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La "gloria" del cinema e la "prova" nella vita: Totò Cascio non si nasconde più e si racconta

Per anni ai giornalisti, il "bambino di Nuovo Cinema paradiso", non ha voluto svelare la verità preferendo far credere che il cinema si fosse dimenticato di lui

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 28 marzo 2022

Totò Cascio (foto di Jurij Gallegra)

È stato il bambino protagonista di uno dei film più importanti del cinema italiano: ci riferiamo a “Nuovo cinema paradiso”, l’indimenticabile capolavoro di Giuseppe Tornatore, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero e musicato dalle magiche note del maestro Ennio Morricone. Quel prestigioso premio ritornò in Italia, quindici anni dopo “Amarcord” di Fellini, anche quest’opera un’altra pietra miliare del cinema internazionale!

Con “Nuovo Cinema Paradiso” il piccolo Totò raggiunge una popolarità mondiale che gli permette di conquistare il prestigioso British Academy of Film and Television.

Era il 1988 e quel bambino aveva poco più di otto anni, oggi quel fanciullo che ha regalato straordinarie emozioni agli spettatore, è diventato uomo che ha trovato la forza di raccontarsi in un libro dal titolo: “La gloria e la prova. Il mio nuovo cinema paradiso 2.0”. Si tratta di un’opera autobiografica scritta da Totò Cascio con Giorgio De Martino, edito da Baldini+Castoldi.
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Ad aprire e chiudere le pagine di questo sorprendente racconto è affidato a due suoi grandi suoi amici Giuseppe Tornatore, che ha scritto la prefazione e Andrea Bocelli che ha curato la postfazione. In queste 120 pagine si racconta la “gloria” del cinema e la “prova” nell’affrontare la vita.

Per oltre un ventennio si era ritirato nel cuore della Sicilia, in un piccolo paese, Chiusa Scalfani, in provincia di Palermo a pochi chilometri da Palazzo Adriano, quest’ultimo il quartier generale scelto dal regista bagherese per il il set principale del suo capolavoro cinematografico.

Toto’ ai giornalisti non voleva svelare la verità, preferendo far credere che il cinema si fosse dimenticato di lui. Invece la realtà era tutt’altra cosa, infatti una grave malattia, la retinite pigmentosa, che gli aveva procurato un perdita della vista progressiva lo aveva costretto a rinunciare ad una sicura carriera di attore.

Dopo il successo mondiale di “Nuovo Cinema Paradiso”, Totò Cascio, aveva partecipato come coprotagonista in diversi film. Tra questi ricordiamo: “Diceria dell’untore” per la regia di Beppe Cino, tratto dal romanzo omonimo di Gesualdo Bufalino; “Stanno tuti bene” di Giuseppe Tornatore recitando accanto ad uno degli attori più importanti del cinema italiano: Marcello Mastroianni; “Jackpot” un opera prima di Mario Orfini che gli permise di conoscere e frequentare Adriano Celentano che poco dopo lo volle all’interno del programma “Svalutation” andato in onda sulla Rai nel 1992; “Festival”, di Pupi Avati dove partecipa con un cameo ed ancora “Padre speranza” per la regia di Ruggero Deodato con l’indimenticabile Bud Spencer.

Nei primi anni 90 incide anche un disco, un 45 giri, con Fabrizio Frizzi dal titolo “L’orso”, per i bambini di quegli anni ricorderanno, sicuramente, che fu un grande successo musicale.

Ad un tratto all’acme della popolarità, Totò, decide di ritirarsi nel suo piccolo paese nel cuore della Sicilia dove insieme con la famiglia apre un’attività commerciale.

«Avevo paura di questa nuova realtà, della patologia che avevo incontrato e che via via acquisiva spazio e invasività, nella vita di tutti i giorni» scrive Totò nel suo libro e aggiunge: «rifuggo le occasioni pubbliche, cerco di sottrarmi ai riflettori per evitare che il disagio interiore trapeli».

Dopo aver "toccato il fondo" Totò, inizia un percorso di ricerca, riflessione e grazie alla fede in Dio, giunge ad una saggia consapevolezza che gli permette di iniziare la “risalita”, comprendendo che la sua storia può essere utile per gli altri nella certezza che la disabilità non è un disvalore.

Consapevolezza che non serve a nulla a nascondersi, rileva il vero motivo perché aveva lasciato il palcoscenico e rilascia un’intervista ad un quotidiano nazionale svelando, finalmente, al mondo intero tutta la verità.

Da quel momento Totò non sì è più fermato.

Nel 2021 è protagonista di un cortometraggio dal titolo “A occhi aperti” per la regia di Mauro Mancini, realizzato per la fondazione Telethon. Il luogo scelto per la realizzazione di questo corto è il labirinto di Gibellina, meglio conosciuto come il “Gretto di Burri”, una eccezionale metafora dove Totò riesce ad uscire con le proprie forze parlando della sua esperienza senza alcun indugio.

Poi nel mese di febbraio del 2022 pubblica il suo libro autobiografico e inizia una lunghissima serie di partecipazioni in tutta la penisola.

Senza alcun dubbio posso affermare di essere fortunato perché Totò Cascio da alcuni anni mi onora della sua amicizia. Qualche giorno addietro lo chiamai perché intenzionato ad invitarlo ad una manifestazione estiva che ogni anno si organizza a Termini Imerese con gli amici Toto Scaccia e il regista Rocco Mortelliti. Alla mia richiesta, Totò non ha esitato a confermare la sua presenza alle “Notti Clandestine”.

Poco dopo mi ha invitato ad accompagnarlo a Roma perché la Rai lo aveva a sua volta invitato a partecipare alla trasmissione “I Fatti Vostri” condotta da Salvo Sottile per la regia di Michele Guardì. per me è stata un’esperienza meravigliosa, perché ho compreso di aver un amico con la forza di un leone che sta portando giro per l’Italia uno straordinario messaggio a chi è nella sua condizion.: “non nascondetevi, anzi imparatevi ad accettarvi”.
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