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In Sicilia c'è una città fondata dai "giganti": la leggenda (autentica) la ricordano in pochi

Ciò che leggete è una complessa mistura d’elementi di diverse tradizioni religiose. Ma la storia che si è sempre raccontata fino a 100 anni fa è ben diversa

Daniele Ferrara
Esperto di storia antica
  • 19 agosto 2023

Mata e Grifone

A Ferragosto, nei giorni che precedono la cristiana solennità dell’Assunzione, le strade della Nobilissima – il nostro secolare titolo – Città di Messina vengono percorse da due enormi statue equestri di grandissima bellezza e sontuosità, che rappresentano il fondatore e la fondatrice della capitale peloritana.

Un uomo dalla pelle nerissima e una donna dalla pelle bianchissima.

Chi legge e ne sa qualcosa, immediatamente dirà "Mata e Grifone", ma la storia che si è sempre raccontata fino a cent’anni fa è ben diversa, e ve la racconto.

Ciò che leggete è una complessa mistura d’elementi di diverse tradizioni religiose che vengono fatti sapientemente coincidere. Ed è una storia d’ambizione e di passione.

Tra le poche stirpi che si salvarono dal Diluvio Universale c’era quella di Noè, composta da Giganti dagli straordinari poteri e favolosa longevità, che sùbito s’insignorirono del mondo diffondendosi in tutte le terre, ovunque stabilendosi sovrani nei regni dei piccoli e deboli umani.
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Noè, vivendo tra il Mar Nero e il Mar Caspio, fu il primo grande civilizzatore, e per la sua profonda conoscenza del cielo fu chiamato Urano. Secondogenito di Noè era Cam. Filosofo, conoscitore degli astri, condottiero, iniziatore della magia, passionale amante.

Egli, infastidito dall’eccessiva prolificità del padre che continuava a generare figli e figlie a due a due con le sue mogli, lo rese sterile con la sua magia, e perciò a sua volta Noè Urano lo maledisse e lo condannò a essere considerato terzogenito, ma, ricompostasi la frattura, fu mandato a colonizzare un terzo del mondo affiancato dalla moglie Noegla.

Cam stabilì la Cananea, la Nubia, la Libia, l’Abissinia, ma il centro del suo impero era l’Egitto, la sua capitale Panopoli, che portava l’altro suo nome (Pan); i popoli che da lui discendono sono detti “Camiti”. La più giovane figlia di Noè era Rea. La Gigantessa era sposata con il Re della Libia, Giove Ammone, che oltretutto era un discendente del suo fratello maggiore.

Ammone amava invece Amaltea e con lei generò in segreto Dioniso, che sùbito fu nascosto affinché la potente Rea non lo scoprisse. Mai pago dei suoi dominî, Cam decise di trasferirsi in Italia e prenderne il controllo durante l’assenza di Noè, che ivi era chiamato Giano.

Il Gigante ricevette il nome di Saturno e a lungo regnò sull’Italia introducendovi molte usanze di sua creazione e non gradite al padre. Giano, Noè, di ritorno in Italia, per qualche tempo lasciò suo figlio a regnare, poi decise di non accettare più i suoi metodi e gli fece guerra, cacciandolo in Sicilia.

Quando Saturno s’insediò nella Sicilia orientale, quella occidentale era già abitata dalla prole di suo fratello Giapeto: ecco perché le due metà dell’isola sono così diverse culturalmente e sono spesso state in inimicizia sin oggi (esemplificata dalla secolare lotta tra Messina e Palermo).

In Libia Rea, accortasi dell’infedeltà di suo marito Ammone e non essendo riuscita a eliminare il piccolo Dioniso, divorziò e raggiunse suo fratello Cam in Sicilia.

Fu allora che Cam e Rea, sposandosi ambedue in seconde nozze e sancendo solenne alleanza, videro il bellissimo luogo sullo Stretto e decisero di fondarvi Camesena, dal cui nome sarebbe poi derivato “Messina”, che divenne la capitale dei loro piani di dominio del mondo antico. La vendetta su Ammone fu compiuta con la conquista della Libia, e l’inseguimento di lui fino a Creta, ove fu imprigionato.

Segno del trionfo della coppia fu la nascita del loro figlio Osiride. Fattosi adulto, Dioniso figlio d’Ammone armò una possente ribellione che riuscì a cacciare Cam e Rea persino dall’Egitto, in Creta. Osiride fu preso dal nemico, il quale, generosamente, non gli fece del male, ma continuò ad allevarlo e gli restituì la sovranità sull’Egitto che gli spettava.

Un ultimo assalto a Creta costrinse la coppia, un tempo potentissima, a rifugiarsi in un recesso sperduto dell’Egitto. Là nacque Iside, destinata a divenire potentissima regina. Ispirato dalla nascita della figlia, Cam si riprese d’animo e forza, si congedò da Rea e partì per la lontana Battria, che riuscì con astuzia e magia a soggiogare alla sua autorità presentandosi come Zoroastro.

E questo Zoroastro, una volta pronto, attaccò con le truppe battriane il grande impero dell’Assiria, sul quale regnava un suo discendente, Ninia. In quella guerra il grande Cam perì, ucciso dalla sua stessa progenie. Sconfitto, eppur si dice che il termine “khan” che designa i grandi sovrani mongoli e turchi derivi da lui. Cosa ne fu di Rea non si sa.

Sappiamo che Iside crebbe forte e che sposò suo fratello Osiride, magnanimo conquistatore e civilizzatore del mondo e realizzatore dei piani di suo padre.

Un giorno Osiride, forse accompagnato da Iside, dopo una campagna contro i giganti che vessavano gli umani, visitò Messina ov’era stato concepito e là fu chiamato Zanclo, e la cinse di possenti mura e altre opere architettoniche al punto da esserne detto anche lui il fondatore; così la storia del Gigante e della Gigantessa a Messina si ripeté.

La tradizione qui narrata è ripresa, come già la ripresero gli eruditi mamertini che mi hanno preceduto, dai “Quinque libri antiquitatum” attribuiti all’antico sacerdote babilonese Berosso (Bēl-rēʾušunu) da Annio da Viterbo in sostituzione della “Babyloniaka” (Storia di Babilonia) andata perduta, e, secondo molti, opera di lui stesso.

Autentico che sia integrale, parziale o nullo, quasi tutta la trama deriva da fonti antiche tutt’ora consultabili, le quali semplicemente sono cucite assieme dall’autore, identificando personaggi ed eventi.

La data del 2037 a.C. (fittizia ovviamente, ma illustrative) si ricava confrontando la cronologia suggerita dello pseudo-Berosso con quella di Eusebio Sofronio (san) Girolamo, e anche altri elementi etimologici provengono da quella strana opera, e non hanno valenza scientifica.

Ad oggi purtroppo il popolo messinese dice che il gigante si chiama Grifone ed era un predone saraceno e che la gigantessa si chiama Mata ed era una bella popolana o principessa, e che fondarono Messina nel 965 d.C. (quando Messina sappiamo già c’era nel 1757 a.C.!).

Ciò a causa dello svilimento dell’autentica tradizione che ha accompagnato il decadimento della città negli ultimi due secoli, e tutto il mondo continua a ripetere questa versione erronea che tutt’al più è una fiaba o anche un fatto realmente accaduto, ma che certamente non ha a che fare con la fondazione della Nobilissima, ben più antica, e addirittura fatta risalire dalla propaganda al tempo dei Titani.
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