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Il ponte in Sicilia costruito (dai diavoli) in una notte: perché lo chiamano "Saraceno"

La leggenda del ponte, che da quel momento venne ribattezzato "saraceno", non fece che aumentare il fascino di questo luogo che si trova a pochi passi da Palermo

Marco Giammona
Docente, ricercatore e saggista
  • 16 marzo 2023

Il Ponte Saraceno

Il significato che rivestivano i ponti nel passato, nel quadro generale dell’organizzazione economica, politica e sociale dei diversi insediamenti, frequentemente si confronta con una situazione attuale che li vede isolati e scollati dalla realtà delle nuove vie di comunicazione.

Mentre la funzione originaria si è trasformata, si è invece accentuato il significato di memoria della loro presenza fisica nel paesaggio, architetture che oggi hanno il valore di permanenza storica di tutto un sistema di vita e di relazioni, e perciò sono responsabili di una particolare valorizzazione dell’ambiente in cui si inseriscono.

Osservando il paesaggio della Sicilia molti degli antichi ponti sono crollati, e ne è rimasta qualche traccia, ma altri, si possono incontrare lungo il percorso di un fiume, legati al tracciato di trazzere o a tracce di strade scomparse.

I ponti si presentano, nell’immaginario comune, come "ciò che permette di superare ostacoli insormontabili", segnano i territori, disegnano paesaggi ed evocano al contempo il potere della tecnica e l’efficacia della scienza.
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La realizzazione di un ponte costituiva nel passato ed in ogni regione un avvenimento che, sia nel periodo della costruzione che nel seguito, dava origine ad una nutrita serie di leggende, miti e storie.

Esse a loro volta diventavano occasioni per ulteriori elaborazioni ed espressioni artistiche anche popolari, giunte ancora vive fino ai nostri giorni con un fascino particolare dovuto anche alla loro forma poetica.

Anche in Sicilia la costruzione di un ponte eccitava quindi la fantasia popolare, in un’opera così ardita e sacrilega si vedeva l’intervento di potenze sovrumane o addirittura infere.

A sud- est di Marineo, presso Risalaimi, antico insediamento della valle del fiume Eleuterio, che presidiava le omonime sorgenti, vi è un grande casale, appartenuto primi dagli arabi, poi ai monaci cistercensi e successivamente destinato all’ordine dei Cavalieri Teutonici.

Poco distante da questo casale, esiste un grande ponte a più arcate comunemente detto "il ponte vecchio", per distinguerlo da un altro esistente più sotto, detto "il ponte della fabbrica". È un fatto storico che in quelle vicinanze avvenne una campale battaglia tra saraceni e romei siculi.

Proprio a riguardo di tale avvenimento, il "ponte vecchio", assunse un ruolo fondamentale per le sorti dello scontro.

Secondo una leggenda locale riportata anche dal Pitrè, si racconta che il giorno prima della battaglia, il capo supremo dei Saraceni, avesse invocato l’aiuto dei diavoli giacché gli era impossibile oltrepassare con il suo esercito il fiume Eleuterio, ingrossato dalle piogge di quei giorni.

La notte seguente si videro in aria molti fuochi e grandi rumori, poi una schiera di nani con berrettini rossi, cominciarono intensamente a lavorare. C'era chi impastava calce, chi squadrava massi enormi, chi li portava e chi li sistemava e ripuliva, comandati dal più anziano di loro con toga, lunga barba bianca e bastone di comando che su di masso dirigeva i lavori.

Allo spuntar del sole si vide quella meravigliosa opera d’architettura ultimata, permettendo così ai saraceni di vincere una grande battaglia contro i siculo- bizantini.

La leggenda del ponte, che da quel momento in poi venne ribattezzato “saraceno”, non fece che aumentare il fascino del luogo e soprattutto dei tanti ponti simili in Sicilia che hanno dato origini a oscure leggende, particolarmente legate alle opere di esseri sovrannaturali o perfino del diavolo, che all'epoca era stimato grande ingegnere e soprattutto si vedeva un po' dappertutto, in qualsiasi opera o avvenimento.
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