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Dal borgo "delle Furie" in Sicilia ammiri le Eolie: qui c'è la villa che sembra un castello

Nei dintorni del villaggio divagando un po’ sulla strada statale, sul fianco di una collina si nota un’apparizione fiabesca. Una struttura candida con alte palme ai lati

Santo Forlì
Insegnante ed escursionista
  • 8 febbraio 2024

Domenica 21 gennaio con il gruppo escursionistico P.F.M. con partenza dalla magnifica spiaggia di Rodia, fra la più belle del messinese, costituita di sabbia bianca finissima che costituisce un gradevole contrasto cromatico con il blu del mare, siamo partiti costeggiando il torrente omonimo alla volta di Castanea delle Furie, borgo collinare a circa dieci chilometri da Messina centro.

A causa dei recenti periodi siccitosi la parte finale dell’alveo era divenuta completamente asciutta essendo la poca acqua scomparsa nella sabbia. Pertanto abbiamo proseguito per un "Erbal fiume silente" come ha detto il poeta.

Solo dopo qualche chilometro comparivano pozze e chiazze d’acqua a ravvivare il paesaggio. Pure la vegetazione, fra cui il finocchietto selvatico, scontava un ritardo rispetto all’anno prima.

Tuttavia lungo le prode resistevano dei canneti anche se un po' meno verdi e folti del solito. Abbiamo abbandonato il greto del fiume ed abbiamo intrapreso la strada della collina, alcuni tratti in terra battuta, altri quelli più vicini al centro abitato asfaltati, così siamo giunti a Castanea, l’appellativo delle Furie non deriva dalla pur nota ventosità del luogo, ma dalla sua perifericità rispetto alla città (ad foras).
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Questa località è meta di villeggiatura di illustri famiglie, la cui permanenza nel villaggio è testimoniata da numerose ville. Fra l’altro prima del terremoto del 1908 vi ha soggiornato il Kaiser Guglielmo II in cui onore esiste ancora una lunga panchina in pietra e cemento chiamata il Guglielmone.

Arrivando nel borgo si nota il profondo solco del fiume, con i ruderi di un acquedotto ormai in disuso. Si notano pure delle verdeggianti palme.

Ci siamo fermati nell’ampia piazza su cui svetta la chiesa Madre con la tipica alta torre campanaria che termina con i merli come un castello medioevale. Nei dintorni del villaggio divagando un po’ sulla strada statale (ogni volta che ci passo in automobile non posso fare a meno di fermarmi) sul fianco di una collina si nota un’apparizione fiabesca, una villa con delle alte palme ai suoi lati; l’eleganza della candida facciata spicca in mezzo al verde degli alberi circostanti.

Si tratta di Castel Vinci architettura eclettica che risale alla prima fase della ricostruzione di Messina dopo il terremoto del 1908. Il repertorio decorativo della villa richiama uno stile medievaleggiante con torrette, bifore e fregi grotteschi.

Dopo avere completato la nostra colazione al sacco integrandola con dei buonissimi cannoli di ricotta della locale pasticceria, abbiamo proseguito il nostro cammino portandoci fuori dell’abitato e dopo avere ammirato un bel parco di pini su un poggiolo sulla nostra sinistra, sulla destra ci siamo diretti verso un altro su cui sorge la chiesetta della Tonnara, che prende questo nome perché è prospiciente alla lontana e più famosa Chiesa del Tindari che si scorge sul promontorio in lontananza.

Da questa chiesa si gode un’amplissima visuale che spazia da capo Milazzo fino allo Ionio.

Qui è forse il migliore luogo di osservazione per ammirare le isole Eolie che sono allineate davanti: Panarea proprio in linea retta, più su Stromboli col suo caratteristico pennacchio di fumo, più giù Salina e Lipari seminascosta.

Dopo questa sosta panoramica abbiamo intrapreso la via del ritorno del nostro percorso ad anello che ha compreso dapprima un pianoro coperto di siepi e piante xerofile.

Dopo abbiamo imboccato una discesa percorrendo un antico tratturo ormai invaso da piante spinose come i pruni selvatici e le pyrocanthe per cui ci siamo presi qualche ruvida carezza sul viso e sulle mani, ma ci siamo consolati con la vista sull’azzurro mare che ci ha accompagnato per buona parte del percorso.
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