La Corte Costituzionale cambia il destino delle coste siciliane: che succede e perché
Secondo il presidente Legambiente Sicilia, la risposta della Corte Costituzionale può essere letta come una vittoria epocale, dopo anni di lotta contro l’abusivismo

Scala dei Turchi
La Corte Costituzionale, di seguito alla pubblicazione della sentenza n 72/2025, depositata lo scorso 23 maggio, ha appena cambiato il destino di tutte le coste siciliane, minacciate ancora oggi dal pericolo della cementificazione.
Il Consiglio di Giustizia amministrativa (CGA) di Palermo aveva infatti sollevato dei dubbi sulla legittimità dell’art.2, comma 3 della legge regionale 15 del 1991, che prevedeva l’applicazione del divieto assoluto di edificazione nelle coste entro i 150 metri dalla battigia, come previsto da una legge ancora più antica, redatta nel 1976.
Termina così una lunga diatriba, che ha visto confrontarsi gli ambientalisti, i membri della Corte Costituzionale, alcuni parlamentari del governo regionale, favorevoli alla costruzione sulle coste, e i rappresentanti del CGA.
Secondo Tommaso Castronovo, presidente Legambiente Sicilia, la risposta della Corte Costituzionale può essere letta come una vittoria epocale, dopo anni di lotta contro l’abusivismo edilizio e i danni provocati agli ambienti costieri, spesso trascurati dalle persone.
«Finalmente si è messa la parola fine alle numerose forzature interpretative sulla corretta applicazione di una norma sacrosanta che, già cinquant’anni fa, aveva sancito il vincolo dell’inedificabilità assoluta nella fascia dei 150 metri dal mare» ha dichiarato Castronovo all’interno di un comunicato stampa, pubblicato dopo la sentenza.
«Purtroppo, in questi anni, nonostante tale divieto, si è continuato a costruire illegalmente, promettendo improbabili sanatorie. Ricordiamo che, solo negli ultimi 35 anni, quasi il 9% della nostra costa è stato cancellato dal cemento, nonostante la presenza del vincolo paesaggistico e quello appunto dell’inedificabilità assoluta.
Adesso si proceda rapidamente alla demolizione degli edifici abusivi ancora presenti lungo la nostra costa, restituendo alla naturalità dei luoghi le nostre splendide spiagge».
Secondo gli ambientalisti, questa risposta della Corte potrebbe anche indurre molti operatori turistici a riconsiderare il turismo mordi e fuggi che contraddistingue alcune fette del mercato, a favore di un turismo etico di qualità che si basa sulla tutela del territorio, sulle bellezze naturalistiche-culturali e sul rispetto della natura.
Oggi le coste siciliane sono minacciate anche dagli effetti del cambiamento climatico, che erodono le spiagge, dall’inquinamento e dal cattivo comportamento degli esseri umani, come è stato possibile assistere negli anni visitando alcune specifiche aree della nostra costa, come la Scala dei Turchi, spesso aggredita dai bagnanti – tramite gli ombrelloni - e dai vandali.
Il Consiglio di Giustizia amministrativa (CGA) di Palermo aveva infatti sollevato dei dubbi sulla legittimità dell’art.2, comma 3 della legge regionale 15 del 1991, che prevedeva l’applicazione del divieto assoluto di edificazione nelle coste entro i 150 metri dalla battigia, come previsto da una legge ancora più antica, redatta nel 1976.
Termina così una lunga diatriba, che ha visto confrontarsi gli ambientalisti, i membri della Corte Costituzionale, alcuni parlamentari del governo regionale, favorevoli alla costruzione sulle coste, e i rappresentanti del CGA.
Secondo Tommaso Castronovo, presidente Legambiente Sicilia, la risposta della Corte Costituzionale può essere letta come una vittoria epocale, dopo anni di lotta contro l’abusivismo edilizio e i danni provocati agli ambienti costieri, spesso trascurati dalle persone.
«Finalmente si è messa la parola fine alle numerose forzature interpretative sulla corretta applicazione di una norma sacrosanta che, già cinquant’anni fa, aveva sancito il vincolo dell’inedificabilità assoluta nella fascia dei 150 metri dal mare» ha dichiarato Castronovo all’interno di un comunicato stampa, pubblicato dopo la sentenza.
«Purtroppo, in questi anni, nonostante tale divieto, si è continuato a costruire illegalmente, promettendo improbabili sanatorie. Ricordiamo che, solo negli ultimi 35 anni, quasi il 9% della nostra costa è stato cancellato dal cemento, nonostante la presenza del vincolo paesaggistico e quello appunto dell’inedificabilità assoluta.
Adesso si proceda rapidamente alla demolizione degli edifici abusivi ancora presenti lungo la nostra costa, restituendo alla naturalità dei luoghi le nostre splendide spiagge».
Secondo gli ambientalisti, questa risposta della Corte potrebbe anche indurre molti operatori turistici a riconsiderare il turismo mordi e fuggi che contraddistingue alcune fette del mercato, a favore di un turismo etico di qualità che si basa sulla tutela del territorio, sulle bellezze naturalistiche-culturali e sul rispetto della natura.
Oggi le coste siciliane sono minacciate anche dagli effetti del cambiamento climatico, che erodono le spiagge, dall’inquinamento e dal cattivo comportamento degli esseri umani, come è stato possibile assistere negli anni visitando alcune specifiche aree della nostra costa, come la Scala dei Turchi, spesso aggredita dai bagnanti – tramite gli ombrelloni - e dai vandali.
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