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La Sicilia dell'Immacolata, tra fede e magia: la storia della Madonna "bedda" di Palermo

Sono tra vicoli, incroci, cortili ma sono anche nei crocicchi subito fuori le città e paesi, in prossimità di luoghi considerati nella tradizione popolare pericolosi

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 8 dicembre 2022

La Madonna del Paradiso al Capo di Palermo

Sono tra vicoli, incroci, cortili alcuni di questi ne hanno addirittura preso il nome, ma sono anche nei crocicchi subito fuori le città e paesi, ovunque si apra uno spazio aperto o in prossimità di luoghi considerati nella tradizione popolare, pericolosi varchi a un mondo oscuro e maligno.

Sono anche testimonianza di un miracolo, di una peste debellata, di una salvezza insperata o di un adempimento di un voto. È l’antica “aedicula latina”, tempietti predisposti in rientranze del muro o su sostegni avevano una forma squadrata, poligonale. Nicchie costruite, cui veniva tributata una forza magica e religiosa.

Ospitava ai tempi dei romani, formule, simboli, scritte o rappresentazioni degli dei. Realizzate dal proprietario dell’abitazione a protezione della dimora, avevano la funzione di un amuleto. Nel tempo pur conservando lo scopo di tempietto privato, si è aggiunto un altro significato: una “segnaletica” che rassicura il viandante e proteggeva il luogo.
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La Sicilia è disseminata di questi luoghi di culto, piccoli altari e piccole cappelle, solo a Palermo ne furono censiti negli anni ottanta circa 450, molti di questi andati perduti per incuria o per la ristrutturazione o nascita di nuovi quartieri. Realizzate da artisti o semplici pittori di strada la maggior parte di queste nicchie avevano un riferimento Mariano, ma non solo, vi erano Santi, Patroni e diverse immagini del Cristo, la più famosa a Palermo è “l’Ecce Homo” di Via Roma.

La predominanza di bassorilievi, foto, dipinti, immagini dedicati alla Madonna, hanno un motivo preciso, affidarsi a colei che per i fedeli è la più importante alleata e consigliera, dotata della forza necessaria per scacciare, annullare e piegare la forza del maligno e delle avversità.

Teche e edicole sono state ampiamente studiate, evidenziando come queste piccole costruzioni rispondevano a un bisogno specifico: controllare dimensioni spazio-temporali potenzialmente pericolose attraverso dei simboli religiosi. La casa emblema dell’identità familiare, specie nei quartieri popolari possiede il maggior numero di effigi, queste sono poste sul muro prospiciente, sulla porta o in cima a una scala.

Questa teca aveva il potere, diventando un fortilizio simbolico, di bloccare l'ingresso a spiriti, sguardi invidiosi, fascinazione.

Cambiare i fiori, porre un lumino o indirizzare una piccola preghiera rinnova questo potere. Ma la casa non era il solo punto critico, vi erano incroci urbani, crocicchi in campagna, il bosco, fonti, il mare, grotte; tutti quei luoghi che rappresentavano un inquietante territorio, un luogo d’indecisione dove una presenza ostile, poteva smarrirsi e colpire.

Era una pluridimensionalità che affondava le paure in un folklore antico che aveva bisogno di sacralizzare struttura e luogo. Alcune di queste edicole furono spesso l’unica luce notturna nelle città antiche, fatte di vicoli e sottopassaggi, ma non solo, erano anche luoghi, dove lasciare nella cassetta delle elemosine o sull’altarino, bigliettini segreti, concordare appuntamenti d’amore o dove sfidarsi a duello.

Punti conosciuti e facilmente riconoscibili. In queste edicole la Madonna è venerata sotto diversi titoli: Madonna della Mercede, della Soledad, dei Rimedi, della Confusione, della Cintura, la Madonna del Cassaro famosa per i suoi miracoli, la Madonna della Grazie, quella del Carmelo nell’omonima via, la Madonna dei Pescatori alla Vucciria a Piazza Caracciolo, l’Immacolata alla discesa dei Giudici, e tante altre ancora.

Particolari le due "Maronne Bedde", quella di Via Maqueda e quella oggi posta all’interno di palazzo Lungarini. La prima ha una storia travagliata, situata all’altezza del civico 300 di via Maqueda, la Madonna, opera di Giuseppe Renda artista di Alcamo, aveva un viso dolcissimo; era così attraente che i palermitani la chiamarono “Maronna ‘a bedda”. Fu più volte restaurata, ricevendo nel corso di decenni continue attestazioni di fede e devozione.

Nel maggio del 1943, durante la seconda guerra mondiale, sotto un bombardamento, l’immagine venne colpita da schegge in diversi punti. Anche questa volta venne restaurata e restituita ai fedeli. La Maddonna Bedda venne venerata fino al 1990 quando vi fu una storia “d’indulgenza di cento giorni” concessa dall’Arcivescovo di Palermo.

In quell’anno l’immagine scomparve, nessuno si accorse del furto, nessuno vide e seppe dire qualcosa per poterla ritrovare. Furono i soci del Rotary Club che nel 1992 commissionarono a un pittore, che rimase sconosciuto, una nuova Vergine con le stesse fattezze di quella sottratta.

La seconda “Marunnuzza Bedda” era chiamata all’inizio “Madonna la Bella nella Strada de’ Passeggi”. L’immagine si racconta che fu voluta da un giovane schiavo musulmano, Isuf Spanìa poi battezzato, che chiese di riprodurre a un pittore l’immagine di una Madonnina annerita dal fumo che si trovava nell’omonima via dei suoi padroni, i Passeggi. Venne così realizzata un'immagine tenerissima di una Madonna con un Gesù biondo che guarda lo spettatore. L’immagine ora è all’interno di Palazzo Lungarini in cima ad una scala.

Nel giorno dell’Immacolata Concezione, ricorrenza che apre le festività natalizie, sicuramente ognuna di queste teche riceverà fiori lumini preghiere o anche solo uno sguardo o un capo chino. La richiesta di Protezione a case, famiglie, incroci e crocicchi sarà rinnovata, un pensiero di fede carico di suggestione, mistero e spiritualità, rivolto ad una Giovinetta "nata senza peccato" che fu chiamata ad un compito molto più grande di lei e delle sue conoscenze, ma non della sua Fede.
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