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È sempre stato lì ma era nascosto: la scoperta di un muratore nella "Sistina della Sicilia"

Un nuovo dipinto è stato svelato nella chiesa di San Domenico a Castelvetrano, chiamata la "Sistina della Sicilia" per le meraviglie che custodisce al suo interno

Jana Cardinale
Giornalista
  • 1 febbraio 2022

"La deposizione di Gesù", dipinto ritrovato nella Cappella del Crocifisso della chiesa di San Domenico a Castelvetrano

Un nuovo dipinto raffigurante la Deposizione di Gesù, è stato svelato nella Cappella del Crocifisso della chiesa di San Domenico a Castelvetrano, la più alta espressione del manierismo siciliano e straordinario esempio di arte che le è valso l'appellativo di Sistina di Sicilia.

L’affresco era nascosto dietro a una tavola di legno che copriva l'altare, spostata casualmente da un muratore impegnato nel recupero di un intonaco, che si è accorto del dipinto.

L'opera, restaurata da Michele Sottile, titolare di un laboratorio di restauro di beni culturali e produzione artistica con sede a Castelbuono, è databile intorno agli inizi del '600 e non è escluso che possa essere di fattura della famiglia Ferraro; il pittore Antonio Ferraro, infatti, fu autore dei preziosissimi stucchi della chiesa e, dopo la sua morte, il figlio Orazio ha vissuto a Castelvetrano fino al 1643.

Il restauro è stato eseguito sotto l’egida della Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani. La Chiesa di San Domenico è ricca di pregevoli affreschi voluti dai signori storici di Castelvetrano, la potente famiglia aragonese dei Tagliavia, di decorazioni barocche sui soffitti delle cappelle, numerose statue votive, e tanto altro. Un gioiello nascosto nel cuore di Castelvetrano, che si trova nella piazza Regina Margherita e costituisce un unico edificio con l’adiacente convento dei predicatori, che venne edificato nel 1470, così come desunto da una primitiva iscrizione non più esistente documentata sulla porta d'ingresso.
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I suoi stucchi sono costituiti da numerose statue, bassorilievi, affreschi e decorazioni grottesche, sapientemente articolate tra di loro per raccontare il Nuovo e il Vecchio Testamento. Il particolare apparato decorativo-architettonico e la qualità artistica della scultura fanno di questa opera il massimo esempio della cultura manieristica siciliana. Eccezionale, per l’innovazione compositiva e le dimensioni, è l’apparato decorativo nella parete che separa il presbiterio dalla cappella del coro: sopra l’arco di trionfo è raffigurato Jesse, disteso che sostiene un albero genealogico sui cui rami sono seduti i dodici regnanti che successero a lui, fino ad arrivare, in alto, alla Madonna, coronata da angeli.

L’opera, oltre ad assumere un valore plastico per il manierismo siciliano, rivaluta il tema medievale dello stesso albero di Jesse, legato alla cultura cluniacense. Negli anni Ottanta l’edificio è stato oggetto di alcuni interventi di restauro che hanno permesso di riparare le coperture e consentito la riapertura parziale al pubblico del monumento. La storia dice che il 20 aprile del 1487 papa Innocenzo VIII concesse a Nino III Tagliavia il permesso di edificare un convento domenicano adiacente alla Cappella di Santa Maria di Gesù, primitivo insediamento francescano ancor prima dell'avvento dei domenicani.

Nel luglio del 1489 il luogo ottenne il titolo e il diritto di convento formale della congregazione osservante facente capo al convento di Santa Cita di Palermo e, nel 1550, rientrò a far parte della giurisdizione della provincia domenicana.

La chiesa tardo-gotica sorse, invece, come mausoleo della famiglia Aragona - Tagliavia; la cappella, del quale il casato deteneva il patrocinio, era utilizzata per le cerimonie private. Nel 2009, dopo gli imponenti lavori di restauro condotti dalla Soprintendenza dei Beni culturali ed ambientali di Trapani, con la collaborazione scientifica dell'Opificio delle pietre dure di Firenze e dell'Istituto superiore per la conservazione ed il restauro, vista l’importanza degli affreschi contenuti al suo interno, la chiesa è stata soprannominata la Sistina del sud, definita in seguito ‘bellissima’ dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, che qualche anno addietro è tornato a visitarla.

Gli stucchi che hanno reso famoso l’edificio sacro rappresentano maestosamente proprio l'Albero genealogico di Jesse, che partendo dal padre di re Davide, schematizza la discendenza che porta alla Beata Vergine Maria, posizionata al sommo dell'albero, con il bambino sul ginocchio sinistro.

La monumentale chiesa di San Domenico eretta per volere del signore della città, Giovan Vincenzo Tagliavia, opera fondamentale per la storia dell'architettura siciliana, tra gli esempi più significativi di quel Manierismo siciliano che preannuncia l'imminente Barocco, svela oggi, dunque, un nuovo tesoro che non mancherà di affascinare studiosi d’arte e appassionati, che potranno compiere un altro viaggio emozionante alla scoperta di un patrimonio culturale che è da sempre fonte insostituibile di vita e di ispirazione, e che va tutelato per la migliore trasmissione alle generazioni future, e a tutto il mondo.
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