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Il primo museo del liberty al mondo sorgerà a Palermo: le idee per villa Lanza-Deliella

Un workshop internazionale ha messo a confronto architetti e pensatori per la rinascita di un'area nel cuore della città in cui sorgerà un museo unico in tutto il mondo

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 4 dicembre 2019

Uno dei rendering che riguardano villa Deliella

«Vi è una marea nelle cose degli uomini che presa per tempo, conduce alla fortuna…». E questa marea ha avuto bisogno di sessanta lunghi anni per costituirsi sotto forma di opportunità oggi palesemente irrinunciabile e trova il nome nel futuro museo della città Liberty nell'area del recinto della basiliana Villa Lanza-Deliella e nelle due piazze Crispi e Mordini oggi scena indifferente nelle diverse forme di degrado tra il passaggio e la sosta delle automobili.

Memoria e futuro si chiama il workshop internazionale appena conclusosi tra le fredde mura del convento della Magione a piazza Kalsa. Quattro giorni di intense attività laboratoriali, due di sopralluoghi, conferenze e analisi e due di brain storming, progettazione e verifica al fine di concorrere a quanto richiesto dalla committenza e cioè la scrittura delle linee di indirizzo che porteranno al bando di concorso per la realizzazione del primo museo Liberty d'Europa.
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Il primo pensato per la narrazione integrata di uno dei periodi più floridi che seppe caratterizzare e positivamente le grandi capitali culturali nel ventennio precedente alle guerre mondiali. Quel Modernismo che unito negli intenti etici ed estetici sovranazionali, seppe declinarsi su scala locale divenendo Art Nouveu, Floreale, Secession, Jugendstil, Liberty appunto!

Palermo tra di esse, forse la meta più suggestiva di allora, è oggi sicuramente la più malandata, basti pensare a Barcellona o a Vienna ed è quella col potenziale più grande proprio perché può solo migliorare attraverso la costruzione di una infrastruttura culturale che sarà la prima nel suo genere.

Non un semplice museo per una area barbaramente saccheggiata già a partire dai primissimi anni Cinquanta, ma la volontà di un riscatto estetico e sociale affidato alle qualità curative del progetto di architettura che nelle soluzioni suggerite dai gruppi partecipanti, si esprime come un progetto di suolo dalle ridotte volumetrie, nel rispetto dei resti “archeologici” presenti (recinto e piano ipogeo) generando un luogo contemporaneo più ampio della sola area di progetto, travalicando i confini delle due piazze Crispi e Mordini, da cui il futuro fruitore potrà partire alla conquista del museo diffuso tra gli edifici floreali scampati alla furia iconoclasta del Sacco di Palermo con una maggiore consapevolezza di sé. Una forte vocazione a luoghi ipogei e una nuova fruizione dello spazio pubblico, unitamente ad una rinnovata monumentalità, contraddistinguono le suggestioni dei quattro gruppi almeno nei punti convergenti.

Ma volendo “dare i numeri”di questa settimana di duro lavoro culminata venerdì scorso nella presentazione delle diverse idee progettuali dei ventuno giovani progettisti partecipanti presso la Sala delle Capriate dello Steri alla presenza dell'architetto Gianluca Peluffo e sabato presso il teatro di Santa Cecilia alla presenza dell'architetto Mario Cuncinella, tra le massime autorità in materia di progettazione sostenibile e dell'architetto Pierandrea Angius (dello studio londinese di Zaha Hadid), ci si può rendere subito conto della grande importanza di questo prezioso momento di riflessione condiviso con la città, che per metodo e qualità dei risultati raggiunti in così poco tempo, trova tutti concordi sul fatto che sia la prima volta che un dibattito così costruttivo trovi casa a Palermo.

Venti i giovani progettisti partecipanti: gli architetti Federica Bono, Chiara Parrino, Maria Grazia Sinopoli, Francesca Anania, Chiara Di Marzo, Francesco Di Raimondo, Antea Mazzuca, Giuseppe Mineo, Antonino Alessio, Raffaella Gianportone, Vincenzo Porrovecchio, gli ingegneri Sara La Paglia, Achille Roberto Porcasi, Claudia Schilleci, Giovanni Ferrarella, Francesca Cammarata, Elisabetta Caradonna, Paolo De Marco Alessandro Li Puma, la dottoressa Sonia Raccardi esperta in comunicazione.

Otto i tutor: gli ingegneri Luigi Failla, Calogero Vinci, gli architetti Nicola Piazza, Barbara Lino, Luciana Macaluso, Anna Igea Garretto, Sebastiano Provenzano, Danilo Maniscalco. Tre i coordinatori : l'ingegnere Giuseppe Trombino, l'architetto Giuseppe Di Benedetto, la dottoressa Maria Pia Farinella.

Diversi gli interventi di alto profilo articolati nelle diverse giornate oltre ai già citati, rispettivamente dei professori dell'ateneo palermitano Maurizio Carta, Andrea Sciascia, Ettore Sessa, Renata Prescia, Teresa Francisco, della soprintendente Lina Bellanca e del dirigente generale Bb. Cc. Aa Sergio Alessandro, della consigliera comunale Giulia Argiroffi, dell'architetto Adriana Chirco, del presidente degli amici dei musei siciliani Bernardo Tortorici di Raffadali, dei presidenti degli ordini professionali Francesco Miceli e Vincenzo Di Dio, del Magnifico Rettore Fabrizio Micari. Parlano anche l'assessore Giusto Catania e il Sindaco della città metropolitana, tutti quanti coordinati dal responsabile scientifico ingegnere Aldo Bertuglia, vero e proprio pilastro nella gestione delle sei giornate di lavoro.

Centinaia i progettisti e i cittadini accorsi alle due giornate finali culminate nel pomeriggio di sabato dopo un acceso confronto rispetto alla necessità che il dibattito non si fermi all'evento appena terminato ma sancisca, così come auspicato da Cucinella e Angius la rinascita di una città straordinaria che sappia divenire modello virtuoso per le future esperienze dell'intero paese.

Perché questo è oggi il caso “Villa Lanza-Deliella” per il resto d'Italia che guarda; è l’anello mancante nella produzione basiliana così raccontata da Ettore Sessa in una lezione che ha inchiodato per mezz'ora tutti gli intervenuti, e il necessario bisogno di riscatto da un vero e proprio assalto al patrimonio monumentale italiano come scrisse Bruno Zevi a pochi giorni dal triste misfatto, è la città che riparte da se stessa e verso il suo museo diffuso in termini di dispositivo culturale come ci ha suggerito sapientemente Maurizio Carta, ma è soprattutto la possibilità di rilanciare la cura della bellezza e la voglia dei giovani progettisti di rimanere qui in Sicilia attraverso la costruzione di una economica locale di matrice sostenibile generata proprio dalle idee dei giovani progettisti dimenticati nell'ultimo ventennio malgrado i sacrifici di studi e duro lavoro condotti quasi sempre con ottimi risultati di profitto e passione.

Tutto ciò nella volontà di una politica che finalmente ricorda a stessa il valore del proprio mandato nella chiarezza, ormai ci auguriamo metabolizzata, che la qualità del progetto di questo prezioso nodo urbano verrà affidata al concorso di progettazione che ci auguriamo non ponga volgari limiti per la partecipazione come quando lo si indirizza già verso qualcuno e purtroppo succede, valorizzando la misura etica di ciò che è successo attraverso suggestioni monumentali adeguate al Genius Loci costituendo quel ponte culturale tra un passato glorioso ed un futuro che è tutto finalmente da scrivere.

Resta il nodo della proprietà dell'area a cui non possiamo che inviare il messaggio di collaborare per la migliore risoluzione di questo vuoto fisico che da sessanta lunghissimi anni è soprattutto, un vuoto spirituale, quasi esistenziale che non conviene davvero più a nessuno.

Una ferita continuamente aperta che oggi può trovare una cura attraverso una rinascita che coincide come fu per Barcellona con Antoni Gaudì, con la proclamazione di Ernesto Basile a Icona Urbana del capoluogo siciliano. Si, adesso è forse riduttivo parlare semplicemente di Museo del Liberty, sia la metafora stessa di una rinascita indispensabile affidata al progetto di architettura che si faccia carico di fare pace con le nuove generazioni di progettisti e cittadini e con la Storia di una intera società che oggi a differenza di allora, guarda con maggiore desiderio alla bellezza da costruire, piuttosto che a aridi, momentanei business.
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