ITINERARI E LUOGHI
Dal Vicolo dei fiori arriva fino al Castello: il (nuovo) percorso nel borgo in Sicilia
Un gesto d'amore trasforma in bellezza il centro a due passi da Palermo, già ricco di chiese e monumenti. Un luogo attrattivo per i turisti e vivibile per i cittadini

Giusy Musso nel "Vicolo dei fiori" a Carini
Si inizia da piccole cose, dal pulire gli spazi davanti a casa propria, da una piazza che torna a risplendere grazie all'impegno di tutti.
La storia che raccontiamo oggi invece parte da un vicolo del centro storico di Carini, una cittadina in provincia di Palermo che d'estate si anima di turisti.
Questo luogo, prima stretto e angusto, presto diventa nell'immaginario collettivo il Vicolo dei fiori e piano piano dà vita a quello che oggi è diventato un vero proprio itinerario.
A Carini nasce un percorso urbano che dal Vicolo dei Fiori arriva al Castello la Grua Talamanca coinvolgendo diverse vie del tessuto del centro storico, i residenti e le attività produttive che si trovano nell'area.
Ciò dimostra come un piccolo gesto d'amore e civiltà possa trasformare in bellezza ciò che lo circonda. Un luogo sempre più attrattivo per i turisti e più vivibile per i cittadini, già ricco di chiese e monumenti da ammirare.
Come dicevamo, dietro a questi processi trasformativi ci sono le persone, i cittadini che, stanchi di aspettare che tutto cambi, si spendono per il proprio territorio.
I protagonisti di questa storia sono Giusy Musso, responsabile legale del comitato cittadino La Carini che vorrei e storie dal Vicolo dei Fiori e il Comune di Carini.
Una donna intraprendente, con una forte sensibilità morale e dotata di mentalità imprenditoriale.
Il suo sguardo curioso verso il mondo, le ha permesso di intraprendere un viaggio interiore, difficile ma nel contempo meraviglioso, che le ha dato consapevolezza e senso all'esistenza, anche se il suo vissuto è costellato di sofferenze, porte chiuse e idee non ascoltate.
Quattro anni fa, da sola, ha iniziato la rigenerazione di Vicolo1, poi via Lanza (oggi nota come Vicolo dei Fiori) insieme ad altre vie del quartiere San Lorenzo, con l'obiettivo di sensibilizzare i cittadini sul tema del degrado urbano e sociale, invitandoli alla cura dei luoghi in cui vivono.
«I simboli della resilienza, della rinascita e dell'amore raccontano il Vicolo dei fiori - dice l'imprenditrice -. La storia ci insegna a smontare il nostro immobilismo, ad assumerci la responsabilità delle nostre decisioni, su quali valori e prospettive ci vogliamo mettere in gioco per iniziare nuove sfide e approcci che possano rafforzare la fiducia nel futuro».
Un vicolo ecofriendly che prende forma in linea con i tempi, all'insegna della sostenibilità. «Non volevo creare solo un'oasi verde per migliorare la qualità dell'aria - racconta Giusy - ma un modello di spazio pubblico reinventato, per coinvolgere la comunità, socializzare con i residenti, organizzare eventi e promuovere la mobilità sostenibile e l'uso dei materiali riciclati».
Oggi il Vicolo in parte è stato chiuso al traffico e c'è una nuova panchina.
Fiori, installazioni artistiche e opere di street art che raccontano la storia dei luoghi ora abbelliranno via Terravecchia, via Conceria (cortile dell'Immacolata), via Trento (con la casamatta), via Montegrappa, via Trieste, via Marchiano, via Della Libertà, via Baiada e via Castello.
Il progetto prevede anche la realizzazione di eventi culturali e concerti itineranti, oltre ad attività di artigianato e animazione.
La prima opera viene realizzata a fine giugno da Domenico Cocchiara, autore di numerosi murales e opere in tutta la Sicilia, che trasformano spazi urbani e rurali in scenari di grande impatto visivo ed emotivo, arricchendo territori con interventi che rendono omaggio alla cultura e all’identità locale.
Il primo omaggio all'antica toponomastica "Calatedda ri capri" sarà nella palazzina celeste ad angolo tra corso Garibaldi e via Della Libertà con le capre girgentane del Maestro Cocchiara.
«Il percorso turistico in itinere - dice Giusy - sarà un viaggio nella storia del quartiere, una storia che metterà in risalto gli antichi mestieri, le tradizioni, la toponomastica. L'obiettivo è valorizzare l'identità locale, creare senso di appartenenza, rendere più attrattivo il territorio per i giovani, i turisti, gli investitori, stimolando così l'economia locale e distinguendolo da altri».
Per lei scrivere o rivedere l'identità locale significa conservare e tramandare il vissuto dei nostri genitori e nonni alle nuove generazioni. Un impegno che «necessita tanto studio, un'attenta visione culturale e urbanistica, una forte sensibilità morale per percepire ciò di cui indipendentente dal proprio interesse il territorio ha bisogno».
Per relazionarsi ai luoghi, fare esperienza per comprendere significati,simboli e memoria. «È questo che cercano i turisti - aggiunge -. Vivere la vita locale, quella dei nostri ricordi e avere il privilegio di tornare, sentendo di essere stati siciliani per il tempo di un sogno.
Non sarà un percorso finalizzato alla "turistificazione" come succede spesso nelle città ma un nuovo modo di far vivere la città, la sua cultura e le sue tradizioni. In alcune vie,dopo la rigenerazione, si crearanno percorsi esperienziali».
Adesso il suo desiderio è quello di continuare a lavorare per «la Carini che vorrei e migliorare con il supporto dell'amministrazione comunale, (che ringrazio per la fiducia), la qualità del decoro urbano, il contesto ambientale per ridurre situazioni di degrado e di emarginazione sociale».
È una vicenda che racconta di quel desiderio di cambiamento, proprio quella "fame di vita" di cui parlava Paolo Crepet qualche giorno fa a Palermo presentando il suo nuovo libro.
«Sento che il Vicolo è entrambe le cose: un percorso e un viaggio interiore - conclude -. È un viaggio interiore perchè inizia con l'atto di consapevolezza di voler cambiare, ma allo stesso tempo è un percorso, perchè è un inizio che parte da te.
E man mano che si arriva alla fine del vicolo, diventa un movimento verso la città e poi la sua comunità. È una stratificazione orizzontale di decisioni e prese di coscienza che sono arrivate lavorando nel tempo».
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