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L'Eremo di Santa Rosalia in Sicilia: (l'altra) Acchianata alla scoperta della Santuzza

Una visita che fa vivere l’eco dei periodi storici diversi. La “Santuzza" visse nella grotta dal 1150 al 1162. Entrare è un privilegio, un’emozione unica. Vi ci portiamo

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 4 settembre 2025

Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina (Foto di Fabio Fortuna)

“Magnifico vanto, gloria di Sicilia, eccelsa rosa, purissimo giglio, Rosalia bella guidaci”. L’arte della preghiera unita ai contenuti storici spinge il turista a cercare luoghi e ambienti devoti alla “Santuzza”.

e Palermo rappresenta il cuore pulsante, nella provincia di Agrigento - nel puro entroterra - Rosalia visse molti anni. A mille metri d’altezza, una volta superato il comune di Santo Stefano Quisquina, tutto appare incantevole.

La natura prende il sopravvento, mentre i paesaggi si tingono di verde. A pochi km dall’Eremo - alla nostra destra - gli appassionati di trekking possono addentrarsi all’interno della Riserva Orientata di Monte Cammarata (merita un capitolo a parte). “Brizzi di friddu” danno il benvenuto ai curiosi. Uno scatto veloce inquadra a dovere la zona dei Sicani. È tempo di scendere.

Lungo il viale siamo accompagnati dalla natura, impeccabile come sempre. Non ci sentiamo soli. Improvvisamente si apre uno scenario unico: l’Eremo di Santa Rosalia. Meraviglioso! Siamo catapultati indietro nel tempo e nel mistero.

La storia percorre interi secoli, come la parola che racchiude la sua importanza: Coschin. Caratteristica da non sottovalutare. È impossibile non emozionarsi.

Maestoso nelle sue forme perfette, l’Eremo è un concentrato di architettura formata da: chiesa, cripta e ambienti conventuali (celle, cucina e refettorio), oltre alla grotta.

Una visita che permette di vivere l’eco dei periodi storici diversi. La “Santuzza" visse nella grotta dal 1150 al 1162. Entrare è un privilegio, un’emozione unica. Cunicoli stretti e impervi, e poi una volta messo piede nella stessa, il silenzio prende campo. Spirituale, di quelli che fanno rumore.

Nulla è cambiato dopo tanti secoli. Si respira un’aria mistica, di profonda fede. Solo nel 1624 fu scoperta da due muratori (insieme alle epigrafe). Venne costruita una cappella. Fu solo l’inizio. Grazie al mercante genovese Francesco Scassi, prese corpo l’intero edificio. Vennero investiti i suoi capitali per la costruzione della chiesa, delle cellette, una cucina e una stalla.

Inoltre, insieme ad altri tre uomini, furono i primi a vivere nella struttura. Costituirono una congregazione indipendente. Nel tempo divenne meta per principi e vescovi. Se da un lato godeva di ricchezza e donazioni, dall’altra si intrufolavano banditi e piccoli delinquenti alla ricerca di asilo religioso. Fin quando, nel 1928, la congregazione venne sciolta.

È pur vero che, nell’assimilazione della fonte storica, i frati non abbandonarono la struttura. Fino al 1986, con la morte di fra Vincenzo, l’ultimo rimasto.

L’impianto storico trova conforto nell’architettura. Sono abbellite dai colori della vegetazione. Conifere e macchia mediterranea sono i particolari che rendono vivace l’intera visita. E l’obiettivo si chiama “Quercia Ranni”. Un sentiero che porta dritti là, dove molti non sanno che la “Rosalia” - secondo le fonti - andava a pregare. Il percorso si snoda su saliscendi poco insidiosi.

L’ultimo tratto è in salita, dove il paesaggio rende onore alle caratteristiche semplici e consolidate dei Sicani. E se fosse il Monte delle Rose quello di fronte a noi? Una possibilità che ci giocheremo nell’immediato presente. Tutto ruota attorno alla bellezza. Un monumento che è fonte d’ispirazione per religiosi e turisti, senza dimenticare gli appassionati di trekking.

Nel 2015 venne inaugurato l’”Itinerarium Rosalie”. Collega i due santuari principali (Palermo e Santo Stefano). Lungo un tracciato immerso nella natura, i camminatori potranno godere di un’esperienza perfetta. Il ritorno è una passeggiata di salute.

L’animo si purifica. Un ultimo scatto lungo il viale panoramico. Della “Santuzza” rimangono i passaggi datati, i riferimenti e una storia triste. Una scelta di vita che fa riflettere, è spunto di argomenti. Sì, magari per un ritorno futuro in uno dei luoghi più interessanti della Sicilia.
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