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I tesori del baule verde di Matilde Incorpora: a Palermo pezzi di storia salvi per miracolo

La sua casa, vicinissima al Genio di piazza Rivoluzione, è stata trasformata dal figlio in un museo, che per la prima volta apre le porte al pubblico (e la città ringrazia)

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 25 aprile 2023

La Casa Museo di Matilde Incorpora

Sorge proprio a pochi passi di distanza dalla statua del Genio di Piazza Rivoluzione, nel cuore di palazzo Naselli Flores restituito di recente al suo antico splendore, la casa Museo Matilde Incorpora, che apre per la prima volta le sue porte al pubblico, grazie alla manifestazione Il Genio di Palermo, restituendo alla collettività la memoria storica degli Incorpora, una famiglia di fotografi fin dall'Ottocento, attivi a Palermo tra il 1860 al 1941.

Nell’atelier Incorpora si esponevano le fotografie dei reali europei, di Garibaldi ritratto a Porta Nuova e "al tre quarti dal vero" di donna Franca Florio.

Accompagnati da Maria Rita (una ragazza dello staff della manifestazione) ci arrampichiamo su per la grande scalinata in "marmo rosso di Piana" del palazzo, fino alla soffitta con i tetti in legno (un "nido di rondini" da cui si gode la vista dei tetti della città) dove fino a pochi mesi fa viveva Matilde Incorpora, scomparsa prematuramente lo scorso novembre, e dove tutto parla ancora della sua straordinaria proprietaria, anche la plumeria sul balconcino, che allunga i rami nudi verso il sole.
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Appena entrati nell’appartamento ci ritroviamo nel luminoso e accogliente studio, dove spiccano i tanti libri accuratamente ordinati, uno accanto all’altro, e dove mobili antichi si mescolano a pezzi contemporanei, creando un mix unico, capace di raccontare la storia di cinque generazioni di fotografi geniali e intraprendenti.

Alle pareti ci sono le foto in bianco e nero realizzate da Matilde, gli attestati di merito e i riconoscimenti ufficiali conferiti dal re Umberto I e il ritratto del primo antenato che cominciò il filone della fotografia, Giuseppe Incorpora Senior, nato nel 1834 e passato alla storia come ritrattista.

Dopo di lui fu la volta del figlio, Francesco, vedutista, poi di Giovanni e infine di Giuseppe junior, nonno di Salvatore (che era il nonno di Matilde).

Al momento, fanno parte dell’allestimento in esposizione (anche per evidenti motivi di spazio) soltanto alcuni dei pezzi della collezione Incorpora: un patrimonio immenso, fatto di documenti e di cimeli come la spilla gioiello dono di re Umberto I, la targa di cavaliere del Regno, la carta intestata "Incorpora fotografo della Real Casa", i taccuini, le boccette dei reagenti, gli album fotografici con la copertina intarsiata, le scatole in cui si custodivano le pellicole, diversi modelli di macchine fotografiche (tra cui alcune con treppiedi in legno), i dagherrotipi, le albumine, le diapositive a colori di Giuseppe e Rosina Incorpora, le foto Kodachrome che ritraggono insieme Auguste Lumiere e Giuseppe Incorpora, scattate dal figlio Francesco.

Piccoli e grandi tesori miracolosamente scampati alla distruzione della palazzina - casa e bottega degli Incorpora - su cui caddero le bombe che nella primavera del ‘43 rasero al suolo la città. Il patrimonio documentario fotografico realizzato nei decenni dagli Incorpora era certamente inestimabile: si contavano nello storico atelier con sede in via Cavour, circa 70.000 lastre e decine di migliaia di fotografie, raccolte in 80 anni di storia.

Il 9 maggio del 1943 una grossa bomba sganciata da un liberatore americano nei pressi del civico 72 di via Cavour distrusse la palazzina con loggia vetrata sede della Real Fotografia Cav. Giuseppe Incorpora e con essa il suo meraviglioso archivio, cancellando quasi un secolo di testimonianze della città di Palermo.

L’occhio attento del visitatore si posa subito su un piccolo baule verde, collocato in un angolo: in quella scatola Salvatore, il nonno di Matilde, rinchiuse, come sacra reliquia, tutto quello che riuscì a trovare tra le macerie della palazzina crollata, il giorno successivo al bombardamento del ‘43.

Trent’anni dopo, nell’estate del 1973, nello scantinato del villino di Mondello dove la famiglia trascorreva l’estate, Matilde (all’epoca studentessa d’architettura) ritrovò per caso il baule: «Lo aprii e dopo avere estratto i più disparati oggetti, poggiati sul fondo, trovai molte fotografie, cartelle di documenti, fatture, lettere e decine di contenitori, alcuni marcati A. Lumière & ses Fils provenienti da Lione, altre M. Cappelli, prodotte a Milano, altre ancora Agfa ritirate da Berlino.

Erano le ultime lastre della produzione dei miei antenati in 80 anni di attività professionale, miracolosamente sopravvissute», raccontava La stessa Matilde, che aggiungeva: «Questo patrimonio era stato tenuto da mio padre serbato solo nella sua memoria; ne parlava solo di rado e con malcelata amarezza».

Matilde aveva sentito subito in cuor suo il dovere di custodire e preservare le fotografie, i quaderni, i libri-contabili, i diari (e tra questi otto preziosi taccuini di studio, nei quali i suoi antenati annotavano minuziosamente i vari metodi di sperimentazione fotografica).

Su tre antichi taccuini, Matilde aveva scoperto anche 76 ricette di cucina, scritte con calligrafia ottocentesca dall’avo Giuseppe Incorpora, in un periodo compreso tra il 1855 (anno in cui aveva sposato la diciassettenne Rosina Pagano) e il 1914 (anno in cui era morto) e così nel 2015 aveva deciso di pubblicare il volume “Il fotografo cuoco. Diario di Giuseppe Incorpora”.

Tra le ricette del “Nonno Pepè”, che amava andare a fare la spesa al mercato prima di dedicarsi all’arte gastronomica, c’erano quelle della frittella, della caponata e della pasta con le sarde ("oggi sostanzialmente modificate", osservava Matilde, "il cui antico sapore è ormai scomparso").

Matilde stava cercando con grande fatica e dedizione di recuperare altri scatti e lastre dello studio Incorpora: molte fotografie presenti oggi nell’archivio le aveva anche acquistate, ed altre le erano state regalate dalle persone che le avevano in casa.

Il lavoro di riordino dell’archivio storico Incorpora, iniziato da Matilde, viene portato avanti oggi dal figlio, Raffaele La Franca e da Achille Roberto Porcasi, volontario delle Vie dei tesori, che accoglie i visitatori e illustra con molta precisone l’attività di sperimentazione fotografica degli Incorpora.

Achille ci racconta anche una piccola chicca: Giuseppe Incorpora era pazzo di sua moglie Rosina e le faceva confezionare elegantissimi abiti dalle migliori sarte della città.

Quando nel 1962 Luchino Visconti venne a Palermo per girare Il Gattopardo, i costumisti si recarono da Giuseppe junior, nipote del capostipite, per chiedere una copia delle fotografie che Giuseppe senior aveva scattato a Rosina, allo scopo di riprodurre fedelmente gli abiti di scena per le riprese del film.

La casa museo Matilde Incorpora si trova in via Giuseppe Garibaldi n.84 e sarà visitabile tutti i fine settimana, fino al 7 maggio 2023: sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 17.30.
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