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Folletti, elfi e fate: la Forestale ha un fascicolo dedicato alle creature dei boschi

Da quasi vent'anni il Corpo Forestale registra segnalazioni e avvistamenti: il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha un dossier intitolato “Gnomi e fate dei boschi”

Balarm
La redazione
  • 28 settembre 2019

La Valle degli Eremiti (Foto di Pasquale D'Andrea)

Uno gnomo che si aggira nel Parco dell’Armina, sull'Appennino o ancora il folletti che infestava le case a Trapani: omini bassi vestiti a tinte forti con tanto di piccoli stivali e piccoli cappelli sono tutti registrati insieme a fate, elfi e altre creature nel dossier “Gnomi e fate dei boschi” tenuto dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

Il fascicolo è in continuo aggiornamento grazie a testimonianze sempre nuove: segnalazioni che arrivano per lo più dalle zone boschive, per lo più dell'’Appennino toscano ma non mancano storie e avvistamenti al confine con la Francia o nelle città dell'estremo sud.

Gnomi, fate, elfi, folletti: personaggi che siamo abituati a vedere come protagonisti di saghe fantasy o di storie per bambini quindi popolano realmente la nostra terra, soltanto che forse non tutti siamo così fortunati da vederli: la cartellina del Ministero contiene informazioni, segnalazioni e materiale video e fotografico.
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Come la fotografia scattata da un banchiere di Cesena che si trovava in viaggiocon la moglie nell'Appennino forlivese: costretto a fermare l'auto e a scendere per montare le catene da neve ha visto "un essere dalla sembianze umane, carponi e intento a mangiare neve". La foto (guardala qui) è stata classificata nel fascicolo della Forestale come "elfo" per via delle orecchie allungate.

Un verbale, scritto nel corso di dichiarazioni spontanee raccolte nel 2001 dal Comando Stazione Bagno di Romagna riporta nero su bianco il racconto del signor P. Ricci il quale, all'interno del Parco dell'Armina "avvistava un essere alto circa 25 centimetri che ritengo essere uno gnomo dei boschi".

Gnomi dell'Appennino, fate nel casentino, streghe al centro e al sud: secondo gli esperti per vederli bisogna imparare a guardare verso il basso ed entrare a contatto con la Natura liberandosi dalle sovrastrutture culturali imposte ai giorni nostri e nel nostro luogo di nascita.

Un punto di vista interessante che ci mostra come nel quadro generale tutto dipende dalle circorstanze: un tempo a Palermo (e in tutta la Sicilia) c'erano le "Donni di fuora": esseri soprannaturali, forse streghe o fate che escono di casa la notte ma solamente con lo spirito.

Escono per andare a trovare gli spiriti degli inferi, le anime vaganti, per averne consigli, risposte e domande di cose future: una società composta anche la loro. Queste donne erano in 33 e la gerarchia prevedeva (o prevede) una Fata Maggiore che si trovava a Messina.

Tre volte la settimana, le notti di martedì, giovedì e sabato uscivano (con lo spirito) e andavano a concilio a Ventotene, per deliberare sulle fatture da rompere, le legature da sciogliere, i castighi o i premi da proporre contro o in pro di chi ha meritato il loro odio o il loro amore.

Il Folletto siciliano invece è un omino microscopico che si diverte a posarsi sul petto delle persone addormentate fino a quando non perdono il respiro.

Ma ci sono anche "i Fatuzzi", che secondo una leggenda sono degli spiriti a volte benigni, altre malefici: una specie di gnomi che sono soliti nascondersi sotto una tegola e che a volte assumono sembianze di fantasmi in abiti monacali.

A Catania il folletto si chiama scauzzo, alcuni raccontano invece che a Trapani vi fu una casa infestata per qualche tempo da un folletto che non si lasciava vedere ma faceva sentire la sua voce e dava molestia agli abitanti e infine a Nicosia si crede che per non essere molestati dai folletti si debba tenere sotto il letto un ramo d'alloro.
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