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Il caso Cuffaro scuote la Regione, Schifani "manda a casa" 2 assessori: che succede ora

Fuori dalla giunta regionale gli assessori della Nuova Dc. La decisione del governatore dopo l'inchiesta che vede coinvolto Totò Cuffaro, dimessosi a sua volta dal partito

Balarm
La redazione
  • 10 novembre 2025

Renato Schifani

Un vero e proprio rimpasto non c'è ma l'inchiesta che vede coinvolto Totò Cuffaro scuote la giunta regionale. Schifani estromette dalla squadra di governo i due assessori della Nuova Democrazia Cristiana, Nuccia Albano e Andrea Messina, rispettivamanete alla Famiglia e alla Funzione pubblica.

A sostituire i due assessori è il governatore che ha assunto le due funzioni ad interim. Una scelta di "trasparenza e legalità", spiega Schifani: «Ritengo doveroso riaffermare la necessità che il governo regionale operi nel segno della massima trasparenza, del rigore e della correttezza istituzionale - dice il presidente della Regione -. In questa prospettiva, e fino a quando il quadro giudiziario non sarà pienamente chiarito, ritengo non sussistano le condizioni affinché gli assessori regionali espressione della Nuova Democrazia Cristiana possano continuare a svolgere il proprio incarico all’interno della Giunta regionale».

«La nostra - prosegue il presidente - vuole essere una decisione improntata al senso di responsabilità, alla tutela della credibilità dell’istituzione e al rispetto dei siciliani, che confidano in un’amministrazione trasparente e coerente con i valori di correttezza e rigore che devono sempre ispirare l’azione pubblica. Questi valori costituiscono il cardine etico e politico su cui si regge il fondamento della mia azione politica per rappresentare l’interesse collettivo con autorevolezza e trasparenza».

«Non si tratta - aggiunge Schifani - di una decisione di parte, né di un giudizio sulle persone, alle quali va il mio personale ringraziamento per l’impegno, la dedizione e il contributo offerto finora, ma di un atto di responsabilità politica e morale. In momenti come questo, chi ha l’onore e la responsabilità di rappresentare i cittadini deve saper anteporre il bene collettivo e la credibilità delle istituzioni a ogni altra considerazione».

«Ringrazio i parlamentari della Nuova Democrazia Cristiana per la loro consolidata lealtà politica e parlamentare - conclude Schifani - ed auspico che essi continuino a sostenere i provvedimenti dell’esecutivo regionale, nell’interesse superiore della Sicilia e dei cittadini che rappresentiamo, nella convinzione che la responsabilità e la coesione istituzionale debbano prevalere su ogni altra considerazione. Solo così sarà possibile proseguire nel lavoro di governo con la necessaria serenità, chiarezza e coerenza rispetto ai valori di legalità e buon governo che tutti siamo chiamati a difendere».

La scelta di revocare i due assessori «non può bastare» per l'opposizione che la ritiene «un'operazione di maquillage se il sistema di potere resta identico. Rimuovere i dirigenti e gli assessori che si sono rivelati politicamente poco più che prestanome è l’ennesimo tentativo di Schifani di non assumersi mai fino in fondo le proprie responsabilità». Lo dichiarano in una nota congiunta Pd, M5S, Avs e Controcorrente.

«È lui il capo del governo regionale che ha proceduto ad una vergognosa spartizione dei manager della sanità - prosegue l'opposizione -. È sotto i suoi occhi che gli assessorati si sono trasformati in centrali per favoritismi indecenti e i concorsi sono stati decisi a tavolino. Per questo deve andare a casa e liberare la Sicilia dalla cappa di inchieste, scandali e ruberie in cui la sua giunta l’ha fatta precipitare. È la sola possibilità per salvare questa Regione e darle un futuro. Per questo, ancora con più convinzione, saremo in piazza domani (martedì 11 novembre, ndr) alle 15.00 sotto la presidenza della Regione in piazza Indipendenza, a Palermo, per chiedere a gran voce che Schifani e il suo governo vadano a casa subito».

«Prendiamo atto della decisione del presidente Schifani. Alla luce del quadro che sta emergendo, però, ci sentiamo di dover dire che a "Sud chiama Nord" non basta questa decisione» dice pure il leader e capogruppo del partito all'Ars Cateno De Luca.

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