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Il mio ricordo di Giovanni Alamia: "quella voce ruvida ed inconfondibile che straccia l'anima"

Giacomo Civiletti ricorda il suo amico e grande artista scomparso il 17 febbraio di ventuno anni fa. Uomo malinconico e divertente che esprimeva nelle sue canzoni poesia e dramma

  • 17 febbraio 2021

Giovanni Alamia

Giovanni Alamia per me non fu solo un compagno di lavoro, ma un amico.

Non è stato molto fortunato, si è ammalato ed è morto giovane, ma abbiamo avuto tempo e modo di frequentarci e di ridere tanto.

Giovanni l'ho conosciuto che era già adulto e della sua infanzia e prima giovinezza non so quasi nulla; ogni tanto accennava qualche racconto di povertà profonda, ma con ironia, divertendosi al ricordo e forse esagerandoli, spettacolarizzandoli ; Giovanni non nascondeva le sue origini umili delle quali non si vergognava, essendosene riscattato con la sua Arte, anzi ne andava fiero ed in queste origini profondamente popolari trovava tutta la poesia e la melodia che esprimeva nelle canzoni che componeva;

due ne ricordo: U baruni Piscietrema sberleffo agli snob, a quelli che "si sentono in quantunque" e Trazzeri, canto struggente e malinconico, un affresco poetico dedicato ai vicoli di Palermo ed ai bambini che li abitano. Giovanni era un Uomo malinconico, ma sapeva essere divertente, nonostante certe vicissitudini personali che lo costrinsero ad interrompere per un periodo il lavoro e la frequentazione con il nostro gruppo, cioè con Burruano, Quattrocchi, Sperandeo, Raneli, Picone e me.
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Poi tornato fra noi, riprendemmo a lavorare insieme. Tanti spettacoli di teatro e di cabaret e tanti episodi divertenti anche al limite del cinismo nel verso che facevamo alla sceneggiata napoletana.

Ricordo fra tutti un episodio molto divertente: eravamo in quattro ospiti ad un pranzo di gala in un rinomato hotel; ci eravamo detti, data la particolare predisposizione all'alcol di tutti noi, "non facciamoci riconoscere... vino picca... 60 litra...". Ma questa era una nostra battuta ed in effetti a guardarci sembrava un tavolo d'astemi...

Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di noi, ma non era una novità, ci siamo da sempre abituati ad essere guardati, piuttosto stiamo attenti a parlare piano e a non farci scherzi da tavola fra noi, tipo spruzzi di minerale e lancio di molliche di pane, siamo tutti e quattro eleganti e composti.

Servono tagliatelle all'astice , seguono gamberoni rossi di Mazara... grossi e rossi come non ne ho più visti... Da mangiatori di buon pesce cominciammo quasi in coro a succhiare le teste dei gamberoni, producendo l'inevitabile rumore che attrasse lo sguardo di una signora del tavolo accanto che buttò l'occhio verso di noi, Giovanni se ne accorse e battendo tutti sul tempo, sorridendo alla signora disse: "Signora s'un ci suca a tiesta chi piaciri c'è?"

Giovanni aveva il senso dello spettacolo, cantava bene e componeva belle canzoni, aveva idee, ma improvvisamente si era ritrovato solo. Giovanni e Tony Sperandeo lavoravano con me e Burruano che eravamo una coppia in Tv ed in teatro, una "ditta", ma Gigi preferì poi sciogliere il sodalizio che avevamo e dovetti organizzarmi per conto mio mentre loro tre cominciarono a fare cinema, poi, non so perchè, Giovanni non ne fece più, rimase a Palermo e solo.

Poi si è ammalato e se n'è andato, ma il suo ricordo e la sua voce ruvida ed inconfondibile stracciano l'anima di chi lo ha apprezzato e gli ha voluto bene.

N.B. Poi le teste dei gamberoni, seguendo il nostro esempio, se le succhiarono tutti.
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