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L'uomo in frack di Modugno era un principe palermitano: i bei ricordi nel borgo in Sicilia

Così come le parole enigmatiche del brano che Modugno gli dedicò, l’irrequieto principe è andato via per sempre, lasciandoci ricordi ma anche tanti misteri

Erika Diliberto
Giornalista
  • 17 febbraio 2024

Raimondo Lanza di Trabia e la moglie Olga Villi (foto di Raimonda Lanza di Trabia tratta dal libro Mi toccherà ballare)

Qualunque sia la vostra generazione di appartenenza, quali che siano i vostri gusti musicali in merito, tutti ma proprio tutti conosciamo ed abbiamo a mente le prime note di una delle canzoni più grandi ed iconiche del panorama musicale italiano: "Vecchio frack".

Il brano cominciava mestamente cosi: "È giunta mezzanotte, si spengono i rumori, si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè..". L'autore e interprete pugliese, il compianto Domenico Modugno, scrisse e pubblicò il brano nel lontano 1955 e come, il più delle volte, ha raccontato lo stesso artista, la canzone venne ispirata da un triste fatto di cronaca dell'epoca.

Si tratta della morte drammatica ed insolita e mai chiarita del tutto, del principe Lanza di Trabia, caduto "accidentalmente" da una finestra dell'Hotel Heden di Roma. È stata la musa di Modugno che ne raccontò la vicenda adoperando diverse metafore e trasformando il blasonato aristocratico, nell'uomo in frack.
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Ma non tutti sanno che, quell'uomo in frack, era un palermitano, appartenente ad una delle casate nobiliari più importanti che la nostra storia abbia mai conosciuto, i Lanza di Trabia. Il principe, figlio naturale di Giuseppe Lanza Branciforte, Principe di Scordia e della nobildonna veneta, Maddalena Papadopoli Aldobrandini, Principessa Spada Potenziani, ebbe una vita degna di un romanzo d'appendice.

Nato ad Arcellasco nel 1915, al di fuori del sacro vincolo matrimoniale, Raimondo ebbe diritto a titoli e diritti ereditari, alla morte prematura del padre, solo grazie all'intervento della nonna paterna, Giulia Florio.

Quest’ultima, presso Mussolini, a cui si rivolse, riuscì ad ottenere per i suoi nipoti, con un provvedimento speciale analogo a quello creato ad hoc per il Conte Misurata che sia Raimondo che Galvano, fossero legittimati come figli naturali di Giuseppe Lanza, per decreto di legittimazione nel 1927. Mentre il fratello minore Galvano crebbe con la propria madre, il principe Raimondo fu allevato appunto dai nonni paterni a Palermo, a Palazzo Butera.

La sua non fu solo una vita vissuta all'insegna del vizio e dello spender facile. Raimondo Branciforte Lanza di Trabia fu un eroe della resistenza, un insuperabile atleta ed un imprenditore. Nella sua cerchia di amicizie più che altolocate c'erano l'armatore greco Aristotele Onassis e niente po po di meno che l’allora Scià di Persia, oggi Iran.

Amico dell'avvocato Gianni Agnelli, di Edda Mussolini Ciano ma anche del comunista-partigiano Antonello Trombadori e Pino Muceo e finita la guerra anche di Giuseppe Tommasi di Lampedusa e dello stesso Domenico Modugno, il nobile "dandy" siciliano poteva contare al suo attivo, una serie infinita di innumerevoli ed influenti amicizie più che aristocratiche.

La vita di Raimondo non fu solo vissuta all’interno delle mura di un salotto. Grande atleta ed appassionato sportivo, il principe fu tra gli esponenti dello sport siciliano, nell'immediato dopo guerra. Presidente della squadra rosanero, corridore automobilistico e tifoso agguerrito del leggendario Tazio Nuvolari, il bel Raimondo si adoperò anche per far risorgere dalle sue ceneri, la "Targa Florio" subito dopo il secondo conflitto bellico mondiale.

La sua fu una vita vissuta letteralmente al cardiopalma, di quelle che un pò noi tutti sogniamo segretamente. Bello, avvenente, colto, elegante, dotato di grande fascino e carisma, innamoratissimo delle donne, sposò l'attrice Olga Villi ma quest'ultima non rappresentò il suo unico amore, ahimè.

Amò con passione e venne ricambiato con altrettanto ardore da parecchie donne del jet-set internazionale dell'epoca, come Rita Hayworth, Joan Crawford e Carrol Baker. Nonostante ciò, nel suo peregrinare in giro per il mondo, viaggiò sovente in Europa e negli Stati Uniti, vi era un luogo dove il nobile palermitano ritornava ben volentieri. Un posto, al di fuori di quel mondo rumoroso, caotico, ingombrante, bugiardo ed a tratti anche ipocrita che il principe solea frequentare.

Quel luogo, ancora oggi esistente e fruibile a chiunque volesse visitarlo e ripercorrere cosi la fanciullezza del principe, porta il nome di Polizzello. Polizzello è un piccolo borgo sito a pochi chilometri da Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, nel cuore pulsante della Sicilia.

Qui il rampollo della famosa casata, visse i suoi giorni più felici, quelli legati alla sua infanzia e diverse altre parentesi della sua vita, dove quest'ultimo, dentro le mura del suo palazzo, immerso in una campagna pittoresca e bucolica, trovava quella pace e quella serenità che evidentemente non sempre gli sono state amiche.

Con gli amici, il piccolo principe, era solito giocare anche tra le mura dell’imponente Castello di Mussomeli, dove, non di rado, si divertiva a tirare scherzi ad i malcapitati. Proprio così, perché "l’uomo in frack" di Modugno, feudatario per nascita, è stato anche uno degli ultimi proprietari dell'antico e suggestivo maniero che conobbe il primo dei suoi due imponenti restauri, cui sarà oggetto in quegli anni, grazie al nonno Pietro Lanza, nel 1911.

Restauri quest’ultimi a cura dell’architetto Ernesto Arnò. Da allora sono trascorsi tanti, molti anni e forse anche troppi ed i luoghi che appartennero alla fanciullezza ed adolescenza del principe hanno attraversato tempi bui.

Degrado e desolazione dopo la riforma agraria e l’alienazione dei beni della famiglia, hanno colpito duramente anche il borgo di Polizzello. Oggi, grazie ai fondi del GAL, messi a disposizione perché l'antico borgo rinascesse a nuova vita, il piccolo agglomerato di case è ritornato agli antichi fasti.

Dopo uno scrupoloso lavoro di restyling, infatti, la piccolissima frazione rurale, posizionata a metà strada tra il comune di Mussomeli e quello di Villalba, verrà adoperata esclusivamente per fini culturali e turistici.

Fino agli anni della riforma agraria, il vetusto e dignitoso palazzo di famiglia e le case circostanti, erano appunto di proprietà dei Lanza di Trabia. Oggi la proprietà è passata nelle mani dell'Esa, l'Ente di Sviluppo agricolo e grazie ad un accordo stipulato col comune di Mussomeli della durata di 25 anni, il borgo potrà esser adoperato per una nobile causa.

A ricordare i soggiorni del principe, nel territorio nisseno, i suoi passi silenziosi e rumorosi al contempo, in quei luoghi come in tutti gli altri, oggi, non è rimasto più nessuno in vita. Solo in alcuni documenti, a testimonianza di ciò che è stato, è ancora possibile leggere delle sue gesta e soprattutto conoscere l’uomo.

Bello, spiritoso, inafferrabile ma anche generoso, guascone e inventivo, coraggioso ai limiti dell’incoscienza... racconterà molti anni dopo, una delle due figlie, Raimonda, nata solo un paio di mesi dopo la caduta del principe da quella "maledetta" finestra.

Così come le parole enigmatiche del brano che Modugno gli dedicò, l’irrequieto principe è andato via per sempre, lasciandoci ricordi, speranze ma anche tanti misteri e zone d’ombra che come molti altri ancora, rimarranno per sempre irrisolti.
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