modo curioso. A seconda dell’esigenza di ognuno, può diventare una sosta per auto, un tracciato dove esporre scooter, bici elettriche, minimoto o un’area dove poggiare lo stand della propria attività commerciale e perché no, anche un percorso pedonale.
«Siamo d’accordo sul fatto che Palermo abbia bisogno di ciclovie – spiega Antony Passalacqua, vicepresidente di Mobilita Palermo – soprattutto in quartieri che soffrono la mancanza di spazi verdi. Ma qui il problema è l’insieme di criticità: la manutenzione insufficiente, i cespugli che invadono il percorso, l’assenza di controllo da parte dei vigili e una comunicazione praticamente inesistente».
Secondo l'esperto di mobilità, in concomitanza con la realizzazione delle piste sarebbe stato necessario attuare un progetto di sensibilizzazione dei cittadini sull'utilizzo della bicicletta: un mezzo di locomozione, si può tranquillamente dire, sconosciuto ai palermitani.
Accanto ai percorsi green, in via Paolo Emiliani Giudici a lasciare sbigottiti è il tracciato al centro della carreggiata. In questo caso, spiega Passalacqua, «non si tratta di una pista ciclabile bensì di una bike lane: è un percorso promiscuo che segnala agli automobilisti la possibile presenza di biciclette. Soluzioni simili esistono anche a Milano e Firenze. Nulla di sconcertante».
In via Oreto, all’angolo con via Francesco La Colla, il tracciato su strada si interrompe per proseguire sul marciapiede: il tratto in questione presenta diverse irregolarità, oltre ad essere continuamente invaso da motocicli in sosta.
«Le attuali aree pedonali e piste ciclabili, oltre ad essere poca cosa rispetto alla superficie comunale, sono continuamente violate da parte dei veicoli a motore e non autorizzati – sottolinea Dario Stellino, portavoce della Consulta della bicicletta Palermo – tutto ciò disincentiva la mobilità sostenibile e per questo è necessario da un lato aumentare e rendere efficace l'azione di controllo, dall'altro potenziare anche il trasporto pubblico locale».
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