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Dalla Sicilia a un'isola "gemella" per un sogno: così Massimo insegna (a 30 anni)

Un giovane appassionato che nel tempo si è dato anche alla ricerca di alcune fonti letterarie e qualche anno fa ha ritrovato testi perduti di Giovanni Verga dell'800

Jana Cardinale
Giornalista
  • 20 maggio 2025

Giorgio Auneddu, presidente dell'Accademia di Bella Arti di Sassari, al centro Massimo Bonura e a destra il diretrtore dell'Accademia Daniele Dore (foto di Federica Serra)

Da sempre ha desiderato lavorare in un’Accademia di Belle Arti, ritenendola un’istituzione che, al pari dell’Università, è massima espressione in Italia di insegnamento e di ricerca.

Un sogno che si è realizzato, e per ‘inseguire’ il quale, dalla sua Sicilia si è dovuto spostare nell’isola ‘sorella’, la Sardegna, esattamente a Sassari.

Massimo Bonura ha 30 anni, è laureato in Filosofia e Storia all’Università di Palermo, e adesso, dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in Medium e Medialità, sta vivendo il suo primo anno da insegnante all’Accademia di Belle Arti "Mario Sironi", dove è docente di Teoria e metodo dei mass media, in due corsi seguiti complessivamente da una quarantina di studenti, alcuni dei quali sono suoi coetanei, e dove resterà fino a fine ottobre, con possibilità di rinnovo dell’incarico per altri due anni.

Un’esperienza di cui è entusiasta, e sulla quale dice: «Un siciliano, si sa, è e resta sempre legato alla propria terra, da cui staccarsi non è mai semplice, ma la Sardegna, pur se non gemella, è, appunto, un’isola sorella, e tutti gli isolani si ritrovano in comune una forza che generalmente chi vive nel cosiddetto "continente" ha meno.

La mia vita adesso non è come in Sicilia, ma devo dire che la Sardegna è una terra di grande valenza cinematografica, qui si scrivono e si girano molti documentari, che io apprezzo in modo particolare».

Massimo Bonura, infatti, ha sempre nutrito un interesse spiccato per i media e il suo focus è sempre stato la ricerca accademica inerente ai media attraverso il cinema e il fumetto.

Nel tempo si è dato anche alla ricerca di alcune fonti letterarie che si potrebbero definire perdute. Qualche anno fa ha ritrovato, cioè, dei testi perduti di Giovanni Verga usciti nell’800 ma che erano seppelliti.

Non erano inediti, ma venivano cercati e sembra che nessuno li avesse più trovati, così ha anche pubblicato un libro che si intitola "Verga e i mass media", per Palermo University Press, che è l’editore di riferimento dell’Università di Palermo, con cui ha pubblicato in una collana anche il libro tratto dalla sua tesi di dottorato dal titolo "Avventurieri e donzelle coraggiose", relativo a come si è inserito il femminile e il maschile nel cinema d’animazione dei primi anni del ’900.

«Sono anni – dice - che cercavo di entrare in un’Accademia di Belle Arti per insegnare, e fin da piccolo volevo fare ricerca. Ho un legame di grande affetto e gratitudine con un mio ex professore delle scuole medie che è un grande collezionista di fumetti e che mi ha trasmesso la passione di collezionare e cercare qualcosa di raro e unico; si chiama Alfredo D’Asdia, e mi ha ‘iniziato a questa curiosità storiografica.

Anche il Liceo Classico che ho frequentato a Palermo, il Don Bosco Ranchibile, mi ha valorizzato molto dal punto di vista umano. Adesso per me il non plus ultra è davvero insegnare qui ai ragazzi».

E quest’interesse per il cinema e il fumetto lo ha visto esordire già da adolescente pubblicando alcuni articoli per una rivista molto nota che si chiama "Fumetto", edita da Anafi - associazione nazionale "Amici del Fumetto e dell'Illustrazione" - in cui puntava l’attenzione sul valore estetico e storico del fumetto.

Una propensione alla materia datata, per cui la sua massima aspirazione, come studioso, è quella di ricercare e scoprire i tesori perduti, anche nel cinema, o ciò di cui oggi non è rimasto nulla.

«Mi sono dedicato molto allo studio delle ‘forzute’ nel cinema muto italiano, che sono una rarità, e al riguardo ho scritto un articolo per la rivista di politica, economia e cultura ‘Il Ponte’, fondata dal padre costituente Piero Calamandrei».

Da siciliano, forse inevitabilmente, aggiunge una nota di ‘colore’ alla sua nuova vita in trasferta, evidenziando come in Sardegna gli manchino molto alcuni cibi tipici dello street food della sua città, ‘panelle, crocchè e arancine’ su tutti, ma dice di aver scoperto a Sassari nuove forme di cultura enogastronomica.

«Sono molto contento di essere qui, mi trovo bene con i colleghi, con il presidente e con il direttore. Questa è un’Accademia che si distingue, perché è composta da docenti di altissima formazione ed è immersa in un contesto socio culturale e artistico molto stimolante. Sassari è una città pulita, ordinata e interessante da tanti punti di vista.

Anche nei giorni festivi ho modo di visitare delle mostre allestite da colleghi, come quella realizzata al Museo d’Arte Contemporanea dal Laboratorio di pratiche curatoriali del Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell’Arte, che ha registrato tantissimi visitatori in poche ore nello scorso fine settimana, e devo dire che mi piacerebbe molto restare, perché è quello che penso di volere fare, perché ho studiato per questo.

L’Accademia è ben diretta dal professor Daniele Dore e presieduta dal professor Giorgio Auneddu Mossa, persone dal forte valore umano, che riescono a gestire, nonostante le difficoltà che possono presentarsi, al meglio un Ente di Alta Formazione giovane ma in continua espansione». Il collegamento con il mondo accademico è nel suo dna.

Massimo Bonura, già cultore della materia in Filosofia dell’arte con il professore Luigi Amato all’Accademia di Belle Arti di Palermo per circa un anno, dice che la realtà siciliana è di certo più grande e tra le più antiche e prestigiose tra le Accademie d’Italia, ma che quella di Sassari, per quanto minore, ha dalla sua parte la forza di riuscire a seguire in maniera approfondita lo studente e ad avere con questo un rapporto più diretto.

«Con gli studenti ho un buon rapporto. Ho insegnato per tanti anni materie letterarie alla scuola media, dove il clima è diverso, da maestro ad allievi che imparano qualcosa. Qui in Accademia il rapporto è certamente più dispersivo, ma trattandosi, appunto, di una realtà piccola, è permesso un legame più approfondito e meno informale».

A Palermo prima della trasferta sarda, Bonura aveva di recente partecipato con propri saggi a due pubblicazioni: una dal titolo ‘Autonomia estetica’, curata dai docenti Amato e La Mendola, e l’altra nella rivista ufficiale online dell’Accademia, che si chiama "Papireto", diretta dal professore Luigi Agus, altro studioso che ha peraltro collaborato con il presidente dell’Accademia di Sassari. «Pubblicazioni rivoluzionarie – dice - che mettono in evidenza il ruolo scientifico delle Accademie in Italia.

Con queste pubblicazioni Agus, Amato e La Mendola hanno contribuito alla valorizzazione culturale dell'arte». Aveva, inoltre, collaborato, scrivendo alcuni volumi sempre sul fumetto, con le Edizioni Ex Libris-Nova Media Comunicazione di Carlo Guidotti.

Oggi il suo lavoro è particolarmente apprezzato a Sassari, e sia il presidente Auneddu, che il Direttore, Dore, confermano: «Siamo soddisfatti di avere dei docenti come lui, giovani e di grande entusiasmo, in grado di conferire una ventata di freschezza e di qualità per la formazione degli studenti della nostra Accademia».
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