L'evoluzione del ristorante Charleston: un nuovo capitolo per l’alta cucina palermitana
Il ristorante è pronto ad accogliere i suoi ospiti nella sua autentica sede, a pochi passi dal Teatro Massimo con la cucina firmata dagli chef Giovanni Solofra e Roberta Merolli
Giovanni Solofra e Roberta Merolli, chef del ristorante Charleston di Palermo
C’è una linea sottile che unisce passato e futuro, tradizione e visione. Il ristorante Charleston di Palermo la percorre ancora una volta, rinnovando il suo racconto in un percorso di crescita ed evoluzione.
Dopo decenni da protagonista della cultura gastronomica nazionale, il ristorante è pronto ad accogliere i suoi ospiti (da sabato 29 novembre, ndr) nella sua unica e autentica sede cittadina in piazzetta Flaccovio a pochi passi dal Teatro Massimo di Palermo, con una visione contemporanea e un’anima rinnovata. A firmare la cucina saranno gli chef Giovanni Solofra e Roberta Merolli: coppia nella vita e nel lavoro, portatori di un linguaggio fatto di tecnica, identità e poesia.
Dal 1967, il Charleston è un punto di riferimento per eleganza, cultura e ospitalità. Destinato a diventare l’emblema della cucina palermitana d’autore e a conquistare due stelle Michelin - il primo in Sicilia e nel sud Italia - nel corso degli anni ha ospitato personaggi di spicco del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo.
Oggi la famiglia Glorioso-Anello, custode della sua storia, prosegue il suo percorso, celebrando la memoria, ma guardando al futuro: un ponte tra generazioni, arte e visione, in cui ogni dettaglio diventa parte di un racconto.
Dopo la prima stella a Taormina al St. George by Heinz Beck e il ritorno in Campania al Tre Olivi di Paestum (due stelle Michelin in soli nove mesi di riapertura), Solofra e Merolli ritornano in Sicilia e approdano a Palermo con una missione: raccontare la Sicilia attraverso una cucina che unisce memoria e innovazione.
Il cuore del Charleston è il menù degustazione “Back to the future”, un viaggio tra passato e contemporaneità in due versioni – nove o sette portate – affiancato da un menù à la carte, autunno-inverno, che consente di scegliere liberamente tra piatti della tradizione reinterpretati e creazioni originali.
Già negli anni Settanta, i cuochi del Charleston portavano a Palermo influenze internazionali, dando vita a piatti iconici come il filetto allo sherry o i grandi flambé in sala. Oggi quella filosofia ritorna con nuove forme e nuovi linguaggi.
Tra questi, la "Turtle Soup 1969", zuppa di tartaruga, reinterpretata come una raffinata minestra; la "Gramigna Lido 1969", un omaggio ad un piatto iconico che celebra gli anni trascorsi nella terrazza che ha ospitato il Charleston a Mondello e due dessert, omaggio alla storia del Charleston: la "Coppa Charleston" e il "Turbante del Sultano".
Charleston è anche un racconto estetico. La mise en place è stata ripensata con cura: accanto a oggetti dal design contemporaneo trovano spazio i portafiori storici, le collezioni di porcellane Charleston di Richard Ginori ed Eschembach e gli argenti custoditi dalla famiglia Glorioso-Anello, che tornano protagonisti in un ambiente ricco di dettagli.
Oggi il Charleston è una realtà capace di fondere tradizione, arte e prospettiva. È Palermo che vive nel Charleston e il Charleston che vive attraverso Palermo.
Dopo decenni da protagonista della cultura gastronomica nazionale, il ristorante è pronto ad accogliere i suoi ospiti (da sabato 29 novembre, ndr) nella sua unica e autentica sede cittadina in piazzetta Flaccovio a pochi passi dal Teatro Massimo di Palermo, con una visione contemporanea e un’anima rinnovata. A firmare la cucina saranno gli chef Giovanni Solofra e Roberta Merolli: coppia nella vita e nel lavoro, portatori di un linguaggio fatto di tecnica, identità e poesia.
Dal 1967, il Charleston è un punto di riferimento per eleganza, cultura e ospitalità. Destinato a diventare l’emblema della cucina palermitana d’autore e a conquistare due stelle Michelin - il primo in Sicilia e nel sud Italia - nel corso degli anni ha ospitato personaggi di spicco del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo.
Oggi la famiglia Glorioso-Anello, custode della sua storia, prosegue il suo percorso, celebrando la memoria, ma guardando al futuro: un ponte tra generazioni, arte e visione, in cui ogni dettaglio diventa parte di un racconto.
Dopo la prima stella a Taormina al St. George by Heinz Beck e il ritorno in Campania al Tre Olivi di Paestum (due stelle Michelin in soli nove mesi di riapertura), Solofra e Merolli ritornano in Sicilia e approdano a Palermo con una missione: raccontare la Sicilia attraverso una cucina che unisce memoria e innovazione.
Il cuore del Charleston è il menù degustazione “Back to the future”, un viaggio tra passato e contemporaneità in due versioni – nove o sette portate – affiancato da un menù à la carte, autunno-inverno, che consente di scegliere liberamente tra piatti della tradizione reinterpretati e creazioni originali.
Già negli anni Settanta, i cuochi del Charleston portavano a Palermo influenze internazionali, dando vita a piatti iconici come il filetto allo sherry o i grandi flambé in sala. Oggi quella filosofia ritorna con nuove forme e nuovi linguaggi.
Tra questi, la "Turtle Soup 1969", zuppa di tartaruga, reinterpretata come una raffinata minestra; la "Gramigna Lido 1969", un omaggio ad un piatto iconico che celebra gli anni trascorsi nella terrazza che ha ospitato il Charleston a Mondello e due dessert, omaggio alla storia del Charleston: la "Coppa Charleston" e il "Turbante del Sultano".
Charleston è anche un racconto estetico. La mise en place è stata ripensata con cura: accanto a oggetti dal design contemporaneo trovano spazio i portafiori storici, le collezioni di porcellane Charleston di Richard Ginori ed Eschembach e gli argenti custoditi dalla famiglia Glorioso-Anello, che tornano protagonisti in un ambiente ricco di dettagli.
Oggi il Charleston è una realtà capace di fondere tradizione, arte e prospettiva. È Palermo che vive nel Charleston e il Charleston che vive attraverso Palermo.
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