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In atelier con Linda Randazzo: l'artista che dà "colore" alle contraddizioni di Palermo

Dal suo atelier nella borgata Mondello, la pittrice ricerca colori e profumi per la sua arte, spingendosi per strada, fino alla spiaggia della borgata marinara

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 7 agosto 2022

La pittrice Linda Randazzo (foto di Olger Bause)

È cosa rara trovare nel caos di una città che, come Palermo, vive sulla pesante contraddizione tra bellezza esaltante e degrado diffuso, un’artista che, come Linda Randazzo, è in grado di ricordarci di quanto la Pittura sostanzi un terzo livello percettivo all’interno del quale il peso della forza di gravità cessa d’esistere, l’olezzo della monnezza non è in grado di nuocere, il caldo si fa impressione mentre la bellezza del colore che si mischia sulla tela, la grafite che diventa mondo sulla carta, inventano un luogo senza aria capace di togliere ugualmente il respiro.

Serve a poco ricordarne il curriculum, ma è nel percorso che dal Liceo Artistico di via La Marmora porta l’artista all’Accademia di Belle Arti che è possibile ritrovare l’unicità della sua personalissima cifra stilistica che arriva a impressionare la retina con estrema riconoscibilità senza il bisogno di vederne la firma.
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Allieva di Alessandro Bazan, Enzo Patti, dopo il percorso in Accademia consegue un master a Milano in Design per il teatro per tornare a Palermo con la sua prima personale di pittura al Teatro Garibaldi nel 2015 a cura di Matteo Bavera.

Sono i rapporti umani con artisti che la pittrice elegge a propri punti di riferimento della tecnica e della ricerca a rappresentarne il momento di crescita personale più intenso e dunque gli scambi sul ruolo della luce e sul primato del disegno e del gesto creativo che intesse con Guido Baragli, Alfonso Leto, Francesco Lauretta e lo stesso Bazan.

Da un paio d’anni Linda ha posto il suo atelier tra i vicoli di una delle borgate storiche più rappresentative della zona nord della città, Partanna Mondello tra mare e montagna ma né mare né montagna bensì passaggio, flussi di merci e persone, colori e profumi che l’artista ricerca quotidianamente spingendosi per strada fino alle rive sabbiose di Mondello. 20 mq tappezzati da frammenti di bellezza creati quasi dal nulla o per dirla con l’artista “funzione di ciò che mi ha rapita”.

Nessuna mimesi ma narrazione puntuale e mediata attraverso la percezione di ombre, personaggi, luci e forme, che sulla tela divengono nuova linfa creativa per noi curiosi osservatori. Sembra quasi d’avvertire il gesto espressionista dietro ogni pennellata, lo sguardo attento delle osservazioni continue in cui per l’artista palermitana l’elemento più importante del racconto figurativo restano le atmosfere di quei localismi che solo una città in perenne contraddizione con se stessa è in grado di animare nell’indole sensibile d’ogni artista.

Dopo l’ultima personale messinese della scorsa primavera Linda ha partecipato alla quarta edizione del Simposio di Pittura su invito di Luigi Presicce, mentre a luglio è stata presente nell’incantevole configurazione architettonica di Leonardo Ricci a Riesi per LURT (laboratorio umano di rigenerazione territoriale) e ancora a ottobre (19-23) parteciperà a “Sete Palermo” suggestiva kermesse artistica curata da Federica Fruttero in cui saranno presenti diverse sue opere di quest’ultimo ansioso periodo post-pandemico. L’invito è quello di andare a visitare il suo atelier carichi di sana e necessaria curiosità.
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