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Dalla farmacia ai luppoli: la prima "mastra" che produce birra artigianale in Sicilia

«Facciamo la birra, non facciamo la guerra!» è il motto dei "Fratelli birrafondai" di Misterbianco. Ecco la storia di Santa Di Caro e della sua passione nata quasi per gioco

  • 28 marzo 2021

Santa Di Caro

Era una calda giornata d’estate quando, ormai quasi dieci anni fa, Santa Di Caro ricevette una stramba telefonata dal fratello più piccolo, «birrofilo impenitente», che le chiedeva «Mi aiuti a fare la birra a casa?».

Inizia così la storia della prima mastra birraia siciliana: un po' per gioco, un po' per curiosità e con quel pizzico di «follia» che serve sempre per arrivare in cima alle vette più alte.

A Santa, poi, non è mancata neanche l’intraprendenza. Non se l’è fatto ripetere due volte e, insieme a suo fratello Rosario, ha subito invaso la cucina della madre, facendola diventare laboratorio dei loro esperimenti.

Armeggiando con pentole, pentoline e termometri, come dei piccoli chimici, hanno quindi cominciato a scoprire formule, ricette e segreti di un mondo che oggi è a tutti gli effetti il loro mondo.

D’altronde Santa è una farmacista di professione e come tale ha una naturale predisposizione per le combinazioni chimiche, miscele e composizioni: mai si sarebbe aspettata, però, che un gioco nato per caso si potesse trasformare in una passione tanto travolgente da non mollarla più.
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«Come due pazzi», lo dice ridendo, presi dal trasporto e dalla curiosità verso una delle bevande più famose al mondo, nel giro di qualche mese sono riusciti quindi a ottenere dei fondi europei con i quali hanno dato vita, nella loro Misterbianco, ai “Fratelli birrafondai”. Così, di punto in bianco. Si sono buttati a capofitto in un’impresa con un motto ben preciso: «Facciamo la birra, non facciamo la guerra!».

Più facile a dirsi che a farsi, ovviamente.

«Non so quanti litri di birra abbiamo buttato all’inizio. Seguivamo tutti i passaggi in modo impeccabile, eppure era imbevibile!» - racconta Santa prendendosi in giro da sola e ripensando ai momenti iniziali di quest’avventura.

Soltanto la gavetta, lo studio senza sosta, le sperimentazioni e i litri su litri di assaggi le hanno permesso di raggiungere il livello di oggi e di competere con i numerosi mastri birrai della zona che, a poco a poco, li «andavano schiacciando» con i loro birrifici e che, peraltro, la «guardavano con sospetto misto a curiosità».

Già, perché «pur essendo la birra nata grazie alle donne, quello del mastro birraio viene ancora visto come un lavoro da uomini» e per questo è ancora più difficile farsi valere. Santa, però, non si è «mai data per vinta», neanche nei momenti più duri, ed è andata dritta per la sua strada.

Strada che li ha portati a vincere, nel 2019, il “Luppolo d’oro” con la loro ormai famosa birra “Ciaurusa”.

«Quando è arrivato il messaggio del riconoscimento, non l'avevo mica capito perché comunque è un premio nazionale e non me l’aspettavo - racconta -. È stato il fratello ad aiutarla dicendole «Ma l'hai capito cos'è il Luppolo d’oro e che abbiamo vinto?».

È così Santa, ancora incredula ed emozionata per quello che sono riusciti a costruire nel giro di poco tempo, partendo da zero e con grandissima fatica. Dagli iniziali 7.000 litri all’anno, oggi sono arrivati a produrne 50.000 e sono conosciuti in tutta Italia, per quanto la distribuzione avvenga soltanto nella nostra regione.

Quello con la nostra terra, d’altronde, è un legame molto forte ed è la sua prima fonte di ispirazione: «Le birre emanano i profumi e gli odori tipici della Sicilia e sono tutte realizzate con la nostra testa, sono figlie dei nostri ricordi e delle nostre sensazioni.

Nella “Belladonna”, ad esempio, ho utilizzato le scorze dell’arancia amara della Piana di Catania pensando alle giornate che trascorrevo in campagna tra gli agrumeti insieme alla mia famiglia».

Ricordi che si mescolano a un’impronta decisamente femminile che rende le birre pensate e ideate da Santa (con nomi rigorosamente femminili e siciliani) delle «birre gradevoli, delicate e profumate proprio come le donne».

Ce ne sono già per tutti i gusti ma Santa, che si divide tra il lavoro di farmacista a Motta Sant’Anastasia, il birrificio e la famiglia, è comunque sempre all’opera per tirare fuori nuovi entusiasmanti ricette.

In anteprima possiamo dirvi che la prossima birra si chiamerà “Mandarina”: noi non vediamo l’ora di scoprirla, e voi?
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