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Il "vignaiolo visionario" che ha fatto grande la Sicilia nel mondo: Marco De Bartoli

Precursore acuto, Marco De Bartoli ha, coraggiosamente, aperto una strada valorizzando le tradizioni e producendo vini identitari; strada che oggi i figli percorrono con lo stesso amore

Jana Cardinale
Giornalista
  • 8 gennaio 2022

Marco De Bartoli (foto Giuseppe Gerbasi)

Tenacia, lungimiranza e amore per il territorio. Ingredienti fondamentali che il “vignaiolo visionario”, Marco De Bartoli, sapeva miscelare senza timidezze per dare lustro a quest'angolo di Sicilia, Marsala, in cui decise di riprendere in mano l'antica tradizione del ‘perpetuo’, alla base della produzione di vini fortificati prima dell'arrivo degli inglesi.

Precursore acuto, Marco De Bartoli ha aperto una strada valorizzando le tradizioni e producendo vini identitari; strada percorsa oggi con la stessa energia e il medesimo amore dai figli Renato, Sebastiano e Giuseppina.

Contrariamente alla tecnica diffusa dai britannici, il ‘perpetuo’ non prevedeva alcuna aggiunta di alcol: le piante di grillo, la cui resa veniva opportunamente gestita, fornivano uve che da sole, una volta vinificate, raggiungevano almeno i 15 gradi. La mancata aggiunta di alcol non consentì mai al ‘Vecchio Samperi’ di essere identificato come Marsala, rendendolo un esemplare unico nel suo genere.
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De Bartoli, credendo fortemente nella viticoltura del proprio territorio, si avviò alla fine degli anni ‘70 a riscoprire e coltivare uno stretto legame tra i metodi tradizionali e innovativi di lavorazione della terra e di produzione del vino. La ricerca di un’eccellente qualità, coniugata al rispetto delle tradizioni vinicole siciliane, gli hanno fatto prediligere l’utilizzo di vitigni autoctoni, in particolare il Grillo a Marsala e lo Zibibbo a Pantelleria, per dare vita a vini tradizionali e di territorio, proprio come il ‘Vecchio Samperi’ e il ‘Bukkuram’, e fortemente innovativi, come il ‘Grappoli’ del grillo e il Pietranera.

La cantina De Bartoli nacque nel 1978, quando il giovane Marco, con una laurea in agronomia e la passione per le auto da corsa, subentrò alla madre Josephine nella conduzione del Baglio Samperi, la tenuta dove per oltre due secoli si erano coltivate le uve per la produzione del Marsala. A quel tempo la denominazione era in completo declino, come l'antica proprietà familiare, ma Marco De Bartoli riuscì in poco tempo a fare delle sue vigne il centro di propulsione di un nuovo modo di produrre vino in Sicilia, fondato sulla qualità e sulle antiche e virtuose tradizioni, dando vita a Marsala, passiti e vini secchi che hanno fatto la storia del vino in tutto il Meridione e nel mondo.

Oggi i vini della cantina De Bartoli raggiungono vette qualitative altissime e la tenuta di famiglia si presenta in tutto il suo splendore come un antico baglio ottocentesco. Il nome di Marco De Bartoli ha assunto contorni leggendari e le sue tecniche di produzione, innovative, ma desunte dalla tradizione, sono divenute una regola in tutto il territorio, come, per esempio, l'introduzione del Metodo Soleras, portato in Sicilia da Benjamin Ingham nel 1812 e ripristinato da lui negli anni '70.

I vini della cantina De Bartoli sono espressioni di altissimo livello di un territorio generoso e suggestivo, in cui spiccano i vigneti di Samperi, situati su una conca alluvionale, e quelli di Bukkuram, illuminati da un sole africano. Se il nome di De Bartoli è legato principalmente a quello del Marsala e ai grandi ed esuberanti passiti di Pantelleria, la cantina deve la sua fama internazionale a una gamma vasta e variegata nata da vitigni tipici del territorio: Grillo, Zibibbo, Catarratto e Perricone.

Marco De Bartoli 40 anni fa iniziò un percorso di rivalutazione per far capire al mondo che poteva esistere un Marsala di alto lignaggio, un Marsala da bere. Un prodotto territoriale, naturale, di grande pregio, prendendo il meglio da un disciplinare cucito per la produzione industriale che prevede 29 tipologie. Le più prodotte sono quelle meno pregiate: Marsala Fine, o superiore, con uno o due anni di invecchiamento, e soprattutto Marsala Ambra, dove si addizione il mosto cotto o concentrato.

Lui puntava molto sulla tradizione, sulla rivalorizzazione dei vini più antichi; iniziò con il perpetuo, il ‘Vecchio Samperi’, negli anni ’80 continuò con il Marsala DOC e poi fu pioniere nella produzionei dei vini da tavola da uve Grillo, e da uve Zibibbo a Pantelleria. Aprì strade importanti, di fronte a mille difficoltà. Il Vino Samperi, vino perpetuo, non è un Marsala, e si produceva da centinaia di anni, da prima dell’arrivo degli inglesi: 40 fa De Bartoli gli ha dato importanza al di là del Marsala. Nel Baglio di famiglia dei suoi nonni, ne ritrovò botti piene, dandogli il giusto valore ritornando all’artigianato e rivalutando il vino antico. Insomma lo presentò al mondo come il vino della tradizione più antica della città di Marsala.

Quel vino che veniva utilizzato come base per il Marsala, ma che nessuno fino ad allora aveva pensato di imbottigliare. «Papà ha vissuto il mondo del vino con grande amore ma anche con grande dolore – dice Giuseppina De Bartoli - molto amareggiato, perché quel mondo lo ha deluso spesso. Il coraggio lo ha sempre accompagnato, è rimasto fedele a se stesso. Non è mai sceso a compromessi e non era legato al dio denaro».

Quando negli anni ’70 Marco De Bartoli iniziò la sua attività, il Marsala viveva un periodo di crisi; erano rimasti una ventina di produttori e molti stavano gettando la spugna. Fino agli anni ’50 c’erano più di 200 cantine che lo producevano; era il risultato di una guerra al ribasso dei produttori, una continua ricerca non al prodotto migliore, ma a quello meno caro. De Bartoli, con un lavoro certosino, girando le cantine storiche che chiudevano, acquistò le vecchie Riserve e le conservò, portandole in cantina, creò un sotterraneo per dar vita alle condizioni perfette per conservarle.

Il 1860 è una riserva che lui restaurò, da una madre di Marsala del 1820, quasi solida, liofilizzata. Con i vecchi vini del solera che aveva la rianimò. “Nella nostra cantina non è mai nato nessun vino per seguire le mode del momento o onde commerciali; anzi – dice ancora la figlia - noi siamo spesso arrivati 15-20 anni prima, e i nostri vini sono nati da emozioni, sperimentazioni e coraggio, uscendo fuori quando il mondo non era preparato”.

Un Maestro assoluto del vino liquoroso siciliano. E se, come scriveva Luigi Veronelli, "Il vino è il canto della terra verso il cielo", il Baglio “Vecchio Samperi” è un vero tempio del vino, dove si annusa la storia in ogni ambiente. De Bartoli fu criticato nella sua terra, perché era consapevole che per fare un buon Marsala vergine bisogna partire da un vino base di qualità, estremamente alcolico in maniera da minimizzare l’aggiunta di alcool seguito da lunghi invecchiamenti.

Ci furono anche cause giudiziarie, e una mattina del 1995 la Procura di Marsala lo accusò di sofisticazione. Ha dovuto aspettare cinque anni per avere l’assoluzione, perché “il fatto non sussiste”. Oggi la città di Marsala gli dedica una piazza, proprio dove sorgerà il Museo del Vino, nell’ex Largo Di Girolamo, in via XI Maggio. In una giornata di festa, scelta tra quelle dedicate alle iniziative natalizie e di fine anno, l’Amministrazione Comunale al completo, guidata dal sindaco, Massimo Grillo, alla presenza di un pubblico numeroso, di amici, estimatori, nostalgici, e dei familiari, gli ha reso questo tributo.

«A nome di tutta la famiglia, dei miei fratelli e mia madre – ha detto, commossa, la figlia - voglio ringraziare con profonda riconoscenza, tutti coloro che in questi dieci anni si sono spesi affinché questo importante riconoscimento alla memoria di nostro padre fosse oggi realtà. Noi della famiglia siamo stati sempre semplici spettatori di tutte le meravigliose opere e commemorazioni dedicate a papà, e non possiamo che ringraziare di cuore chi ha proposto, riproposto, chi ha lavorato, lottato, affinché oggi questa intitolazione sia stata possibile: la vecchia Amministrazione comunale che ha dato il là al progetto, e questa che ha avuto modo di concretizzarlo.

Abbiamo avuto sempre grande consapevolezza dell’importanza dell’opera di nostro padre in campo vitivinicolo per questo territorio e forse non solo, e grandi riconoscimenti gli sono sempre stati attribuiti in tutta Italia e nel mondo. Per noi è solo un’ulteriore conferma di quanto la vita e la persona di nostro padre ci hanno insegnato: che se si lavora con amore, passione, dedizione, pensando sempre al bene comune, e non solo al proprio tornaconto, se si è persone per bene e oneste, si lascia un segno indelebile e si rimane per sempre vivi nella memoria di chi resta, in qualsiasi campo si operi.

L’auspicio è che la sua vita e il suo lavoro possano essere da esempio e da stimolo per chi oggi si approccia al difficile mestiere di viticoltore e artigiano del vino, impegnandosi a portar sempre alta l’immagine della nostra terra e lavorando per far emergere il meglio che essa può e sa offrire, così come ha fatto lui. Papà ha già tante vie e piazze segnate nei cuori di chi lo ha conosciuto e amato; questo è il riconoscimento di cui sono più orgogliosa».

Una vita piena di tante cose eccezionali, ma soprattutto di fatiche, sacrifici e poche comodità. E oggi quella piazza attende il Wine Museum Marsala una struttura museale, a Palazzo Fici, una struttura storica in cui si potrà ammirare la storia del prodotto che rappresenta il cardine principale dell’economia legata al Vino, la cui idea progettuale era stata illustrata al Vinitaly 2017, e che oggi diventa realtà: il Museo del Vino concepito in forma interattiva, dove il visitatore potrà acquisire conoscenze esperienziali, vivere emozioni tridimensionali, degustare i vini di cui ha appreso sia il passato che il presente, e che risponderà anche a un'esigenza di sistema organizzato di marketing territoriale, che ha in imprese e vini gli attori principali di una storytelling affascinante che Marsala esprime. Nel ricordo di Marco De Bartoli.
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