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I "Simpson di Ballarò", il cane e Robin Hood palermitano: la Sicilia (sconosciuta) a cartoni

Si fanno anche nell'Isola. E raccontano pure storie vere, importanti, emozionanti. Solo che lo fanno con una battuta, una canzone o una corsa tra i templi

Federica Dolce
Avvocato e scrittrice
  • 24 agosto 2025

Un frame da "Caggiulinum sicanum"

Chi l’ha detto che per parlare di storia, cultura e memoria bisogna per forza salire in cattedra? In Sicilia, terra di racconti millenari e dialetti che sembrano usciti da un’opera lirica, è bastato un cartone animato – anzi, più d’uno – per trasformare il patrimonio dell’isola in un’avventura a colori, con personaggi buffi, pupi magici, alpaca mutanti e formaggi parlanti.

E no, non stiamo scherzando. In un mondo dove i bambini imparano prima a usare lo smartphone che a scrivere in corsivo, la sfida era alta: come trasmettere alle nuove generazioni l’identità siciliana, la sua storia e perfino il suo senso di giustizia? La risposta è semplice e geniale: attraverso il linguaggio universale dei cartoni animati.

Ecco che c’è il Caggiulino Sicanium – il cagnolino viaggiatore della Trinacria. Il suo nome è un concentrato d’identità: “Caggiulino”, che in siciliano vuol dire cagnolino, e “Sicanium”, come i Sicani, uno dei primi popoli dell’isola. Creato da un team di giovani talenti trapanesi (iInformatica), questo cartone è il perfetto esempio di come un’idea semplice possa diventare uno strumento potentissimo.

Il protagonista? Un cane-cartoon simpaticissimo che va in giro per la Sicilia – da Trapani a Ragusa, passando per Cefalù, Palermo, Enna, Messina, Agrigento – e in ogni episodio scopre un luogo, un monumento, una storia. È un po’ come un Alberto Angela a cartone animato. Ma al posto delle parole "difficili", ci sono canzoni, colori, e un linguaggio adatto a tutti: dai bambini ai nonni.

E magari, chissà, anche ai turisti stranieri che vogliono imparare l’italiano (o almeno un po’ di siciliano).

E poi arriva Caciocavallo, un formaggio lotta contro la mafia. Sì, hai capito bene. In questo cartone, il protagonista è un caciocavallo. Ma non uno qualsiasi: è un formaggio eroe, protagonista di una mini-serie antimafia creata a Palermo nel 2006. Il tono? Ironico, dissacrante, satirico. Proprio per spezzare il tabù e smitizzare la mafia, ridicolizzandola invece di temerla.

È un po’ come se “I Simpson” si fossero trasferiti a Ballarò e avessero deciso di combattere il crimine con una grattugia. Dietro i disegni buffi, c’è però un intento serissimo: raccontare ai bambini – e forse anche agli adulti – che il crimine organizzato si può battere anche con la risata. Perché l’ironia è una forma di resistenza.

Raccontando di Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi, ecco a voi la favola vera della giustizia! Un cartone su Falcone e Borsellino? Sì, e funziona alla grande. Prodotto da Rai Fiction con la palermitana Larcadarte, Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi è un piccolo capolavoro: 27 minuti ambientati nella Palermo anni ’50, con un’atmosfera da fiaba antica e un mago malvagio al posto del boss mafioso.

I due protagonisti, ispirati ai futuri magistrati, scoprono l’importanza del coraggio, della giustizia e della verità attraverso l’incontro con pupi parlanti e oggetti magici. È un modo perfetto per trasformare due eroi reali in modelli fantastici, comprensibili per i bambini.

E intanto, si pianta un seme profondo: la legalità è bella, è avventurosa, è giusta.

E visto che la fantasia non ha confini o se li ha ancora lei stessa non li conosce… ecco che il protagonista di The Alpacop è Alpacarl – l’alpaca poliziotto catanese!

Il premio per la creatività più folle va a Alpacarl, un uomo-alpaca che combatte il crimine con la voce di Giorgio Vanni (sì, proprio quello dei Pokémon!).

Nato dalla mente del catanese Gabriele “Gabro” Nicolosi, Alpacarl è la dimostrazione che la Sicilia sa anche prendersi poco sul serio. Questa serie di mini-episodi è puro delirio animato, ma con una sua missione: coinvolgere il pubblico giovanissimo e portare il dialetto e la comicità siciliana nell’universo digitale globale.

E c’è da dire che ci riesce con stile: tra doppi sensi, battute e nonsense, Alpacarl è già un piccolo cult dell’internet made in Sud.

Nel firmamento dei cartoni siciliani non può mancare una stella: La stella di Andra e Tati – la memoria raccontata ai piccoli. Se i cartoni servono a far ridere, emozionare e sognare… servono anche a ricordare. “La stella di Andra e Tati” racconta l’esperienza di due bambine italiane deportate ad Auschwitz.

Una storia vera, dura, trasfigurata però in un linguaggio dolce e accessibile. È una co-produzione RAI, MIUR e Larcadarte – ancora una volta Palermo è protagonista – e ha vinto premi internazionali.

Perché dimostra che anche il dramma della Shoah può essere raccontato senza spaventare, ma lasciando tracce profonde.

E infine non mancano all’appello Pupi, parodie e pirati paciocconi. Così con mancano le chicche vintage e le parodie in dialetto: dalle storiche pubblicità di Carosello con Salomone, il pirata pacioccone, con il suo aiutante “Mano di Fata”, fino ai remake dialettali di Peppa Pig (diventata “Peppina a puaicca”) e Robin Hood doppiato in palermitano.

Sì, perché la Sicilia è anche questo: una terra dove ogni racconto si può colorare di folklore, dove anche i meme diventano patrimonio, dove la cultura si trasmette col sorriso e, magari, pure con un pupo animato che combatte l’ingiustizia a colpi di spada e proverbi. Siamo così di fronte ad una nuova frontiera, dove il cartone animato diventa patrimonio culturale.

Questi cartoni animati non sono solo un divertimento. Sono strumenti di trasmissione culturale, come lo erano una volta i cunti, i pupi, o le nonne che raccontavano storie la sera. Sono una forma moderna di oralità visiva, capaci di unire le generazioni, coinvolgere le scuole, e far conoscere la Sicilia nel mondo.

E in fondo, non è forse questa l’essenza del cinema d’animazione? Pensiamo a “Il Gattopardo”, che ha fatto conoscere Ciminna al mondo, o a “Nuovo Cinema Paradiso”, che ha trasformato la provincia siciliana in poesia.

Oggi quel linguaggio poetico è animato, colorato, digitale. Ma racconta le stesse emozioni, le stesse verità. In conclusione, ancora una volta la Sicilia stupisce ed emoziona perché ride, pensa e insegna.

In un’epoca in cui l’informazione corre veloce e la soglia d’attenzione è più bassa di un carretto sgonfio, il cartone animato può essere l’arma segreta per salvare la memoria, per far ridere e pensare, per unire tradizione e modernità.

Quindi sì: anche in Sicilia si fanno cartoni animati. E raccontano storie vere, importanti, emozionanti. Solo che lo fanno con una battuta, una canzone o una corsa tra i templi, accompagnati magari da un cane curioso o un formaggio parlante. Perché la cultura, quando sorride, arriva dappertutto!
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