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Documenti, "ferri", cimeli: un museo a Palermo rende omaggio alla storia dell'Arma

Si trova a due passi dal teatro Massimo in un bene confiscato alla mafia, oltre a testimoniare l’alto sacrificio dei caduti dell’Arma, all’interno si ammirano oggetti di “vita quotidiana”

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 22 aprile 2022

Si trova tra il Teatro Massimo e il Politeama e, più precisamente in via Principe Granatelli a Palermo in un bene confiscato alla mafia, ci riferiamo al Museo Storico dedicato all’Arma dei Carabinieri. All’interno della struttura museale, voluta e allestita dal Centro Studio Salvo D’Acquisto (Ce.S.D.), è possibile ammirare numerosi cimeli storici risalenti ai primi anni dalla fondazione del Corpo dei Carabinieri Reali, datata 1814 quando venne istituito, da Vittorio Emanuele I di Savoia, come unità militare con compiti di polizia.

Negli ampi saloni, visitabili, con ingresso gratuito, tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.30 alle 18.30, si possono ammirare splendide divise storiche in numerose vetrine tematiche. Tra queste segnaliamo quella dedicata al passaggio in Sicilia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa con numerose foto che rievocano il suo servizio in Sicilia.

Un’altra teca è riservata al Maresciallo Maggior Vito Jevolella, vittima della mafia nel settembre 1981 e medaglia d’oro al Valore Civile. La figlia Lucia, presidente del Centro Studi e dirigente scolastico di grande impegno, è tra promotori più attivi nelle iniziative di diffusione culturale presso la sala conferenze di cui è attrezzato il museo.
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In un’altra vetrina, sono custoditi i documenti che ricostruiscono l’eroico sacrificio del vice brigadiere Salvo D’Acquisto, insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare, quando nel 1943, nel corso della seconda guerra mondale, valorosamente si sacrificò per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste presso la Torre di Palidoro alle porte di Roma.

Ma oltre a testimoniare l’alto sacrificio eroico dei caduti dell’Arma, all’interno del museo si ammirano oggetti di “vita quotidiana”, molti di questi in dotazione ai carabinieri. Come le antiche manette in uso fino alla metà degli anni ’50 dette anche “manette per briganti”, completamente in ferro con filettatura centrale e “vite di fermata”. In altre vetrine sono esposti numerosi oggetti di uso comune che diventavano indispensabili per i militari impegnati per diverse spedizioni alla ricerca di malviventi spesso imboscati nelle campagne.

Tra questi segnaliamo il “vettogliamento da campo” e ancora gli apparati radio in dotazione fino agli anni ‘60. Particolare interesse storico rivestono i numerosi documenti di fine ‘800 e inizio ‘900 con le prime foto segnaletiche in bianco e nero di alcuni pericolosi banditi con affianco apposite “note” indicanti le caratteristiche fisiche del ricercato. In un angolo denominato “della memoria” sono affisse le foto di tutti i caduti siciliani dell’arma dei carabinieri. Qui si ripercorrono oltre cent’anni, della storia del nostro Paese. Per ogni foto è descritto il gesto eroico del singolo carabiniere diventato modello di virtù ed esempio per la nostra terra.

Ecco riconoscere i volti dei carabinieri morti nella “strage di Ciaculli”, il carabiniere Clemente Bovi, il capitano Giuseppe Russo, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Un lungo elenco di caduti a difesa delle Istituzioni e della legalità.

«Spesso sono i familiari delle vittime ad affidarci i cimeli di loro proprietà - dice Salvatore Sansone, già direttore e del museo e oggi responsabile della comunicazione del Centro Studi Salvo D’Acquisto -, con questi gesti, di grande amore per l’Arma, è nostro dovere custodire e valorizzare quanto affidatoci a testimonianza dei valori più alti che i carabinieri simboleggiano. ll loro perenne ricordo servirà a trasferire i valori migliori della società».

In un’ala della struttura è stato ricostruito un ufficio di una Stazione dei Carabinieri e in particolare quello del “Comandante” degli anni ’50 generalmente affidata ad un maresciallo. Quest’ultimo è sempre stato un punto di riferimento di ogni comunità, anche la più piccola e sperduta della penisola. Con la loro professionalità e la determinazione garantivano la sicurezza del paese.

Ecco perché il maresciallo dei Carabinieri insieme al Sindaco e al Parroco, da sempre, ha caratterizzato ogni comunità, soprattutto negli anni immediatamente dopo il secondo dopo guerra quando con la loro umanità e sensibilità riuscivano a risolvere casi di ogni genere. Come non rievocare la magistrale interpretazione del maresciallo “Antonio Carotenuto” interpretato magistralmente da Vittorio De Sica nello straordinario film, per la regia di Luigi Comencini, “Pane Amore e fantasia”, del 1953.

«Siamo orgogliosi di mantenere e promuovere la memoria e i valori dell’Arma attraverso la nostra colleziona - afferma il Luogotenente in quiescenza Salvatore Messineo direttore del Museo -, le numerose convenzioni che la struttura museale ha sottoscritto con istituti scolastici del nostro territorio, ci danno opportunità di trasmettere ai giovani i valori più alti e significativi incarnati dall’Arma».

Tra le diverse iniziative promosse dal Centro Studi spicca il “Memorial Salvo D’acquisto”, importante manifestazione podistica organizzata ogni anno, nella ricorrenza del supremo sacrificio del vice brigadiere per le vie della città di Palermo. Animatore del gruppo sportivo l’instancabile e poliedrico maresciallo Peppino Terenzio presidente della sezione sportiva che presso il museo ha la sua sede.

Tra i vari settori del museo le uniformi hanno un fascino particolare: la sezione è curata dal Luogotenente Nino Rizzo che ha ricostruito con grande passione e competenza il percorso storico delle uniformi. Tra queste si riconoscono quella di un Corazziere, numerose Grandi Uniforme o “tenuta da parate” di diversa epoca, sempre completate dalla tradizionale lucerna con il pennacchio rosso e blu nonché le indimenticabili divise color “Kaki” che ci rimandano al romanzo di Leonardo Sciascia “il giorno della civetta”.

Quest’ultima a me molto familiare considerato che mio padre è un carabiniere in pensione che continua a sostenere: che un carabiniere rimane tale per tutta la vita!
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