"Effetti su ambiente e salute": tutti i dubbi sui termovalorizzatori a Palermo e Catania
La Corte dei Conti chiede chiarimenti alla Regione. Il rischio è che siano in contrasto con le direttive europee. Ma Schifani va avanti: "Saranno in funzione entro il 2028"

Un termovalorizzatore (foto di Wikipedia)
Come se fosse una risposta a Renato Schifani, che ha annunciato passi in avanti sui due termovalorizzatori in Sicilia, la Corte dei Conti ha chiesto chiarimenti alla Regione sulla realizzazione degli impianti.
E lo ha fatto con la delibera di approvazione delle bozze di referto, per il contraddittorio con le amministrazioni coinvolte, sulla gestione del "Ciclo dei rifiuti nella Regione siciliana, sull'economia circolare e, in generale, sulle azioni a tutela dell'ambiente e di manutenzione e di valorizzazione del territorio".
I termovalorizzatori sono impianti che trattano e valorizzano i rifiuti non altrimenti riciclabili e li trasformano in energia elettrica e termica. Sono dotati di moderni sistemi di trattamento delle emissioni che abbassano il contenuto di sostanze inquinanti.
I dubbi dei giudici per i due impianti da realizzare in Sicilia riguardano «tipologia, dimensionamento e finanziamento degli impianti di termovalorizzazione, anche in rapporto con il previsto ampliamento delle discariche e i nuovi impianti pubblici per la gestione dei rifiuti».
Come hanno ricordato i magistrati, il Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani prevede la realizzazione dei due termovalorizzatori (uno a Palermo e l'altro a Catania) i cui scarti verranno smaltiti nelle discariche già esistenti, che saranno ampliate per aumentarne la capacità: 400 milioni di euro ciascuno il costo.
L'Unione Europea, come spiega la Corte dei conti, «ha voluto scoraggiare tutte quelle forme di trattamento dei rifiuti che determinano un rischio per l'uomo e l'ambiente, privilegiando metodi e processi ad impatto zero».
Nella delibera dei magistrati si fa riferimento anche alle audizioni sul Piano regionale di gestione dei rifiuti svolte presso la IV Commissione Ars - Ambiente, territorio e mobilità, e in particolare alle riserve espresse da Anci Sicilia e Legambiente.
L'associazione dei Comuni, in particolare, ritiene sussista «un sovradimensionamento degli impianti previsti: i due termovalorizzatori e l'ampliamento delle discariche appaiono in contrasto con l'aumento della raccolta differenziata, che ridurrà ulteriormente il rifiuto indifferenziato».
Il dubbio è che i due impianti siano in contrasto «con le direttive europee che impongono di poter conferire in discarica o termovalorizzare non più del 10% del totale dei rifiuti (ovvero circa 220 tonnellate)».
Ma non solo. Sebbene la tecnologia impiegata nei termovalorizzatori «consenta, al giorno d'oggi di realizzare impianti a basso impatto ambientale - scrive la Corte dei conti -, residua comunque una certa quantità di sostanze inquinanti prodotte, che dipende dal tipo di rifiuto trattato e dal tipo di impianto e che, benché minima, produce effetti sull'ambiente circostante e sulla salute umana».
Per fugare ogni dubbio, dunque, la Corte dei conti ha chiesto "chiarimenti documentati" che riguardano anche i Centri comunali di raccolta autorizzati ed effettivamente operativi, l'adeguatezza dei costi del servizio di gestione dei rifiuti.
Schifani intanto ha annunciato all'Ars che entro i primi di settembre sarà aggiudicata la gara affidata a Invitalia e da quel momento ci saranno cinque mesi per realizzare il progetto. Una previsione che ha ribadito anche in una intervista al quotidiano La Sicilia.
«Da commissario delegato del governo ho bruciato le tappe, recuperando anche la mancanza di un Piano rifiuti regionale che adesso c'è e prevede i due termovalorizzatori - ha commentato -. Il nuovo cronoprogamma prevede l'entrata in funzione entro la fine del 2028: conto di rispettare questa scadenza».
Le perplessità della Corte dei conti che effetto avranno? Se ne parlerà dopo l'estate, giusto il tempo per la Regione di fornire i chiarimenti richiesti.
E mentre in Sicilia il dibattito resta aperto, nel resto d'Italia si contano 36 termovalorizzatori (nel 2013 erano 48), secondo i dati ufficiali Ispra (gli ultimi risalgono al 2023): la maggior parte (25) sono al Nord.
Oltre ai due impianti previsti in Sicilia, a ottobre dello scorso anno è stato presentato il progetto del termovalorizzatore di Roma Capitale, in Calabria è aperto il dibattito sul raddoppio e completamento del termovalorizzatore di Gioia Tauro, mentre in provincia di Bari dovrebbe nascere un impianto di ossicombustione.
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