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C'erano la Cummari di coppula e lu Cumpari di San Giovanni: i battesimi sfarzosi in Sicilia

I battesimi dei neonati sono da sempre un evento importante in cui le famiglie sfoggiano prosperità e lusso, spesso simulacri di un'abbondanza in realtà inesistente

  • 19 marzo 2021

Il momento del battesimo (foto di Girolamo Barletta)

Numerose tradizioni della Sicilia antica sono precipitate nell'oblio.

Nel novero vi entrano anche quelle relative ai battesimi dei neonati: un evento molto importante in cui le famiglie approfittavano per sfoggiare prosperità e lusso spesso simulacri di un'abbondanza in realtà inesistente, perché frutto dell'indebitamento.

Due figure molto importanti in occasione del battesimo erano la Cummari di coppula e il Cumpari di San Giovanni.

Vediamo di cosa si tratta.

La Cummari di coppula era, ovviamente, una donna alla quale veniva affidato un compito delicatissimo: lavare il berrettino che il neonato indossava al momento del battesimo e restituirlo assieme ad uno nuovo e abbellito di ricami preziosi.

Condizione necessaria affinché una donna potesse diventare una Cummari di coppula era la verginità. Quindi, la comare era spesso una ragazza di giovane età o una suora di clausura.

L'acqua utilizzata per il lavaggio del berrettino imbevuto ancora di olio santo del battesimo che non poteva essere "toccata da piè profano", veniva versata in una siepe in modo tale che nessuno venisse a contatto con essa.
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A seconda delle usanze dei diversi territori siciliani la famiglia del battezzato regalava alla Cummari di coppula: un anello, un fazzoletto, un paio di orecchini, una gallina, pasta o una veste.

Il Compare di San Giovanni, invece, era un uomo invitato dai genitori ad accompagnarli fino alla chiesa in cui il neonato riceveva il battesimo.

Il Compare di San Giovanni era il primo a prendere in braccio il battezzato e sedeva a banchetto con la famiglia del bambino. Il cibo offerto era vario: maccheroni al caciocavallo "ammonticchiati" sulla tavola, salsiccia, costolette di maiale o montone e vino in abbondanza.

Trascorsi quattro o cinque giorni dal battesimo, il Compare di San Giovanni tornava a far visita alla famiglia del neonato portando in dono confetti, galline, nastri colorati e maccheroni crudi. Se gli omaggi fossero stati miseri e carenti, la condotta poco rispettosa del compare sarebbe stata oggetto di "chiacchiere" e scherno per anni.

Per le famiglie l'evento del battesimo era molto importante, quindi erano disposte persino a indebitarsi seriamente per fare bella figura.

Così, per evitare che le famiglie continuassero ad andare in rovina a causa dei debiti accesi per l'acquisto di vesti ornate di pietre preziose per il battezzato, di doni per le levatrici o per le comari o di mortaretti da sparare fuori la chiesa, vennero promulgate delle leggi il cui testo era il seguente:.

«Vietasi ad ogni persona, huomo o donna, mandare allo batteggi più di due torchie o paramentare chiese, mettere baldacchini in esse, e sparare mascoli per quella occasione, et accompagnar i bambini di giorno con torchie accese alla Chiesa».

Riguardo all'abbigliamento sfarzoso veniva vietato di «usare a figliande, e bambini, collaretti, sopra teste, lenze mocatori, conserti, faldili, tovaglie et altre cose, le quali siano lavorate con oro, o argenti, o seta di qualsivoglia colore: e solo si possono et usare gli fornimenti con guarnintoni semplici, con un laccetto o frangietta, che non sia d'oro né di argento, e le colticelle e i coltriccioni siano solamente di tela, e pur spuntate o rigamate di filo e non di sera, né d'oro, né d'argento: e la fascia sia solo di filo, o cottone».

Era illegale, inoltre, fare indossare al neonato perle, gioielli d'oro o cerchietti d'argento. La comare poteva portare in dono al massimo "sei palmi di tela d'Olanda".

Qualora tali disposizioni venissero trasgredite, il contravventore sarebbe andato incontro a una multa di duecento onze. Insomma, la vanità non ha età.
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