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Daniela e Celeste (e Vittoria) protagoniste di un film sui diritti Lgbt: da Palermo alla Tv

Nell’ultimo anno si è tanto parlato di “L’unione falla forse”: film documentario di Fabio Leli che racconta dell'Italia delle unioni civili tra favorevoli e contrari

  • 27 aprile 2018

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Un po’ per il crowdfunding, un po’ per la singolarità del suo approccio, nell’ultimo anno si è tanto parlato di “L’unione falla forse", il nuovo film di Fabio Leli, già regista di “Vivere alla grande" documentario sul gioco d’azzardo che ha fatto il giro di prestigiosi Festival.

Il suo sguardo, questa volta, cerca di comprendere appieno la distanza tra le coppie di fatto e i contrari, quelli per cui l’omosessualità è una devianza dell’individuo, all’indomani dell’entrata in vigore della legge Cirinnà, approvata il 20 maggio del 2016 ma effettiva solo dal 5 giugno di quell’anno.

Tra le famiglie incontrate dal regista, ce n’è anche una palermitana, quella di Daniela, sua moglie Celeste e di Vittoria, la figlia. Chiacchierando con la prima, viene fuori che non c'è stata alcuna interpretazione nel film di Fabio Leli.

«Si è trattato di un reality, più che di un film -commenta la coppia arcobaleno - Dovevamo solo vivere la nostra quotidianità, come i due ragazzi di Trani, coppia complementare alla nostra, nel film».
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Quasi in linea con la denominazione della legge (“Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e discipilina delle convivenze”), l’occhio del regista segue, ma senza invaderne la privacy, alcune famiglie arcobaleno, in tutto tre.

Il film-documentario tenta di rappresentare questa normalità che contrapposta alle altre, tante "normalità" del quotidiano, per giungere ad una riflessione, in primis quella dello spettatore, per meglio affrontare e parlare di omogenitorialità che, anche alla luce della vittoria politica di due anni fa, è sempre più frequente.

La ricerca del film, pertanto, si pone l’obiettivo di mettere di fronte tre famiglie omosessuali e vari movimenti associativi eterosessuali la cui voce è arrivata a programmi televisivi, pubblicità, campagne mediatiche via social e la cui preoccupazione concerne l’incolumità della famiglia tradizionale e dei suoi figli.

Si è cercato dunque di denudare uno stereotipo: non c’è mostruosità, solo normalità in una famiglia arcobaleno, oltretutto perfettamente integrata in una comunità, quella palermitana, che di certo non può essere catalogata come omofoba o anche solo scettica nei rispetti delle unioni civili.

«È una società molto più aperta di quanto si pensi - dice Daniela, che continua precisando come - ci sia un’accettazione totale nel quotidiano».

«Alla gente - conclude - non frega nulla il più delle volte. In Qatar, ad esempio, è stato bellissimo far giocare Vittoria con dei bimbi di una famiglia musulmana, che pure dovrebbe essere assai più chiusa rispetto a noi e al nostro modo di pensare».

La verità paga, insomma. È questo il motto di Daniela, che non vive con alcuna conflittualità il proprio status, riuscendo, insieme a Celeste, a crescere Vittoria in un ambiente sano e, con l’ausilio di prodotti come "L’unione falla forse", mostrare a tutti la semplicità del quotidiano di una famiglia come le altre.
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