TEATRO
Il Teatro Lelio chiude il sipario (per sempre): Palermo perde dopo 30 anni un altro pezzo di storia
L’amara decisione è stata presa da Simona Pandolfo che, insieme al padre Vincenzo, alla madre Giuditta Lelio e al fratello Alessandro Fiorini gestivano il teatro da 30 anni
L'ultimo saluto al pubblico di Giuditta Lelio (al centro) con Danila Laguardi (a sinistra) e Micaela De Grandi (a destra)
A Palermo c’è un luogo simbolo della cultura che, dopo 30 anni, ha chiuso le porte nonostante il grande impegno e la volontà di continuare a portare avanti l’attività.
Stiamo parlando dello storico Teatro Lelio, realtà che dal 1990 fino al giugno del 2020 ha segnato l’attività teatrale in città.
L’amara decisione, dopo i lunghi e difficili mesi della pandemia e non solo, è stata presa da Simona Pandolfo che, insieme al padre Vincenzo, alla madre Giuditta Lelio e al fratello Alessandro Fiorini formavano una famiglia sia nella vita che tra le mura del teatro.
«Questa decisone l’ho presa nei mesi scorsi - ci ha detto Simona Pandolfo - dopo essermi chiarita le idee, aver tentato di ovviare a questa decisione, cercando soluzioni ma non ottenendo nulla.
Mi sono ritrovata sola a dover gestire la nostra attività che per 30 anni è stata la nostra vita e, la morte di papà è stato l’ennesimo dolore, dopo la scomparsa, nel 2017, sia di mamma che di mio fratello Alessandro».
Negli ultimi mesi la Pandolfo ha tentato di salvare, almeno, l’esposizione museale che era stata voluta e allestita dallo stesso Vincenzo Pandolfo nel foyer del Teatro Lelio, che contava la presenza di pupi siciliani e carretti della Scuola di palermitana.
«Ci tenevo che questo allestimento, realizzato nel dicembre del 2019, avesse una sede di esposizione e valorizzazione, in vista della chiusura del teatro. Mi sono rivolta all’Assessorato alle CulturE del Comune di Palermo per avere un aiuto logistico ma, dopo alcune interlocuzioni, non ho avuto riscontri concreti per definire la cosa.
Con gioia, ma anche con un po’ di rammarico, oggi posso dire che ho realizzato questo progetto a Castelbuono dove, grazie alla disponibilità e alla fattività delle istituzioni locali ho potuto allestire, presso l’ex Convento di San Francesco, il “Museo dei pupi e del carretto di scuola palermitana Vincenzo Pandolfo”, in memoria di papà.
Avrei voluto che questo patrimonio rimanesse a Palermo, ma non è stato possibile».
L’amarezza di Simona Pandolfo fa riferimento anche al mancato supporto morale che pensava di ricevere dagli altri colleghi dei teatri in città.
«Non ho ricevuto neanche una telefonata da coloro che come noi appartengono alla FederTeatri, l’associazione che unisce i teatri privati a Palermo. La notizia della nostra mancata riapertura circola da mesi ma nessuno ha alzato il telefono per un messaggio di vicinanza».
La famiglia Lelio, ognuno con le proprie competenze, ha segnato la storia del teatro in città, soprattutto quello fatto nell’ottico di avvicinare le nuove generazioni, anche attraverso la scuola, a questa forma d’arte.
«Forse non tutti lo sanno ma è stato grazie a papà se è stato introdotto, dal Ministero, il finanziamento per le attività rivolte ai giovani delle scuole; così come è stata sempre opera sua la legge regionale che definì gli stanziamenti economici per i teatri privati dell’Isola.
In 30 anni di attività, in cui in teatro Lelio è stata la nostra casa, abbiamo ospitato grandi nomi del teatro nazionale, penso a Giorgio Albertazzi o Gianrico Tedeschi, per citarne alcuni, ma di sicuro i momenti più belli rimangono quelli legati al debutto delle nostra produzioni che, dopo mesi di duro lavoro, vedevano la luce con il pubblico».
Il futuro del Teatro Lelio, in senso fisico, ancora non è definito, essendo l’immobile di proprietà della famiglia Pandolfo.
«Ho già ricevuto delle proposte per affittarlo sempre come teatro, proposte che al momento non sono andate in porto; in futuro vedrò come destinarlo, io spererei che rimanesse sempre un teatro».
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