ITINERARI E LUOGHI
È un museo a cielo aperto che profuma di buono: cosa fare e vedere se vai a Modica
Perdersi nei vicoli, tra le scalinate dai panorami unici, e odorare l'aria quando le cioccolaterie sfornano le specialità locali: la città barocca in tutto il suo splendore
L'interno del duomo di Modica (foto Tama66 da Pixbay)
Tutto intorno questa splendida città è circondata da una bellissima campagna ed è meraviglioso immergere lo sguardo fra muretti a secco (vere e proprie opere d’arte che risalgono al ’500), carrubi centenari, mandorli e olivi.
È una cittadina dalla storia antichissima, soprannominata "la città dalle 100 chiese" e nel 2002, insieme ad altre sette città del Val di Noto, è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. Ma Modica non è solo storia e cultura: le sue tradizioni, le bellezze naturalistiche e le specialità gastronomiche ne fanno una meta che vale la pena visitare in qualsiasi periodo dell'anno.
Dal fondo valle la città si arrampica sulle colline che l'abbracciano, presenta una conformazione molto particolare e va sicuramente visitata a piedi: «[…]un paese in figura di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi; con tante scale fra le due metà, a far da pacieri, e nuvole in cielo da un campanile all'altro[…]», così Gesualdo Bufalino descriveva Modica in Argo il cieco ricordando un'estate felice passata nella città.
Quest’ultimo rappresenta la principale strada che taglia in due la città, ricco di antichi palazzi e chiese, ai quali si alternano bar, botteghe di artigiani del cioccolato e negozi, il tutto abbellito da un labirinto di vie, viuzze, scale, scalette, cortili e archi, che si dipanano verso l'alto.
La nostra visita inizia proprio da qui, infatti da qualsiasi punto vi troviate dell’ampio Corso Umberto I potete addentrarvi nei vicoli adiacenti e percorrere vari itinerari.
ungo il Corso incontriamo la Chiesa di San Pietro (risalente al 1350), considerata il Duomo di Modica Bassa con il relativo Santo Patrono – la particolarità di Modica è quella di avere due Santi Patroni e due Cattedrali – la facciata è preceduta da una scalinata impreziosita dalle statue dei 12 apostoli (Orario: tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 19).
Esattamente di fronte la facciata della chiesa, dentro un piccolo e grazioso vicoletto, si trova la ormai celebre Antica Dolceria Bonajuto. Da tutti conosciuta come la più famosa interprete del cioccolato modicano, questo laboratorio delle delizie è tanto altro: arredata in legno e connotata da un elegante old style, è la più antica cioccolateria della Sicilia, prezioso lavoro di ricostruzione della memoria intrapreso prima da Franco Ruta ed ora del figlio Pierpaolo.
Lo amava anche Leonardo Sciascia questo cioccolato particolare, e così lo definiva “[…]di inarrivabile sapore, sicché a chi lo gusta sembra di essere arrivato all’Archetipo, all’assoluto, che il cioccolato altrove prodotto – sia pure il più celebrato – ne sia l’adulterazione, la corruzione[…]”. Tutto quello che ne è seguito negli ultimi anni può essere considerato la conseguenza del successo del lavoro portato avanti dalle famiglie Bonajuto e Ruta, un percorso partito più di 150 anni fa.
I gusti proposti sono tantissimi (agrumi, cardamomo, zenzero, caffè, peperoncino oltre alle intramontabili barrette alla vaniglia e alla cannella), prima dell’acquisto si possono testare nel cosiddetto “angolo dell’assaggio”.
È doveroso però aggiungere che per scoprire come avviene questa particolare lavorazione del cioccolato ci si può anche spostare di pochi metri ed entrare nella pasticceria di Salvatore Di Lorenzo, quest’ultimo pare sia il vero custode dell’arte del cioccolato modicano, allievo dei primi Bonajuto e forse è l’ultimo dei cioccolatai in attività ad aver lavorato il cioccolato sulla metate, l’antico strumento a forma di lavatoio, in pietra lavica, dove il cioccolato veniva steso a freddo e armonizzato con lo zucchero.
In questa pasticceria potrete assaggiare i cuticci, si tratta di cioccolatini simili nella forma alle pietre che pavimentano le vie più antiche di Modica e aromatizzati con finocchietto selvatico che cresce in abbondanza nelle campagne circostanti, sono assolutamente da provare!
Qui imperdibili anche due altre antiche specialità dell’arte dolciaria modicana: gli ‘mpanatigghi e la cedrata. I primi sono golosi biscotti a forma di mezzaluna ripieni di cioccolato, spezie, mandorle e carne (controfiletto di manzo per l’esattezza), a questo punto chi non li ha mai assaggiati storcerà il naso ma in realtà è un equilibrio perfetto di sapori nel quale la carne non si percepisce; Sciascia lo definì un “dolce da viaggio” per la sua capacità di lunga conservazione.
La cedrata (‘a citrata in dialetto) è uno strano dolce preparato con la buccia dei cedri, quelli verdi, di novembre, usato in passato come digestivo dopo gli abbondanti pranzi natalizi. Il risultato è una sorta di grande caramella: forma cilindrica, colore scuro, durezza simile al torrone; il gusto del miele caramellato primeggia ma l’aroma degli agrumi è inconfondibile.
Ci spostiamo di poco per scoprire una chicca, la Chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore. Con molta probabilità è la chiesa più antica della città (sembra risalire all’alto Medioevo) e se ne stava nascosta tra le pareti di un garage del centro storico, fortunatamente qualche decennio fa, in seguito ad alcuni lavori di ristrutturazione, è saltata fuori per magia: una grotta artificiale situata nel bel mezzo della città e che custodisce diversi cicli di affreschi tra cui, il principale e più bello è il Cristo Pantocratore posto al centro dell'abside (Orario: tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 19).
A pochi passi non fatevi sfuggire la cremolata di gelsi con panna e il classico cannolo di ricotta del Caffè dell’Arte, qui è possibile gustare anche un’ottima cioccolata calda, realizzata solo e sempre con acqua (perché il latte rischierebbe di rendere meno intenso e più grasso il gusto del cioccolato modicano).
Nelle immediate vicinanze vale una visita anche il Palazzo della Cultura, è un ex Monastero delle Benedettine requisito dal governo regio nel 1860 e ristrutturato per usi civili. Al momento ospita nelle sue stanze alcuni uffici municipali e il Museo Civico Archeologico (Orario: tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 19).
Continuando il nostro percorso ci imbattiamo nel Museo Casa Natale Salvatore Quasimodo.Rappresenta il luogo della memoria per eccellenza, il Premio Nobel per la Letteratura è nato a Modica il 20 agosto del 1901 e in questa casa vide la luce. Al suo interno la casa presenta ancora il mobilio originale e la stessa disposizione delle cose lasciata dallo scrittore (Orario: tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 19).
Tagliando per Via Bernabò si arriva alla Chiesa di Santa Maria di Betlem (XV sec.), è una delle più interessanti chiese di Modica. All’esterno della chiesa, sul lato sinistro nella via Santa Maria, si trova la bellissima Lunetta di Berlon, bassorilievo trecentesco in pietra raffigurante una Adorazione dei Pastori presso la Natività. La parte esterna, piuttosto semplice rispetto alle decorazioni ostentate da altre chiese, contrasta con l’interno riccamente decorato; tra le opere più importanti della chiesa si annovera la bellissima Cappella Palatina, detta anche Cappella Cabrera (1474-1520), in stile gotico chiaramontano, che si trova in fondo alla navata di destra (Orario: tutti giorni dalle 16,30 alle 19).
Prima di iniziare la salita verso Modica Alta è bene mettersi in forze con una bella degustazione di scacce modicane, consistono di un’unica sfoglia sottile di pasta ripiegata su stessa e ripiena in vari modi: la classica è semplice con il prezzemolo, ma le declinazioni sono molteplici e golose come quella con caciocavallo ragusano e pomodoro o ricotta e salsiccia.
Da provare assolutamente quelle della “solidale” Focacceria Don Puglisi o del Panificio Fratantonio, entrambi si trovano sul Corso Umberto I e vicini la Chiesa di Santa Maria del Soccorso, la cui facciata merita di essere ammirata: è tra le più interessanti opere di architettura barocca gesuitica della Val di Noto; il prospetto convesso, in un barocco singolare detto appunto gesuitico, fu rifatto nel 1714 su progetto di Rosario Gagliardi.
Da qui lungo la salita di Via Garibaldi e le scenografiche rampe di scale si giunge finalmente al Duomo di San Giorgio, che rappresenta la Cattedrale di Modica Alta con relativo Santo Patrono (Orario: tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 19). La facciata a torre, che si eleva per un'altezza complessiva di 62 metri e che è visibile da ogni punto della città, fu costruita a partire dal 1702 e completata nel 1842; l’imponente scalinata conta ben 164 gradini e conduce ai cinque portali del tempio, che a loro volta fanno da preludio alle cinque navate interne della chiesa.
La prospettiva frontale di tutto l'insieme è arricchita da un giardino pensile su più livelli, detto Orto del Piombo, costeggiato dalla scalinata monumentale che in estate viene incorniciata dal fucsia acceso della bouganville. Questo punto regala uno dei belvedere più belli sul Corso Umberto I e in generale sulla città: da lì potrete osservarla per bene, la vedrete avvinghiata stretta alla sua collina e sentire l'eco fra un costone e l'altro della vallata è un’esperienza imperdibile.
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