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I casolari "fantasma" di Borgo Aquila: un luogo (perduto) della Sicilia post-fascista

Tre colli sovrastano un’insenatura boschiva. Lì vicino c'è il laghetto di Madonna Bona. Un posto abbandonato, finiti i tempi del ripopolamento delle campagne

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 25 ottobre 2022

Il laghetto di Madonna Bona a Borgo Aquila (foto di Salvatore Di Chiara)

I viaggi rappresentano una valvola di sfogo unica per l’uomo. Una necessità per sopperire alle mancanze della quotidianità dura e pesante incontrata durante le faccende giornaliere.

Anche una gita fuori porto segue le orme della serenità e le sorprese nascono dalla conoscenza del territorio inesplorato. Uscendo fuori dai confini castelvetranesi e precisamente da Madonna Bona o Vona, a circa 5-6 km dalla diga Delia è possibile iniziare un itinerario escursionistico interessante.

La strada (un tempo statale) è dissestata, dovuta ai fenomeni alluvionali dello scorso anno che l’hanno resa impraticabile. Le condizioni anomale che s’incontrano lungo il percorso sono quei particolari che difficilmente osserviamo nelle città.

Il laghetto di Madonna Bona è un primo passaggio dovuto, un habitat per alcune specie di animali che hanno trovato terreno fertile e la possibilità di coesistere con l’ambiente circostante.
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Il feudo di Delia è quasi un ricordo sbiadito e lungo la strada in leggera salita cambia lo scenario dei colori. Non siamo di fronte ad altimetrie elevate ma i colli assumono forme eleganti. Alcuni di essi sono giallastri per identificare l’aridità di quella zona.

Allo stesso tempo, una parte si tinge di verde scuro per evidenziare una vegetazione che nasce spontanea nella roccia. Una camminata avvolta nel silenzio quasi assordante di fronte alla maestosità del panorama offerto. Non mancano le "classiche" pale eoliche a far da contorno e ormai diventate di dominio pubblico per i siciliani.

Manca poco per entrare nel Borgo Aquila (in territorio salemitano) e scoprire gli aspetti che l’hanno resa un luogo differente. Ruderi di casolari abbandonati giacciono sui colli e rappresentano un passato ormai dimenticato.

Vecchie masserie si contrappongono a costruzioni post-fasciste per incentivare il ritorno "alla terra". Molta gente era scappata dai paesi agricoli per trovare maggiori fortune altrove. Il rischio che le produzioni di ortaggi, legumi e verdure andassero completamente perdute era alto.

Quindi, il Governo centrale decise di attuare una politica concentrata al ripopolamento delle campagne. Costruzioni che nascondono segreti rurali e possono raccontare scene di "vita vissuta". Una posizione agiata per avere un’ampia visuale dell’intero podere. Anche la roccia ha le sue caratteristiche. Non le solite.

Una calcarenite cristallina che si incontra anche all’interno del bosco Torello e la zona Montagna in territorio castelvetranese. Potrebbe essere un cristallo di quarzite ialino e quindi, un geologo esperto sarebbe la soluzione migliore. Improvvisamente lo sguardo cade su una gola, piccola e colorita.

Tre colli sovrastano un’insenatura boschiva. Un angolo di paradiso ambientale. Un paesaggio surreale, unico nel concetto astratto della natura con la presenza distante delle montagne. Se fosse il luogo dove nidificano le aquile? Leggenda metropolitana o verità dimostrata? Alcuni anziani sostengono di avere visto questi uccelli e che il nome del feudo derivi dalla presenza di questi rapaci.

Le caratteristiche sembrano assecondare le tesi però mancano con estrema certezza i fatti. Borgo Aquila è il perfetto miscuglio di aree e contrasti. Lascia spazio all’immaginazione, quella spontanea e figlia della fantasia. Si entra all’interno dei vigneti per assaporare il profumo del raccolto.

Toccata con mano una piccola asperità, si respira un’aria rarefatta. L’ambiente sovrasta l’assenza dell’uomo. Magari per paura di perdere il confronto con lo scenario incontrato. Per una volta, l’unica direzione da prendere è quella imposta dalla natura.
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