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Il santuario punico più importante del Mediterraneo: è la Grotta Regina di Capo Gallo

Poco conosciuta ma ricca di storia, è una vasta caverna di circa 1.000 metri quadri, con un ingresso visibile solamente una volta giunti sul posto. Ecco la sua storia

Balarm
La redazione
  • 28 febbraio 2021

La Riserva Naturale Orientata di Capo Gallo

Il Monte Gallo, il promontorio che si trova nella Riserva di Capo Gallo, nel Palermitano, custodisce un gran numero di grotte, una concentrazione storica e storiografica di grande interesse culturale.

Tra quelle presenti, da scoprire, c’è di sicuro la Grotta Regina, una vasta caverna di circa 1.000 metri quadri, con un ingresso visibile solamente una volta giunti sul posto.

Per fortuna, c'è da dire, e fra un po’ scopriremo il perché.

La grotta, non protetta da recinzioni, si raggiunge entrando da Capo Gallo (lato Mondello) e seguendo l’iniziale sentiero che, via via, diventa più indefinito e selvaggio.

C’è molto da scoprire nella Grotta Regina, considerata il più importante santuario di origine punica del Mediterraneo - in attesa di riprendere le visite guidate dal vivo condotte dall’Associazione BCsicilia, realtà culturale e di volontariato che opera per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali - attivo dal VII a.C. fino al II secolo d.C.
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Diverse sono le pubblicazioni scientifiche realizzate su questo sito, scoperto già da decenni, che ha subìto anche vicende alterne e che, forse, si è ancora mantenuto grazie alla sua posizione non pienamente accessibile e visibile da lontano.

Intorno agli anni ’70, infatti, a qualcuno - ci ha detto Fabrizio Giuffrè, guida di BCsicilia con cui ha realizzato il video, è venuta l’idea, per fortuna non andata in porto, di realizzare un locale all’interno della grotta e, per degradare l’importanza storica e culturale, alcune delle incisioni sono state sfregiate.

Quel che rimane, però, è certamente un patrimonio unico, da tutelare. Si ritiene, infatti, che la grotta fosse un santuario dedicato alla dea Iside, frequentato da marinai che lì andavano a pregare e fare i loro voti.

Di quel periodo rimangono ancora visibili disegni a carboncino e iscrizioni (alcune tradotte) in caratteri punico, neo-punico, libico e numidico.

Si possono individuare figure antropomorfe preistoriche e rappresentazioni dedicate a Iside, come il “Navigium Isidis” (la nave di Iside), un rito in maschera molto festoso dedicato alla vicenda della dea, a testimonianza del fatto che il “patheon punico" fosse influenzato anche dalle divinità egizie.

Su entrambi le pareti della grotta esistono dei disegni, alcuni di epoca preistorica ed altri di epoca fenicia; la fase preistorica è documentata da un bisonte colpito da lance e dalla testa di un cane.

Fra i disegni individuati particolarmente interessanti appaiono alcune raffigurazioni, sempre di epoca punica, tra cui un’elegante testa di cavallo; l’animale sembra condotto per le redini, non visibili nel disegno, da un guerriero che ha sul capo un elmo.

La grotta si trova a circa 150 metri sul livello del mare e dalla costa è quasi invisibile, essendo la sua apertura nascosta da una fitta vegetazione spontanea.

Secondo gli studi condotti già dagli anni ’50 la sua posizione e la presenza di un immenso blocco a forma di parallelepipedo, posto trasversalmente all’ingresso, confermerebbero la sua funzione di luogo sacro.

Il primo insediamento umano potrebbe risalire al paleolitico superiore e il più recente, in base all’esame di alcuni frammenti di ceramica, al periodo greco-attico.

La Grotta Regina per le sue eccezionali testimonianze è stata, nei decenni, al centro di studi a livello internazionale ma la prima struttura a darne notizia ufficiale, nel 1968, fu Sicilia Archeologica.

Per quanto il sito sia custodito e protetto, in qualche modo, dalla sua originaria collocazione (si raggiunge comunque senza grossi impedimenti) c’è da auspicarsi, al più presto, un intervento di salvaguardia che tuteli pienamente queste importantissime testimonianze storiche.
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