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Ci vivono 4 specie uniche al mondo, è a due passi da Palermo: le meraviglie di Capo Gallo

Un luogo dove immergersi totalmente nel verde, lasciandosi alle spalle il caos cittadino che con il suo fascino, attrae turisti, amanti della natura e del trekking

  • 23 aprile 2023

La Riserva naturale di Capo Gallo

Un gioiello prezioso a pochi passi da Palermo. A circa 12 chilometri dal Teatro Massimo, per la precisione. Un vero e proprio "scrigno delle meraviglie": ospita diverse specie di mammiferi, rettili, anfibi, volatili.

Non solo fauna però: l’area vanta, infatti, rarità presenti, soltanto, nel suo perimetro e in nessun’altra parte del mondo. La Riserva Naturale di Capo Gallo con il suo fascino, attrae turisti, amanti della natura e del trekking. Un luogo dove immergersi totalmente nel verde, lasciandosi alle spalle il caos cittadino.

Purtroppo, però, non si può vivere la Riserva al 100%: quello che potremmo definire il suo cuore, ovvero il tratto da Barcarello fino all’estremità settentrionale di Capo Gallo, è interdetto, infatti, alla pubblica fruizione per rischio caduta massi.

«Quando arrivai, a Palermo, nel 2008 – racconta il professor Riccardo Guarino, associato di Botanica Ambientale e Applicata dell’Università di Palermo – la Riserva di Capo Gallo era diventata la meta elettiva delle mie prime esplorazioni nella Sicilia Nord occidentale. L’area vanta ben 4 specie esclusive, che vivono soltanto sulle rupi di Monte Gallo e in nessun altro luogo al mondo».
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La più “celebre” tra queste è l’Hieracium lucidum, una specie a fiori gialli che sbocciano nel tardo autunno. C’è, poi, la Genista gasparrini, "imparentata" con altre ginestre non pungenti, la più vicina delle quali si trova ad Isnello.

E, ancora, l’Anthemis ismelia: «Si tratta di una bella margheritona, che ricorda un po’ gli Argiranthemum delle Canarie, ma questa qui è proprio mediterranea», prosegue Guarino.

Chiude il poker dei 4 gioielli esclusivi di Capo Gallo il Limonium panormitanum: «In genere – spiega l’esperto - i rappresentanti del Limonium sono legati ad ambienti strettamente costieri e fortemente influenzati dall’aerosol marino, ma, in questo caso, siamo di fronte ad una specie rupicola che sale fino quasi a 600 metri lungo le pareti che sovrastano la località Malopasso».

Ma come mai la Riserva affascina così tanto? Qual è il suo segreto? «Tutti vanno a Capo Gallo – prosegue l’esperto – non solo per l’indubbio interesse geologico, naturalistico e ambientale, ma soprattutto perché, istintivamente, lo percepiamo come un luogo bellissimo.

Per capire le ragioni, dobbiamo chiederci perché vengono istituite le aree protette. Negli ultimi decenni, per esempio, ne sono nate migliaia in tutta Europa. Sono luoghi che, oggi, non suscitano più sgomento, ma ispirano un istinto di protezione. Sono, inoltre, diventate, nel tempo, aree percepite come rassicuranti, dove si venera la bellezza della Natura e degli ecosistemi».

Una catarsi, insomma, a pieno contatto con la natura: «C’è un “ma” – conclude il professor Guarino -. Molti vivono le aree protette come un parco divertimenti, dove andare a correre o a svagarsi, come se fossero aree fitness di un parco urbano. Mettono, così, questi luoghi sullo stesso piano di altre forme di intrattenimento e guardano alla natura come se stessero guardando la televisione.

Ritengo, inoltre, che le amministrazioni non sappiano gestire, al meglio, la bellezza di Capo Gallo. Vietarne la fruizione non è la soluzione al rischio caduta massi, così come non lo è l’installazione di mastodontiche barriere paramassi, come è stato fatto a Monte Cofano.

Non è corretto pretendere che chi amministra le aree protette debba garantire la sicurezza dei visitatori. Le riserve naturali sono istituite per proteggere la flora, la fauna e gli ecosistemi locali, e spesso possono presentare pericoli naturali, come terreni scoscesi, sentieri scivolosi o presenza di animali selvatici, che potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza dei visitatori.

La chiusura temporanea di una riserva può essere necessaria per rispettare il periodo riproduttivo di qualche specie particolarmente “stressata” dalla presenza umana, oppure in caso di condizioni meteorologiche avverse o altre emergenze, ma la chiusura non può essere protratta come avviene attualmente».

«La Riserva di Capo Gallo è un patrimonio della città, o meglio dell’umanità, perché racchiude, in pochi chilometri quadrati, una biodiversità incredibile – racconta Emanuele Rinaldi, agronomo e membro del comitato cittadino “Mare di Sferracavallo”-. Viene visitata da esperti, studiosi ed eco turisti proprio per le specie vegetali elitarie che la caratterizzano e i suoi endemismi puntiformi.

Non credo che, nel panorama nazionale, possano esserci aree con una così elevata naturalità a pochi passi da un tessuto urbano. Come comitato ci occupiamo di salvaguardia, promozione e conoscenza delle risorse ambientali e delle bellezze presenti nel territorio di Sferracavallo, e lo faremo anche attraverso diversi eventi divulgativi che si svolgeranno nel corso di tutta l’estate.

L’obiettivo è anche quello di dire che vogliamo che la Riserva di Capo Gallo torni aperta e fruibile al pubblico, proprio per questo pensiamo sia indispensabile studiare un modo per poterla fruire in maniera controllata e sicura».
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