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Era della regina ma nessuno può vederlo: il luogo (segreto) dentro il Castello di Maniace

In Sicilia c'è un bastione "figlio" dello Stupor Mundi, fungeva da fortezza contro gli attacchi dei nemici, residenza e forse fungeva anche moschea fortificata

Francesca Garofalo
Giornalista pubblicista e copywriter
  • 13 ottobre 2023

Il castello Maniace a Siracusa

Un fascio di luce penetra da una monofora e raggiunge uno specchio d’acqua nella penombra. Nessuno, al momento, può vederlo. Di esso, rimangono solo qualche accenno storico e pochi resti nelle profondità di una fortezza: è il Bagno della Regina.

Un luogo protetto dalle mura del Castello Maniace, imponente struttura a pianta quadrata all'estremità dell’isola di Ortigia a Siracusa. Il bastione risalente al 1232, figlio dello stupor mundi Federico II di Svevia, aveva molteplici funzioni: fortezza contro gli attacchi dei nemici, residenza e, secondo alcuni studiosi, moschea fortificata.

E proprio queste ultime funzioni si ricollegano al Bagno della Regina, secondo alcuni usato dal sovrano e dalla consorte per attimi di relax lontani dal mondo; per altri, luogo delle abluzioni dei fedeli musulmani e per altri ancora, una semplice fonte di approvvigionamento idrico del castello (versione più accreditata).

Il Bagno, posizionato nella torre a Ovest del Castello, è chiamato così probabilmente per la presenza al suo interno della scritta ebraica "acqua". Mentre "della Regina" in riferimento a Bianca di Navarra, regina di Sicilia dal 1402 al 1409 e ospite del Castello.
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L’accesso avviene da una piccola porticina aperta negli anni ‘80 durante i restauri della Soprintendenza. Una volta superato l'uscio si palesa un luogo quasi ascetico, caratterizzato da una volta in pietre quadrate e una scala di 41 gradini ricavata dalla roccia, che conduce a una vasca quadrilatera di cinque palmi.

Foderata in marmo bianco, invece dell’usuale malta idraulica, al suo interno è presente dell’acqua semidolce, sempre quieta allo stesso livello.

Secondo quanto riportato dall’archeologo e annalista siracusano Giuseppe Capodieci nello scritto “Monumenti di Siracusa descritti e illustrati” proprio l’acqua del Bagno della Regina proviene da una delle tante falde acquifere di Ortigia, compresa la celebre Fonte Aretusa.

Acqua, elemento della natura e principio di tutte le cose, protagonista di due spettacoli luminosi.

Uno nel pomeriggio, quando la luce entrava da una feritoia a ovest della struttura e uno a mezzogiorno (pare solo nel solstizio) con i raggi del sole provenienti dal pozzo alto e stretto sulla verticale della torre Ovest.

Considerando i due piani del Castello Maniace e la tesi più accreditata dell'approvvigionamento, a questo punto, sorge spontanea una domanda: come arrivava l’acqua dalla vasca fino al secondo piano?

Beh, ai piani bassi ci pensava un ipotetico valletto, che percorreva i 40 gradini munito di secchi, possenza e forza di volontà; invece per i piani nobili si ipotizza la presenza di un condotto verticale sopra la vasca contenente una noria*.

Una macchina per sollevare l’acqua composta da una ruota con dei recipienti alle estremità che, girando, sollevavano l’acqua rilasciata poi nei condotti per i piani alti, impraticabili dal valletto per quanto forzuto.

Un'idea ispirata, forse, alle norie islamiche osservate da un giovane Federico II durante il soggiorno a Palermo, oppure dopo l’esperienza bellica in Terrasanta con la Crociata del 1228. Oggi, il Bagno della Regina non è accessibile al pubblico; l’ultima apertura risale al 2004.

Questo perché l’area necessita di restauri, oltre alla creazione di un percorso a vista per l’assenza di un corrimano, da effettuare con i finanziamenti europei richiesti dalla Soprintendenza di Siracusa. In attesa, dunque, del restauro non resta che fantasticare su questo luogo misterioso.

Fonte: Antonio Randazzo: https://www.antoniorandazzo.it/istitutomediterraneostudiuniversitari/files/I---FONTE.pdf Francesca Garofalo
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