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Un arancin(o) a cottura lenta: come nasce e come si prepara l'Oro nero dei Nebrodi

Una specialità con ragù di maialino nero dei Nebrodi e una vellutata di funghi porcini con dei chicchi di pistacchio interi. E al suo interno c'è un ingrediente che non ti aspetti

Stefania Brusca
Giornalista
  • 18 aprile 2022

L'arancino "Oro nero dei Nebrodi"

Che si chiami arancino o arancina poco importa (o no?) quando gli ingredienti che compongono questa succulenta sfera di gusto fanno cantare le papille gustative. E anche se i tradizionalisti delle versioni “accarne” e “abburro” storceranno il naso, sono sempre di più i cuochi che si cimentano nelle rivisitazioni di uno dei prodotti di punta dello street food siciliano.

È il caso dell’ arancino "Oro nero dei Nebrodi” che essendo prodotto nella parte orientale dell’Isola, cambia inevitabilmente nome, anche se ormai questa eterna battaglia ha stancato anche i più attivi brontoloni locali di entrambe le fazioni.

Tornando a una delle varianti più riuscite di questa rotondeggiante magia di gusto, si prepara con il riso venere che dà quella caratteristica nota dolce che resta al dente, pur amalgamandosi bene con il resto del condimento. Tutti ingredienti che sono il segnale inequivocabile del forte legame con il territorio da cui proviene, in cui le eccellenze non mancano di certo.
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Come ogni specialità che si rispetti, anche questa rappresenta un viaggio nei sapori di questo territorio, dove ci sono luoghi da scoprire, tra i più belli della Sicilia. Questa prelibatezza è nata da un'idea di Filippo Starvaggi e della moglie Valeria Bisignani, che l'hanno anche portata a Sanremo, facendola assaggiare a cantanti, vip e giornalisti.

Tutto nasce nel 2018, «quando volevamo partecipare al "Messina Street food" - racconta Starvaggi - e dovevamo portare un prodotto nuovo, che non avesse realizzato nessuno». All'epoca lui e la moglie avevano già da quattro anni una gastronomia polleria ad Acquedolci, un Comune del comprensorio dei Nebrodi. «Vedevamo spesso il riso venere freddo insieme al pesce - spiega - e a noi è venuto in mente di sostituirlo con la carne, e in particolare con il maialino nero dei Nebrodi e l’abbinamento è riuscito».

Il riso venere non è semplice da utilizzare per questa ricetta perché richiede una lenta cottura. «Questo riso cuoce in 50 minuti circa, perdiamo tanto tempo per fare gli arancini perché non aggiungiano nessun addensante».

Anche per realizzare ragù di maialino ci vuole un'attenta e paziente lavorazione della materia prima: «Servono sei o sette ore per realizzarlo - ripercorre - e mentre cucina inseriamo nel prodotto una vellutata di fungi porcini, realizzata a parte. Quando si raffredda all’interno aggiungiamo la mozzarella, i chicchi di pistacchio di sicilia interi. Poi lo pastelliamo come da tradizione e lo passiamo nella mollica, viene fritto e a fine cottura lo bagnamo nella farina di pistacchio per dare ancora un pò di gusto in più».

Marito e moglie hanno poi aperto un altro punto vendita e laboratorio ad Oliveri dove producono i loro arancini artigianali che spediscono nel resto d'Italia e all’estero, soprattutto in inghilterra e Germania.

Non deve suscitare meraviglia quindi il fatto che quest’anno questa delizia sia finita all'Arena del Gusto dell'Ariston anche se Starvaggi aveva anche un altro asso nella manica: «Abbiamo fatto assaggiare cantanti e vip l'arancino "Oro nero" ma siamo andati a Sanremo anche con un'altra versione realizzata con riso venere, con pesto di pistacchio, mandorle tostate intere, tartufo nero dei Nebrodi e guanciale croccante di maialino, un altro successo».
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