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La "Reggia di Versailles" in salsa catanese: tutti i segreti del Monastero dei Benedettini

Il monastero ha le sembianze di un vero e proprio palazzo reale, una sorta di "paradiso terrestre" con cui i monaci hanno voluto assicurarsi un posto, almeno nella Terra

Federica Cortegiani
Giornalista pubblicista
  • 5 febbraio 2020

Il Monastero dei Benedettini di Catania (foto Wikipedia)

Un'imponente facciata che schiera ben 42 balconi, due enormi chiostri di 2500 metri quadrati ognuno abbracciati da corridoi lunghi 120 metri e un patrimonio culturale, artistico e architettonico di inestimabile valore che resiste da oltre 5 secoli. Sono questi i numeri del Monastero dei Benedettini di Catania, un gioiello del tardo barocco siciliano che si presenta agli occhi dei visitatori in tutta la sua bellezza.

Recente protagonista della terza puntata del programma "Le Meraviglie" condotto da Alberto Angela e di cui abbiamo parlato qui, il Monastero è uno degli esempi più lampanti di integrazione tra le varie epoche storiche che si sono susseguite dal 1558, anno della fondazione, ad oggi - che è sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania.

Ha resistito a calamità naturali, tra cui la colata lavica prima e il terremoto del 1963 dopo, questo mega convento di lusso dei monaci cassinesi è stato nel corso degli anni distrutto, ricostruito e ampliato trasformandosi di continuo e regalandoci oggi un vero e proprio libro di storia da poter visitare e toccare con mano.
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Su di esso si sovrappongono epoche e periodi storici che vanno dal neolitico fino ai romani, lungo una storia che non si è mai interrotta. Il Monastero sorge sulla collina di Montevergini, nel cuore di Catania, e basta trovarsi di fronte alla sua incredibile facciata per rimanerne subito affascinati.

Da molti soprannominato la "Versaille catanese", il Monastero ha le sembianze di un vero e proprio palazzo reale, una sorta di "paradiso terrestre" con cui i monaci benedettini hanno voluto assicurarsi un posto, almeno nella Terra.

In fondo, il ruolo delle facciate era proprio quello di mostrare la ricchezza e il potere di chi vi abita. Potere che ben è dimostrato dalla sfilza dei 42 balconi che si affacciano dal lato sud della facciata del Monastero, nonché dalle decorazioni merlettatte sui lati a cui hanno contribuito i tantissimi architetti che si sono susseguiti nei numerosi progetti del palazzo.

Centinaia di persone sono state coinvolte nella costruzione e nel disegno del Monastero. A cominciare da Antonio Amato che nel 1782 disegnò il primo grande progetto e alle storiche famiglie di scalpellini, capomastri, carpentieri, falegnami, fabbri e muratori: manodopoera specializzata ma anche persone comuni hanno lavorato per un secolo e mezzo per la costruzione di questo monastero che nel periodo di massimo splendore occupava una dimensione di ben centomila metri quadrati - ossia quella che occuperebbero 10 edifici del calibro del Duomo di Milano.

La magnificenza del Monastero continua anche all'interno dell'edificio. Lo scalone di ingresso (interamente in marmo di Carrara) è una sorta di "scala-tenaglia" con delle rampe contrapposte che si ricongiungono al primo piano, attorno ci sono stucchi e decorazioni di stile neoclassico che raccontano quanto sia antica questa struttura.

Nei due chiostri, con tanto di tempietto in stile gotico decorato da maioliche siciliane, i monaci si rilassavano sorseggiando un caffè, il tè o la cioccolata. Ma il Monastero non era solo un convento. Al suo interno c'era una piccola città nella città costituita da avvocati, impiegati, sarti, cuochi, falegnami, medici, giardinieri e custodi che qui lavoravano. Ne fece parte anche Carmelo Bellini, il fratello del compositore Vincenzo.

Per alcuni era una fortezza inespugnabile, per altri una prigione dorata, ma nonostante i pregiudizi i monaci erano in realtà molto ospitali e si occupavano dei poveri della città. Qui si riposò Garibaldi e tutto il suo seguito; mentre ogni settimana e per tutto l'anno, le porte del monastero si aprivano per la beneficenza: 8 quintali di pane venivano distribuiti alle donne e agli uomini.

Giovanni Battista Vaccarini realizzò la "Biblioteche Riunite", la Cappella Sistina del sapere dei monaci: qui sono conservati ben 280 mila opere di tutti i tipi, tra testi sacri, codici miniati, erbari, testi del 700 e soprattutto la Bibbia piu bella al mondo, senza errori, fatta a mano in 11 anni da Pietro Cavallini, con 400 pagine fatte con pelle di pecora.

Nella chiesa del Monastero dei Benedettini, la cui facciata non è mai stata completata per le enormi dimensioni, è incastonato invece il più grande organo d'italia di quell'epoca. Tre tastiere governano 2.378 canne da cui sgorga il suono che imita molti strumenti.
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