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In Sicilia c'è un posto in cui il caldo "non esiste": scrigni dove la neve non si scioglie

Questi luoghi sono camere dove la vita resiste all'afa e al caldo esattamente come le camere dello scirocco: scrigni dove il freddo dell'inverno non si interrompe mai

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 22 luglio 2023

la neviera "Principessa"

Esiste una architettura "ipogea" che nella roccia custodisce un tesoro tanto delicato quanto prezioso che risale ad una Sicilia ancestrale e lontanissima da noi, ma che resiste nel tempo perché la natura la salva.

Questi luoghi sono camere dove la vita resiste all'afa e al caldo esattamente come le camere dello scirocco, naturali o costruite apposta, scrigni dove il freddo dell'inverno non si interrompe mai.

Sono le neviere, antiche cavità scavate nella roccia nuda dall'erosione o ricavate da mani che hanno compreso come conservare l'acqua nella sua forma solida più nota, la neve che si trasforma in ghiaccio duro e puro, un cuore bianco che riposa fin quando non viene, anzi veniva, prelevato ad uso alimentare e anche medico, e soltanto molti secoli dopo arriveranno le prime ghiacciaie e i nuovi refrigeratori chiamati frigoriferi.

Nella Sicilia dell'impero i romani già andavano a raccogliere la neve, attività ancora presente sino alla fine dell’Ottocento, epoca in cui si inizierà a sperimentare la produzione di ghiaccio in modo artificiale, ma la produzione di neve ghiacciata da utilizzare nei mesi estivi, è una storia documentata in Sicilia fin dall’XI secolo.
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La neve che cadeva nella stagione invernale si depositava dentro buche naturali profonde e poco esposte, oppure costruire apposta e si compattava solidificandosi fino a quando i "nivaroli" la prelevavano con tutte le precauzioni e la conoscenza di un mestiere ormai scomparso e il ghiaccio si trasportava dalle montagne alla città per necessità essere venduto a chi poteva permetterselo.

Le neviere erano considerate come dei luoghi da proteggere, da preservare proprio per l'importanza economico-sociale di un indotto che manteneva una certa "ricchezza" dei proprietari delle neviere ma anche della manodopera specializzata in un lavoro molto delicato, intorno al quale c'era tutta una serie di accorgimenti e tecniche per conservare al meglio la neve invernale e trasportarla.

Da dove veniva il ghiaccio che dormiva nelle cavità segrete delle montagne?

Uno dei posti dove ancora oggi è possibile vedere una delle neviere e assistere anche alla rievocazione dell'estrazione della neve è un particolare luogo carsico su monte Carbonara, sulle Madonie a 1.979 Mt sul livello del mare, dove dentro la dolina di Piano della Principessa grazie ad un microclima stabile, alcuni nevai naturali conservano la neve ghiacciata anche durante la stagione calda.

In questi pozzi naturali di calcare, non arrivando il calore solare, l'accumulo della neve invernale non viene sciolto e ad una altezza di 1900 quest'ultimo resistindisturbato e diventa una rara attrazione per chi cammina sui sentieri, tra panorami mozzafiato e boschi di faggio.

Questa dolina è la più facilmente accessibile e si trova sul sentiero che parte da Piano Battaglia, (ci si arriva dalla Sp54 da Petralia Sottana o da Petralia Soprana, oppure da Isnello o Collesano) a circa un'ora di cammino fino a Piano della principessa.

Per il trasporto, la vendita e l’acquisto della neve c'erano dei disciplinari da rispettare: la neve doveva essere priva di impurità e pulita, senza contaminazionei per essere di buona qualità e quindi commestibile.

Andava trasportata con i carretti trainati per le trazzere, spesso anche scortata, coperta con paglia e altri materiali naturali isolanti sotto spesse coperte e pure sul prezzo c’era un mercato con tariffe ben precise e chi poteva vendere la nevè aveva ricevuto un appalto pubblico e se non si rispettavano le regole, si rischiava non poco, trattandosi di un “business” più ché prezioso e remunerativo.

Oggi ricavare la neve è la rievocazione di un “rito” che spesso viene associato alla preparazione della granita all'antica e ricorda l’antico commercio del ghiaccio che coinvolgeva un intero comparto umano e di territorio.
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