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In giro per la Sicilia con lo "street collage": l'arte (senza pretese) di Demetrio Di Grado

L'artista palermitano costruisce livello dopo livello le opere di “street collage”, che non sono solamente un poster ma, soprattutto, la condivisione di un manifesto introspettivo

  • 21 gennaio 2021

"Stato delle cose" - opera di Demetrio Di Grado a Caltagirone

Sempre attratto dai colori e dalla grafica Demetrio Di Grado, artista palermitano che vive a Caltagirone, ha scelto il disegno come rifugio da un mondo che non sempre gli piaceva.

«A 20 anni ho iniziato un percorso più cosciente e approfondito attraverso la pittura informale, utilizzando tecniche non convenzionali.

In quegli anni ho dipinto su tavola paesaggi vulcanici, parossismi e sezioni laviche, esponendo in gallerie, fiere e musei fino a quando una battuta di arresto mi ha portato ad un cambiamento: l’esigenza di confrontarmi con gli altri e per gli altri».

Se si sanno affrontare le “battute d’arresto”, come le chiama Di Grado, possono essere invece opportunità da cogliere.

«Ho fondato l’Associazione ManSourcing, un progetto indipendente che dal 2014 si occupa di arti visive e organizzazione di festival di street art sul territorio di Caltagirone e, dal 2016, in collaborazione con altre associazioni su tutto il territorio regionale.
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È stato un passaggio naturale e il mio passato nella cultura Hip Hop, tra il 1994 e il 2000, ha contribuito al radicamento di quella poetica che oggi mi rappresenta nella scena dell’arte urbana e del muralismo su grandi dimensioni».

A rendere inaspettata ed emozionante, poi, questa nuova svolta è stato l’incontro - e le successive collaborazioni - con artisti internazionali durante i vari Festival a tema.

Il fare arte di Demetrio si costruisce livello dopo livello perché per lui lo “street collage” non è solamente realizzare un poster ma, soprattutto, condividere un manifesto introspettivo.

Per questo ogni intervento deve essere site specific e armonizzarsi nel contesto in cui viene collocato, in dialogo con l’architettura e la cultura antropologica del luogo.

Il debutto in Sicilia Di Grado lo definisce un "timido approccio” alla tecnica della "poster art".

«In quel periodo la tecnica compositiva delle mie "carte" era ancora acerba. A Lipari nella primavera del 2018 l’incontro con Michele Bellamy Postiglione, curatore di Firenze, mi ha permesso di mettere a fuoco ciò che stavo maturando dentro di me.

Fui chiamato, dopo il progetto pilota #Isolaninonisolati alla seconda edizione estiva di #Portedartista.

Un progetto di arte urbana tra i vicoli di Lipari e sul lungomare di Canneto, che proponeva la trasformazione di porte fatiscenti e in disuso, al fine di restituire loro una nuova vita ma soprattutto, dignità e funzione.

Lo scopo era quello di risvegliare la memoria storica del territorio riportando alla luce i personaggi che hanno fatto parte della società civile eoliana».

Dal primo passo - percepito come timido ma di certo fermo - nel tempo sono arrivati i progetti e le collaborazioni internazionali: dalla Spagna al Messico passando per la Polonia, la Scandinavia e la Grecia.

Fino ad arrivare alle collaborazioni con brand siciliani, per la realizzazione di label, e quelle con musicisti per alcune copertine e interventi indoor.

Da queste esperienze è nato anche un libro, dal titolo “Eravamo puri senza pretese”, nel quale, attraverso un excursus fatto di immagini dei suoi lavori, viene raccontata la carriera artistica, ormai ventennale, di Di Grado.

Il titolo non è stato scelto a caso.

«La mia arte voglio che sia “pura e senza pretese”, è molto semplice. Giocare con il passato, tramite messaggi acuti, attuali, spesso impregnati da un apparente "non sense", attualizzandolo con ciò che viviamo quotidianamente, con le nostre paranoie, felicità, successi e insuccessi. Cioè la nostra vita».

E forse nei momenti più difficili, come questo ultimo anno che ha messo a dura prova tutto e tutti, ritornare alla semplicità è il passo più efficace.

«La pandemia ha cambiato le regole, vincolandoci. Qualcosa è stato fatto, qualcosa è rimasto incompiuto altro è da adattare ad un nuovo modo di comunicare attraverso l'arte. Al momento, e fino al 23 gennaio, a Roma è fruibile la mia personale “Canditi al Veleno” a cura di Francesco Piazza, che mi sta regalando tantissime soddisfazioni.

Ho proseguito la collaborazione con il collettivo di collagisti italiani, con ampio respiro internazionale - l'Italian Collective Collagist - e ho continuato a lavorare alla programmazione estiva dei festival.

Insomma ho in cantiere tanti progetti, anche una grande collettiva ad Atene con nomi importanti del panorama italiano e greco, sempre curata da Piazza».

L’Arte, poi, sa essere anche una grande compagna di vita oltre che una buona stampella a cui appoggiarsi nei momenti difficili.

«La situazione attuale ci permette solo di sognare e sperare di concludere ciò che si è iniziato. Io nel frattempo resto in studio e continuo la mia ricerca personale sulla nobile tecnica del Collage».
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