ITINERARI E LUOGHI
Il lago trasformato in un'oasi alle porte di Palermo: il luogo (simbolo) compie 100 anni
È incastonato in una delle aree naturali più preziose tra queste montagne ed è abitato da un grandissimo numero di uccelli e rettili, rendendolo un habitat unico
Il lago di Piana degli Albanesi
I lavori di realizzazione della diga iniziarono nel 1921, ad opera dell’ingegnere Aurelio Drago, che progettò un invaso di circa 310 ettari d’estensione, fra le campagne dei comuni di Piana degli Albanesi e di Santa Cristina Gela. La realizzazione della diga però si completò solo durante l’estate del 1923, quando si realizzò lo sbarramento lungo il corso del fiume Belice Destro.
Nell’arco di pochi anni, il lago divenne quasi da subito una delle risorse idriche più importanti della Sicilia Occidentale, fornendo acqua potabile non solo al capoluogo, ma anche a diversi altri comuni dell’hinterland palermitano.
Eppure in origine la diga nacque non tanto per rifornire di acque le assetate bocche dei cittadini dell’epoca, ma per procurare ingenti quantità di energia elettrica ad una Palermo, che aveva appena concluso la realizzazione delle prime reti d’illuminazione cittadine.
Il lago di Piana degli Albanesi è infatti incastonato in una delle aree naturali più preziose fra quelli presenti tra le montagne di Palermo ed è abitato da un grandissimo numero di uccelli e rettili, che lo rendono un habitat unico, almeno per quanto riguarda la Sicilia occidentale.
Non è infatti un caso se da circa ventiquattro anni le sue sponde vengono considerate un’oasi per gli uccelli, gestita a partire dal 1999 dal WWF, grazie alla donazione che l’Enel – l’ente gestore delle strutture energetiche – effettuò all’associazione ambientalista dei terreni limitrofi alla diga.
L’area inoltre, proprio grazie alla costante presenza di fauna e per via della sua naturalità, da sempre è stata considerata una meta prediletta per le escursioni naturalistiche e per i trekker, alla ricerca di un’area naturale poco distante dalle vie trafficate dalla città.
Tanto che al giorno d’oggi sono in pochi i visitatori che conoscono l’origine antropogenica del lago o che hanno i sospetti di trovarsi di fronte ad un’opera ingegneristica che è riuscita ad integrarsi con l’ambiente circostante.
Vista l’importanza della biodiversità di quest’area, che tra l’altro presenta anche la Riserva Naturale Orientata Serre della Pizzuta - posta poco distante dal lago e poco lontano dalla stessa cittadina di Piana - sarebbe tuttavia un peccato non descrivere le specie principali che vi sono presenti, festeggiando il secolo di vita della realizzazione dell’opera.
Anche perché precedentemente la realizzazione della diga, le campagne che erano presenti fra le montagne di Palermo erano già abbastanza famose per essere particolarmente ricche di vita e di specie, oggi localmente estinte, come il Grifone (Gyps fulvus) o il lupo siciliano.
Dunque da qui in avanti presenteremo un elenco completo delle specie più importanti che è possibile avvistare, compiendo anche una semplice passeggiata fra le sue sponde abbastanza dolci.
A livello faunistico, gli uccelli sono gli animali più interessanti che è possibile osservare a Piana, dotandosi di un buon binocolo e cominciando a scrutare la sua superficie. Il lago infatti è abitato tutto l’anno da diverse tipologie di uccelli acquatici, seppur è durante il periodo invernale che è possibile osservare il maggior numero di specie.
Fra questi uccelli abbiamo le folaghe, come divere tipologie di anatre e moriglioni, a cui si aggiungono i cormorani e i gabbiani provenienti dal mare.
Durante la primavera invece il lago viene invece visitato da alzavole, germani reali, codoni e marzaiole, mentre sulle sponde folti gruppi di Passeri e di Cince si avvicinano alla spiaggia a partire da febbraio, per andare a caccia di piccoli insetti con cui nutrire i propri piccoli.
Il cielo sovrastante il lago invece è costantemente pattugliato da diverse tipologie di rapaci, come le aquile reali e le poiane, ma anche i più piccoli gheppi e i falchi pellegrini.
Le fitte foreste che invece coprono le montagne che ne circondano lo scenario sono inoltre abitate, oltre che da cince e cinciarelle, anche da usignoli, picchi, civette e rampichini, che risultano però molto più difficili da avvistare, essendo molto più diffidenti alla presenza dell’uomo rispetto le altre specie.
Dal punto di vista invece dei mammiferi, le sponde del lago sono notoriamente ricche di istrici, con i loro famosi aghi utilizzati come sistema di difesa. È inoltre possibile osservare volpi, ricci, lepri, qualche cinghiale e i conigli selvatici.
Da qualche tempo inoltre sono aumentati gli avvistamenti di gatti selvatici da parte dei visitatori della riserva e della spianata posta vicino al lago, seppur gli scienziati non abbiano ancora confermato ufficialmente la cosa e non si siano espressi su un’eventuale crescita demografica da parte di questa specie in questa zona.
È invece possibile sulla superficie del lago diversi esemplari di rana di Lessona (Pelophylax lessonae), seppur siano le carpe, i carassi, le tinche e i persici trota a essere i veri dominatori incontrastati delle acque del lago, insieme a diverse specie di libellule, dal colore acceso.
Per quanto riguarda infine la flora, l’area che circonda l’oasi e buona parte del lago, che ha un bacino idrografico di 40 km quadrati e una superficie di 3,29 km quadrati, la vegetazione è molto variegata.
Oltre ai tipici prati degli ambienti mediterranei, sulle sponde si trovano ricchi pascoli formati da graminacee perenni, con una vegetazione arborea ed arbustiva che amplifica le possibilità d’insediamento per l’avifauna.
Sono inoltre presenti diversi boschetti di salice rosso e bianco, come è diffuso anche il pioppo nero, con le sue foglie e forme caratteristiche. Le tamerici e i diversi esemplari di pino d’Aleppo sono invece il frutto delle campagne di forestazione effettuati nei decenni dagli operatori forestali, che prevedevano anche l’utilizzo di conifere, pioppi, querceti ed eucalipti.
A livello della vegetazione dei boschi, sono presenti anche diverse varietà di rosa selvatica e di prugnolo, per non parlare della presenza di boschetti di agrifoglio, che risultano essere un residuo floristico di elevata importanza botanica, risalente al periodo dell’era glaciale.
Sono innumerevoli infine le specie di orchidee che è possibile ammirare durante la primavera lungo gli argini del lago, come all’interno dei sentieri naturalistici che sono stati costruiti, per favorire l’esplorazione dell’oasi ai turisti.
Proprio per tutelare quest’area, di elevata importanza naturalistica-ambientale, le istituzioni hanno quindi deciso d’istituire un Sito di Importanza Comunitaria (SIC), noto come "Lago di Piana degli Albanesi" (ITA 020013), di circa 601 ettari, nel tentativo di conservarne il paesaggio e di proteggerne l’ambiente, precedentemente battuto da diversi cacciatori e ancora oggi minacciato dagli incendi che “vengono fatti partire” dai piromani.
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